Iva opere d’arte 5%

Una svolta storica per il mercato artistico italiano e la sua competitività internazionale

Con l’approvazione del Decreto Omnibus lo scorso 20 giugno 2025, l’Italia introduce una delle misure fiscali più attese dagli operatori del settore: l’aliquota IVA agevolata al 5% per la compravendita di opere d’arte, beni d’antiquariato e oggetti da collezione. Si tratta di una svolta epocale che potrebbe cambiare profondamente il panorama del mercato dell’arte italiano, allineandolo finalmente agli standard europei più competitivi.

L’intervento legislativo – previsto dall’articolo 8 del DL – segna il passaggio da un’aliquota ordinaria del 22% a un’imposta sul valore aggiunto ridotta, applicabile non solo a quadri e sculture, ma anche a francobolli rari, monete storiche, libri antichi e altri beni da collezione. Con questo adeguamento, l’Italia diventa il Paese con l’aliquota IVA più bassa d’Europa sul commercio d’arte, superando persino Francia (5,5%), Germania (7%), Paesi Bassi (9%) e Svizzera (8%).

Perché l’IVA opere d’arte al 5% cambia tutto

Il precedente regime fiscale era da anni oggetto di critiche: l’aliquota al 22% rappresentava un forte disincentivo per collezionisti, galleristi e antiquari, penalizzando la competitività dell’Italia sul mercato internazionale. Secondo un’analisi condotta da Nomisma, il sistema fiscale italiano causava una perdita potenziale fino al 28% del fatturato per l’intero comparto, con effetti ancora più gravi per le piccole gallerie, che rischiavano di registrare cali fino al 50%.

La nuova misura, invece, potrebbe determinare un incremento del giro d’affari fino a 1,5 miliardi di euro entro tre anni, con un impatto economico complessivo stimato in oltre 4 miliardi di euro. Numeri che potrebbero ridare slancio a un settore strategico per il nostro Paese, sostenendo non solo la compravendita ma l’intera filiera culturale: dagli artisti agli artigiani, dai restauratori ai trasportatori, fino agli art advisor e agli assicuratori specializzati.

Un nuovo scenario competitivo per l’arte in Italia

La riduzione dell’IVA si inserisce in un contesto europeo che negli ultimi anni ha visto una progressiva armonizzazione delle normative fiscali sul commercio d’arte, favorita dalla direttiva UE 542/2022. Tuttavia, l’Italia era rimasta indietro. Le principali capitali culturali – Parigi, Berlino, Amsterdam – avevano già adottato da tempo regimi agevolati per incentivare il collezionismo e attrarre investimenti.

Con la Brexit e il declino della piazza britannica, la Francia ha saputo approfittare del vuoto lasciato da Londra, posizionandosi come hub primario del mercato artistico europeo. Oggi, grazie all’aliquota al 5%, anche l’Italia può finalmente competere ad armi pari.

Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, durante la conferenza stampa nella Sala Spadolini, ha dichiarato:

“Con questa misura correggiamo un’anomalia che penalizzava fortemente il nostro mercato. È un passo cruciale per valorizzare l’intero ecosistema dell’arte italiana e per restituire attrattività internazionale alle nostre gallerie, ai nostri artisti e alle nostre imprese culturali”.

Pressioni, proteste e strategie: la lunga battaglia per l’IVA ridotta

La strada per l’approvazione della misura non è stata semplice. Nei mesi scorsi si sono moltiplicati gli appelli al governo da parte delle principali associazioni di categoria, come Italics, ANGAMC e il Gruppo Apollo. A febbraio, durante Arte Fiera Bologna, i galleristi avevano organizzato una protesta simbolica con fischietti, denunciando l’inerzia istituzionale e le difficoltà operative di un mercato soffocato da imposizioni fiscali non allineate all’Europa.

Anche grandi nomi dell’arte contemporanea italiana, come Michelangelo Pistoletto e Maurizio Cattelan, avevano firmato una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni, parlando senza mezzi termini del rischio di un “deserto culturale” in assenza di interventi strutturali.

La misura, sostenuta anche dal Ministero dell’Economia e dalla Commissione Cultura della Camera, è dunque il frutto di un’azione politica trasversale, che ha saputo ascoltare le istanze del settore culturale e artistico.

IVA al 5%: vantaggi reali e criticità potenziali

Dal punto di vista fiscale, il provvedimento rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma. Tuttavia, il solo abbassamento dell’aliquota non può bastare a rilanciare l’intero sistema. Resta aperta la questione della circolazione dei beni culturali: attualmente, il limite di valore per l’esportazione legale di opere d’arte è fissato a 13.500 euro, contro soglie ben più alte (fino a 300.000 euro) in altri Paesi europei.

Questa disparità continua a ostacolare le esportazioni e scoraggia investitori e collezionisti esteri. Un’altra questione riguarda la rigidità normativa sui vincoli di notifica e sugli attestati di libera circolazione, che rischiano di vanificare in parte i benefici dell’IVA agevolata.

A tal proposito, il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ha annunciato l’imminente presentazione del disegno di legge “L’Italia in Scena”, che dovrebbe contenere misure per la semplificazione della normativa sulla circolazione delle opere d’arte, pur mantenendo un adeguato livello di tutela del patrimonio nazionale.

IVA opere d’arte: un’opportunità per l’intero sistema

Con l’introduzione dell’IVA al 5%, si apre una fase nuova per il mercato dell’arte italiano, che potrà finalmente aspirare a una maggiore internazionalizzazione. Le gallerie avranno la possibilità di rilanciare le vendite, i collezionisti troveranno un contesto fiscale più favorevole, e l’intero settore potrà beneficiare di nuove opportunità economiche.

Tuttavia, per consolidare i risultati sarà necessaria una visione strategica a lungo termine. Il vero rilancio dell’arte in Italia passerà anche da investimenti nella formazione, nel sostegno agli artisti emergenti, nella modernizzazione delle fiere e nella promozione culturale internazionale.

In conclusione, il taglio dell’IVA rappresenta una conquista storica, ma anche un punto di partenza. L’Italia, patria di patrimoni artistici inestimabili e di una tradizione culturale millenaria, ha ora l’occasione – e la responsabilità – di tornare protagonista nel mercato globale dell’arte. Sta al governo, alle istituzioni culturali e agli operatori del settore cogliere questa sfida con lungimiranza e determinazione.

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