Listening Bar

Mixology d’autore e ascolto di vinili: un nuovo trend tra moda, design e cultura del suono

Cocktail d’autore, giradischi in bella vista, luci soffuse e un pubblico che sussurra più che parlare: benvenuti nei Listening Bar, una delle tendenze più raffinate e affascinanti dell’attuale panorama dell’ospitalità.

Nati in Giappone negli anni Cinquanta come Jazz Kissa — piccoli templi del suono analogico dove si ascoltavano dischi in silenzio, sorseggiando un drink — i listening bar stanno vivendo oggi una nuova stagione in Europa e in Italia. Una risposta elegante e controcorrente alla frenesia dei locali “ad alto volume”, un ritorno all’essenziale: ascoltare davvero la musica.

Oggi i listening bar non sono solo locali notturni, ma esperienze ibride che intrecciano design, cultura, gastronomia e sound curation, e stanno ridefinendo il concetto stesso di uscita serale.

Un format che viene da lontano: i Jazz Kissa giapponesi

I listening bar nascono da un’intuizione che oggi appare quasi rivoluzionaria nella sua semplicità: fare della musica un’esperienza centrale, immersiva, intima. In Giappone, nei Jazz Kissa, l’ambiente era raccolto, i vinili selezionati con cura maniacale e gli impianti audio trattati come opere d’arte. Nessuna conversazione era concessa sopra il volume della musica: si ascoltava in silenzio, con rispetto.

Questa filosofia si è evoluta e adattata: oggi il listening bar occidentale mantiene quell’aura contemplativa, ma la fonde con la convivialità contemporanea, il culto del buon bere e del design.

Milano, capitale dell’ascolto d’autore

Come spesso accade, Milano è stata la prima città italiana a recepire e reinterpretare il trend. Bene Bene, in zona Isola, ha anticipato la moda, senza mai aderire totalmente al “format listening bar”. Il locale di Riccardo Trotta ha fatto del suono un elemento chiave, ma senza rigidità sacrale: la musica qui è un mezzo per creare connessioni, non un feticcio. “Volevamo un luogo dove la qualità sonora contasse, ma senza dogmi”, spiega il fondatore.

Sull’altro fronte, Mogo – firmato dallo chef Yoji Tokuyoshi – porta l’esperienza a un livello multisensoriale. Si cena scalzi, si ascolta musica in Hi-Fi, si assaporano cocktail e piatti che mescolano Giappone, Italia e Francia. Qui la musica diventa rituale e scenografia sonora, in uno spazio raffinato e rarefatto.

Ma la scena milanese non si ferma. Club Giovanile Italiano, aperto in un ex-macello industriale, è un ibrido tra listening bar e centro culturale: curatela musicale, impianti high-end, forte identità visiva. Non solo un locale, ma un luogo di ricerca estetica e sonora, a dimostrazione che il trend ha ormai superato la fase dell’entusiasmo passeggero.

Centro Italia: tra istituzioni e nuove aperture

Anche il Centro Italia sta vivendo il proprio momento di grazia. A Firenze, il pionieristico Move On, affacciato sul Battistero, unisce fin dal 2012 la vendita di vinili, una curata offerta food & beverage e un impianto Hi-Fi d’eccellenza. Lontano dalle mode, è diventato nel tempo una vera istituzione per gli amanti del vinile e del buon ascolto.

Reggio Emilia, nasce invece The Riff, risultato della sinergia tra il DJ Benny Benassi, Fabio Volo e altri imprenditori. Un progetto che fonde club culture, qualità gastronomica e amore per il supporto analogico, con un tocco pop e trasversale che punta a far conoscere il mondo del listening bar a un pubblico ampio.

Roma, fedele al suo spirito eclettico, interpreta il fenomeno in chiave personale. Il primo vero listening bar della capitale è stato Frissón, un piccolo gioiello nascosto che mescola musica, arte e cocktail in un ambiente raffinato e raccolto. Ma è solo il primo tassello: nuovi locali aprono ogni mese, a dimostrazione di una sete crescente per esperienze intime e curate.

Il Sud scopre il suono: Palermo fa scuola

Se al Nord e nel Centro l’ondata listening ha già preso forma, è il Sud Italia a riservare le sorprese più recenti e forse più interessanti. A Palermo, nel cuore del centro storico, ha aperto Minimarket, il primo secret listening bar del Sud Italia. Dietro la facciata discreta di una bottega illuminata da un’insegna rossa, si nasconde un luogo segreto dove si accede solo conoscendo la “parola d’ordine”.

Il progetto, nato dall’idea dei fratelli Bellavista, unisce l’estetica dello speakeasy alla sacralità del suono. L’impianto Hi-Fi è di altissimo livello, la selezione musicale è curata nei minimi dettagli, e ogni elemento – dal design all’accoglienza – è pensato per creare un ambiente fuori dal tempo. “Volevamo offrire a Palermo un’esperienza internazionale, ma con un’anima locale”, raccontano.

Anche a NapoliLento Hi-Fi fonde convivialità partenopea e cultura del vinile con un impianto artigianale realizzato da Ambienti Sonori. Cocktail preparati in casa, baozi e gyoza in accompagnamento: qui la musica non è solo arte, ma parte di un vero rituale.

E ancora, a BariCatania e Palermo si stanno sviluppando progetti che sposano l’ascolto di qualità a un’idea di ospitalità nuova, più lenta, più sensibile.

Che scenario si sta creando?

Quello dei listening bar non è semplicemente un trend estetico. È il segno di un cambiamento culturale profondo: il ritorno alla cura dell’esperienza. In un mondo dove tutto è immediato, rumoroso, superficiale, il listening bar propone una dimensione alternativa: ascolto, silenzio, artigianalità. Un format che si nutre della passione per il suono analogico, ma che abbraccia anche la cultura del buon bere, del design, dell’accoglienza sensoriale.

E non è un caso che molti di questi luoghi si presentino come rifugi urbani: piccoli, nascosti, protetti dal caos. Non più solo locali notturni, ma spazi culturali, quasi spirituali, dove la musica diventa ponte tra le persone, stimolo alla relazione, pretesto per rallentare.

Listening bar: trend o bolla?

Come molte tendenze contemporanee, anche il fenomeno dei listening bar si muove sul filo sottile che separa l’innovazione dalla saturazione. Il rischio è quello di assistere a una proliferazione di locali che ne replicano l’estetica senza comprenderne l’essenza: giradischi in bella vista, cocktail ricercati e luci soffuse, ma poca attenzione alla selezione musicale e all’esperienza sonora autentica.

In alcuni casi, la forma rischia di prevalere sul contenuto, trasformando quello che dovrebbe essere un luogo intimo e curato in un set da social network, svuotato di significato.

Eppure, la qualità crescente dei progetti, la diversificazione delle proposte e la sensibilità del pubblico più attento sembrano indicare che il listening bar non è solo una moda effimera, ma l’inizio di una nuova cultura dell’ascolto. Una cultura che pone al centro la lentezza, la ritualità, il piacere del suono analogico e la connessione profonda tra spazio, musica e persone.

Non un semplice locale, ma un modo diverso di abitare il tempo.

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