Tra architettura, materia e visione: i progetti EDIT CULT che raccontano la città attraverso il design
Dal 10 al 12 ottobre 2025, Napoli ha ospitato la settima edizione di EDIT Napoli, la fiera del design editoriale e d’autore. Anno dopo anno, si conferma come uno degli appuntamenti più attesi del panorama internazionale. L’evento non è solo un’esposizione, ma anche un’occasione di riflessione culturale e territoriale. Qui il design si fa linguaggio vivo per interpretare la città e le sue trasformazioni.
Per questa edizione, la fiera — ideata e diretta da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi — ha ampliato i propri confini. Il cuore operativo de La Santissima – Community Hub si è intrecciato con i luoghi iconici dei Musei Nazionali del Vomero: Castel Sant’Elmo, la Certosa di San Martino e Villa Floridiana. Questi scenari hanno ospitato il programma EDIT CULT, una costellazione di mostre e installazioni site-specific. La città si è trasformata così in un vero e proprio museo diffuso del design contemporaneo.
Il percorso ha unito artigianato e innovazione, tradizione e sperimentazione, in un racconto sensoriale unico. Ogni progetto ha agito come un ponte tra memoria e futuro.
CERTOSA DI SAN MARTINO – Luce, memoria e materia
Nell’atmosfera sospesa della Certosa di San Martino, i progetti CULT di EDIT Napoli 2025 hanno esplorato il rapporto tra design, storia e identità culturale.
Álvaro Catalán de Ocón ha presentato al Ninfeo il suo nuovo lavoro “PET Lamp Gurunsi: Shadows, textile and the Frafra weavers”. Le lampade, intrecciate a mano con bottiglie di plastica riciclata, creano un arazzo luminoso che attraversa culture e geografie, trasformando la sostenibilità in gesto estetico e collettivo. Il progetto valorizza l’artigianato locale e la partecipazione comunitaria, trasformando il riciclo in un racconto visivo di ombre, trame e luce.


Nel Refettorio, il marchio storico Azucena, fondato da Luigi Caccia Dominioni, ha presentato “Unseen Visions”, un progetto curatoriale che mette a confronto due architetti contemporanei. Le due interpretazioni autonome dialogano tra memoria e innovazione, utilizzando gli arredi iconici di Azucena per raccontare la continuità del design italiano come linguaggio di eleganza, misura e artigianalità.


Sulla Loggia del Priore, Bethan Laura Wood per Poltronova ha firmato “Terrazzo Quarry”, una seduta-scultura che reinterpreta la vivacità materica del terrazzo veneziano in chiave organica e ironica. L’installazione unisce colore, forma e funzionalità, traducendo la storia radicale di Poltronova in un’esperienza tattile e visiva, tra leggerezza visionaria e rigore progettuale.


CASTEL SANT’ELMO – Il design come gioco e geografia
La Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo si è trasformata in un vero e proprio teatro all’aperto del design durante EDIT Napoli 2025, grazie a installazioni capaci di unire creatività, materia e territorio.
Con “Animal Factory”, Luca Boscardin per Magis ha ridisegnato lo spazio urbano in chiave ludica e interattiva. Quattro animali — giraffa, gorilla, coccodrillo e dinosauro — realizzati in acciaio colorato diventano strumenti di scoperta e gioco. Le forme essenziali cambiano prospettiva a seconda dell’angolo di osservazione, creando un’esperienza dinamica che stimola immaginazione e movimento.


Accanto, il progetto “Paisaje de Reflejos” dell’architetto messicano Diego Rivero Borrell (studio TANAT) per Ranieri Pietra Lavica ha messo in dialogo Napoli e Città del Messico, due città vulcaniche accomunate dall’energia materica della pietra lavica. L’installazione riflette luce, calore e identità culturale, trasformando la pietra in un linguaggio universale di design. La collaborazione continuerà nel 2026 con una mostra speculare in Messico, confermando la portata internazionale di EDIT Napoli come piattaforma di design d’autore.


VILLA FLORIDIANA – Il tempo della forma e la poesia dell’abitare
Nel parco neoclassico di Villa Floridiana, i progetti CULT di EDIT Napoli 2025 hanno trasformato lo spazio in un luogo di riflessione e bellezza. Qui, il design dialoga con l’architettura e la natura, restituendo ritmo, intimità e armonia tra oggetto e spazio.
Marta Sala Éditions ha celebrato i dieci anni del suo marchio con la mostra “Il Tempo della Forma”. Tra applique, specchi, candelabri e mobili dalle proporzioni perfette, il percorso ha messo in luce la maestria artigianale e l’equilibrio tra rigore progettuale e sensibilità estetica. Ogni pezzo racconta una storia sospesa tra passato e presente, mostrando il valore del tempo nel processo creativo.


Nel giardino, Elena Salmistraro ha presentato per Officine Tamborrino il progetto “Nomadaria”, una microarchitettura poetica ispirata all’abitare nomade. All’interno del modulo HouseTree, la designer unisce natura, segno e colore, creando uno spazio sospeso tra sogno e rifugio. L’installazione invita a ripensare il rapporto tra abitare e ambiente, proponendo un design sostenibile e sensoriale.


A chiudere il percorso espositivo, Tomás Alía di Estudio Caramba, in collaborazione con l’Instituto Cervantes di Napoli, ha presentato “Finestra Celata”. Ispirata alle tradizionali persiane napoletane, la scultura in intreccio vegetale e metallo gioca tra luce e ombra, tra visibile e invisibile. L’opera è un gesto poetico che unisce protezione e apertura, intimità e connessione con la vita mediterranea, trasformando il giardino di Villa Floridiana in un’esperienza sensoriale unica.


Napoli, laboratorio del futuro
Con EDIT CULT 2025, la città di Napoli si è confermata laboratorio internazionale del design d’autore, capace di fondere dimensione culturale e produttiva, visione artistica e rigenerazione urbana.
Come sottolinea Domitilla Dardi,
“la curatela di EDIT costruisce anno dopo anno contenuti che mettono in dialogo design e città, generando una crescita costante. È il momento in cui la ricerca diventa narrazione, in cui il design non si limita a proporre oggetti ma costruisce visioni”.
In questa settima edizione, EDIT Napoli ha dimostrato che il design non è solo un linguaggio estetico, ma un atto culturale e territoriale. Un modo di guardare al mondo — e a Napoli — da un punto di vista inedito: in movimento, aperto, vivo.


