We Design Beirut 2025

La città rinasce come laboratorio creativo

Dal 22 al 26 ottobre, Beirut si trasforma in un vero e proprio palcoscenico della creatività con la seconda edizione di We Design Beirut 2025, l’evento che celebra il design libanese in tutte le sue forme, dalle radici artigianali alla sperimentazione contemporanea.

Ideato dall’imprenditrice e PR Mariana Wehbe e dal designer Samer Alameen, in collaborazione con The Swiss Development Cooperation (SDC), l’iniziativa riunisce designer affermati, artigiani, studenti e talenti emergenti in un’esperienza urbana immersiva.

Cinque giorni di mostre, installazioni, talk, workshop e residenze artistiche trasformano la città in un laboratorio creativo dove memoria, innovazione e futuro dialogano tra loro.

Il termine “We” nel titolo non è casuale: sottolinea il carattere collettivo dell’evento, un atto condiviso in cui la comunità creativa lavora insieme per ridare vita al patrimonio culturale e architettonico di Beirut, una città resiliente, segnata da decenni di conflitto ma straordinariamente fertile in termini di talento e creatività.

Cinque luoghi simbolo della città

We Design Beirut si articola in cinque location emblematiche, ciascuna scelta per il suo valore storico e architettonico, trasformata in uno spazio narrativo e immersivo.

Abroyan Factory è il cuore pulsante dell’artigianato libanese, ospitando le mostre Threads of Life, che celebra l’intreccio come simbolo di identità e resilienza, e Métiers d’Art, laboratorio in cui artigiani e designer sperimentano materiali e tecniche inedite. La fotografia di Skin of a City esplora il corpo come espressione poetica, raccontando la relazione tra generazioni e città.

Villa Audi, oggi sede del Museo dei Mosaici, ospita Totems of the Present and the Absent, progetto curatoriale che celebra la SMO Gallery e il ruolo dei talenti emergenti, e Of Water and Stone, un’installazione immersiva che reinterpreta rituali antichi attraverso marmo, pietra e materiali naturali, creando un dialogo tra storia e contemporaneità.

Le Terme Romane si trasformano in un palcoscenico multisensoriale dove acqua, luce e materiali naturali si fondono in installazioni interattive, evocando i rituali di benessere antichi in chiave contemporanea.

Immeuble de l’Union, simbolo del modernismo libanese e recentemente restaurato, ospita Union – A Journey of Light, un percorso architettonico e luminoso, e Rising with Purpose, progetto dedicato ai designer under 30 che interpretano la città e i suoi materiali in chiave sostenibile e innovativa.

Burj El Murr, la torre brutalista incompiuta, diventa lo scenario di Design ‘In’ Conflict, progetto curato da Archifeed che coinvolge studenti di nove università libanesi. Qui, architettura, arte e design dialogano con la memoria del conflitto e le potenzialità di una città in ricostruzione, trasformando lo spazio in un laboratorio di riflessione sociale e urbana.

Artigianato e innovazione: il cuore pulsante dell’evento

We Design Beirut celebra il talento dei creativi libanesi che sanno unire tradizione, sperimentazione e poetica visiva. Tra le installazioni più straordinarie:

Sarah Beydoun – Hanging by a Thread: corredi nuziali fatti a mano diventano oggetti-carrier di memoria, trasformando ogni tessuto e ogni ricamo in una storia da raccontare.

Carl Gerges – Echoed-Thermes: un bagno in marmo che unisce l’antica tradizione delle terme romane alla tecnologia contemporanea, trasformando un gesto quotidiano in esperienza scenografica.

Sereen Hassanieh – Fluvia: panca modulare in marmo ispirata al sistema di riscaldamento dei pavimenti romani, unendo estetica e funzionalità in un oggetto poetico e tattile.

Elsa-Maria Halaby – A Bird Bath: reinterpretazione immersiva del bagno per uccelli come scultura vivente, dove l’acqua e il movimento narrano una storia di vita e natura.

Tamar Hadechian – Material Memory: un percorso sensoriale tra argilla e performance, dove materia e corpo dialogano in un’esperienza tattile e immersiva.

Hala Matta & Zein Daouk – Abacus Quadrumanus: sculture ceramiche biomorfiche che fondono tradizione e contemporaneità, creando un’esperienza poetica, tattile e collaborativa.

Ahmad Bazazo – Solace: una cabina-confessionale che esplora il rapporto tra individuo e città, un’installazione intima e riflessiva.

Fadi Yachoui – Womb of a City: un percorso architettonico e poetico che trasforma Villa Audi in un organismo vivo, intrecciando scultura e arredi per raccontare la città.

Salim Azzam – The Embroidered Dream: performance immersiva che celebra il ricamo Druze, realizzata con quaranta artigiane, unendo tradizione e memoria collettiva.

Hassan Idriss – Supperclub: installazione interattiva in cui tessuti, suoni e rituali sociali si fondono, creando un’esperienza sensoriale condivisa.

Emma Dya Jabr – Bar Platine: un oggetto modulare che racconta la stratificazione della città e l’arte del mixology come spazio di socialità e interazione.

Alfred Tarazi – The City of Musk: scultura urbana composta da duecento lattine di profumo illuminate dall’interno, simbolo di memoria storica e resilienza.

Esperienze pubbliche e hub educativi

Il programma di We Design Beirut non si limita alle mostre. Tour guidati, escursioni e hub educativi offrono approfondimenti su storia, architettura e design:

  • Tour dell’architettura moderna di Beirut, con 49 edifici simbolo guidati da Dr. Omar Harb.
  • Escursione alla Fiera Internazionale di Tripoli di Oscar Niemeyer con la Niemeyer Heritage Foundation.
  • Visita alla Fondazione Saloua Raouda Choucair, dove scultura, architettura e natura dialogano in continuo.
  • Educational Hub ALBA, con talk, laboratori e proiezioni sul tema Lebanon’s Revival, per approfondire identità, materiali, memoria e futuro del design.

Beirut come rinascimento culturale

We Design Beirut 2025 conferma il ruolo del design come motore di rinascita culturale, collettiva e partecipata. Ogni installazione, mostra e progetto racconta una storia di resilienza, memoria e innovazione, trasformando la città in un laboratorio creativo aperto. L’evento dimostra che il futuro di Beirut non si costruisce da soli: serve un “We”, un noi consapevole, creativo e determinato, capace di riscrivere la storia culturale del Libano e di proiettarne la creatività nel mondo.

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