Il Denim Marrone “Coffee Bean” di Pharrell Sostituisce l’Indaco

Louis Vuitton ha inaugurato la Paris Fashion Week di giugno con uno spettacolo che ha ridefinito i confini tra moda, performance e architettura. La collezione uomo primavera-estate 2026 firmata Pharrell Williams, direttore creativo menswear della maison, è andata in scena davanti al Centre Pompidou, dove il design brutalista dell’edificio ha fatto da contrasto visivo e culturale a una passerella ispirata all’India contemporanea. Un’opera immersiva, che ha messo in dialogo il savoir-faire parigino con la spiritualità orientale, la ricerca tessile e una precisa visione globale.

Il set: un gioco tra tradizione e avventura

Immaginato da Pharrell e progettato dall’architetto Bijoy Jain di Studio Mumbai, il set era una gigantesca riproduzione del gioco indiano “Snakes and Ladders” — Scale e Serpenti — con una superficie colorata percorsa da dadi giganti e un richiamo simbolico al concetto di viaggio, sfida e ascesa personale. L’invito alla sfilata conteneva veri dadi da gioco, suggerendo un coinvolgimento attivo nello spirito della collezione. Il tappeto scenografico e le installazioni artigianali realizzate in materiali naturali evocavano il paesaggio e l’estetica spirituale del Subcontinente.

L’ospite d’onore: Pusha T e il look manifesto

La collezione si è aperta con il rapper statunitense Pusha T, che ha indossato il primo look, segnando un ingresso potente e simbolico: un mix tra tailoring contemporaneo e richiami street, raffinato e visivamente impattante. Con questo gesto, Pharrell ribadisce il legame fra moda e musica, fra cultura urbana e heritage, che è ormai il suo marchio di fabbrica da quando ha preso le redini del menswear di Louis Vuitton.

Il nuovo marrone: “coffee bean” è il nuovo indaco

Uno degli elementi più innovativi della collezione è stato l’introduzione del denim marrone, definito da Pharrell come “coffee bean”. Non una semplice alternativa cromatica al tradizionale blu indaco, ma una vera e propria dichiarazione estetica. Il tessuto non è tinto, ma intrecciato direttamente in filato marrone, rendendo il colore parte intrinseca del materiale. Questo processo conferisce profondità visiva, autenticità artigianale e durabilità, elementi chiave nella visione del nuovo lusso.

In alcuni modelli, la finitura è arricchita da un passante in pelle VVN (Vachetta naturale), lo stesso cuoio usato nei leggendari bauli e nelle borse Monogram, elemento che fonde immediatamente passato e presente, artigianato e contemporaneità.

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coffee bean by Louis Vuitton

Cultura globale e identità nomade

L’intera collezione SS26 può essere letta come un manifesto di dandyismo nomade globale. I modelli hanno sfilato con sandali chunky indiani, camicie oversize con maniche fluttuanti come vele monsoniche, pantaloni cargo in seta cangiante e puffers gessati dal gusto Bollywood-kitsch. Le giacche in pelle madreperlata blu, i completi ispirati al cricket con colli gioiello e i dettagli couture — dalle pietre ricamate a mano ai ricami con serpenti — raccontano una moda che non cerca più solo la forma, ma la narrazione.

L’influenza del film The Darjeeling Limited è palese: i celebri bauli LV visti nella pellicola ritornano, aggiornati con nuove stampe e dettagli preziosi. Un’estetica che trasforma il viaggio in esperienza, e il guardaroba in mappa emozionale.

Accessori e dettagli: il linguaggio del desiderio

Come da tradizione Louis Vuitton, sono gli accessori a catalizzare l’attenzione. In passerella si sono viste nuove interpretazioni della borsa Speedy P9, in versioni dipinte, ricamate, o realizzate in pelli esotiche. Le calzature spaziano dalla sneaker LV Buttersoft al mocassino LV Jazz, fino alle nuove skate shoes LV Tilted, tutte pensate per un pubblico giovane e cosmopolita, ma costruite con materiali d’eccellenza.

Ogni accessorio è un concentrato di lusso tangibile e comunicazione visiva, progettato per colpire tanto sul feed di Instagram quanto nella vita reale.

Una colonna sonora firmata Pharrell

L’elemento sonoro è stato centrale nella messa in scena: una colonna sonora originale curata dallo stesso Pharrell Williams, con featuring di artisti come A.R. Rahman, Tyler, the Creator, Doechii, Clipse e Voices of Fire. Una miscela potente che ha rafforzato l’energia tribale, urbana e spirituale del défilé, trasformandolo in un vero rito collettivo.

Un equilibrio tra visione artistica e concretezza commerciale

Pur mantenendo un impianto concettuale forte, la collezione si distingue per una nuova indossabilità. Pharrell sembra rispondere anche alle esigenze del mercato, con una linea più pragmatica rispetto al passato. I capi più portabili includono giacche in pelle burrosa, soprabiti leggeri, blazer affilati, pantaloni sartoriali ampi e camicie a manica corta, tutte proposte che potrebbero facilmente arrivare in boutique senza perdere la loro allure da passerella.

In un momento in cui LVMH — colosso da 84,7 miliardi di euro di fatturato nel 2024 — cerca di mantenere equilibrio tra crescita e identità, questa collezione SS26 di Louis Vuitton riesce a unire artigianato, cultura pop, sperimentazione e vendibilità.

Una sfilata che è mappa del presente

Louis Vuitton SS26 non è semplicemente una collezione, ma un atlante visivo ed emotivo. In un mondo frammentato, Pharrell costruisce ponti tra Mumbai e Parigi, tra spiritualità e tecnologia, tra tradizione e modernità. In questo scenario, il viaggio non è solo tema: è la forma stessa della visione di Louis Vuitton per il futuro. Un futuro fatto di texture vive, codici fluidi e identità ibride, dove ogni look è un checkpoint e ogni accessorio una tappa di un cammino che continua.

Quando l’ultima uscita ha chiuso il cerchio sulla passerella-gioco e gli uccelli sono tornati a posarsi sui tetti del Pompidou, una cosa era chiara: Louis Vuitton continua a lanciare i dadi, ma sa benissimo dove vuole arrivare.

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Louis Vuitton SS26 – i look

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