A Palazzo Citterio un’installazione immersiva evoca la potenza di un grande mare, con le tecniche spettacolari del teatro barocco
L’esposizione “Once Again” di Chiara Dynys, in corso fino al 7 settembre 2025 presso la suggestiva Sala Stirling di Palazzo Citterio a Milano, si conferma tra gli appuntamenti imperdibili della stagione espositiva italiana.
La mostra, a cura di Anna Bernardini e realizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo, rappresenta un nuovo e monumentale capitolo nella lunga ricerca dell’artista mantovana sul confine tra realtà e illusione, spazio e percezione, materia e luce.
Un mare in movimento nel cuore ipogeo della Grande Brera
L’installazione site-specific ideata da Chiara Dynys per lo spazio ipogeo di Palazzo Citterio è un’opera di forte impatto percettivo e simbolico: una macchina scenica mobile di oltre dodici metri di lunghezza, che simula il moto perpetuo del mare attraverso tre rulli rotanti ispirati alle tecniche spettacolari del teatro barocco seicentesco. I dispositivi meccanici generano un’illusione cinetica ipnotica, evocando l’infrangersi delle onde sulla battigia.
L’intero ambiente è costruito per coinvolgere lo spettatore in una esperienza immersiva e multisensoriale, nella quale il confine tra arte e ambiente si dissolve. Le cromie fredde e il suono macchinico che accompagna il movimento accentuano il carattere artificiale ma fortemente evocativo dell’opera: un mare “sintetico” e, proprio per questo, ancora più simbolico. La superficie mobile diventa così una soglia visiva ed emotiva, uno spazio di transito tra memoria, tempo e desiderio.


Tra barocco e contemporaneità: il linguaggio di Chiara Dynys
Il titolo “Once Again” richiama esplicitamente il concetto di Eterno Ritorno di Nietzsche, una chiave interpretativa della poetica di Dynys da sempre centrata sullo scorrere ciclico del tempo, sulle ripetizioni significative e sui ritorni trasfigurati.
L’opera rappresenta la continuità di un’indagine che l’artista porta avanti da oltre trent’anni, in cui spazio reale e spazio mentale si intrecciano in un costante cortocircuito percettivo.
Il linguaggio di Chiara Dynys si distingue per l’uso sofisticato dei materiali, per l’assenza di gerarchie formali e per l’integrazione tra artigianalità antica e tecnologia contemporanea. In questa installazione, il richiamo al teatro seicentesco si fonde con una visione contemporanea del paesaggio interiore, facendo emergere la tensione tra artificio e verità, memoria e presente.
Un faro di luce nello spazio Stirling
Nella parte superiore della sala, l’artista trasforma la colonna portante dello spazio Stirling in un faro luminoso mobile, una fonte di luce rotante che avvolge l’ambiente a 360 gradi, amplificando l’effetto teatrale e simbolico dell’intera installazione. La luce – elemento centrale della poetica di Dynys – diventa qui guida, miraggio e centro visivo, trasformando lo spazio in un atlante sensoriale che abita l’immaginario collettivo del mare.
Come sottolinea la curatrice Anna Bernardini
“il contrasto tra sentimento ed estetica, tra immaginario e linguaggio, genera uno spiazzamento fertile, in cui teatro, tecnologia, natura e luce si fondono in un vocabolario personale capace di costruire illusioni visive e concettuali”.


Blue Gate: la soglia simbolica dell’opera
L’ingresso al percorso espositivo è segnato da “Blue Gate”, una scultura luminosa in vetro bianco argentato, realizzata artigianalmente e posta come porta metaforica verso l’opera centrale. Concepita come “soglia del mare”, questa scultura – animata da una gemma cangiante in vetro che rifrange la luce sull’intera struttura – anticipa il tema del passaggio e dell’accesso all’ignoto, ricorrente nel lavoro dell’artista.
Tra arte, spazio e memoria
“Once Again” è più di un’installazione: è un’esperienza immersiva che coinvolge il corpo e la mente, evocando l’archetipo del mare come simbolo di vita, viaggio, trasformazione.
Le frasi e i frammenti che emergono sulla “battigia” parlano direttamente all’esperienza dello spettatore, diventando universali.
Il progetto è accompagnato da un catalogo edito da Allemandi, con testi critici di Anna Bernardini, Angelo Crespi, Alessandro Castiglioni e Giorgio Verzotti, che approfondiscono le radici filosofiche, storiche e tecniche dell’opera.


