L’addio al presidente di Poltrona Frau
“Ogni vita ha un luogo, ogni luogo una storia. La mia vita è la mia gente, le morbide colline marchigiane e gli oggetti che contengono e trasmettono emozioni. Come una poltrona.”
Con queste parole — dense di radici, visione e sentimento — si congeda idealmente Franco Moschini, figura iconica dell’imprenditoria italiana, spentosi a Tolentino nella notte del 14 luglio 2025, all’età di 91 anni. Una vita spesa per trasformare la qualità artigianale in eccellenza globale, e per intrecciare il design con l’identità di un territorio. Per oltre cinquant’anni, è stato il volto, l’anima e la guida di Poltrona Frau.
La visione del fare: quando il design diventa cultura d’impresa
Nel mondo del design, dove spesso la ricerca formale si separa dal pragmatismo imprenditoriale, Franco Moschini ha rappresentato una figura rara: quella del mecenate-industriale, capace di trasformare un’azienda in un racconto di bellezza, di visione e di longevità.
Era il 1962 quando, per volere del suocero Nazareno Brandi, Moschini partì per Torino per analizzare la situazione di Poltrona Frau, all’epoca sull’orlo del fallimento e indebitata con la Conceria del Chienti, di proprietà del gruppo Nazareno Gabrielli. Il giovane manager vide oltre i bilanci in rosso: vide una tradizione che poteva rinascere. L’anno successivo, l’azienda fu acquisita e trasferita a Tolentino, nel cuore delle Marche. Lì dove le mani degli artigiani conoscono il valore del tempo e del dettaglio.
Da quel momento iniziò una metamorfosi, che è anche una storia di radicamento territoriale e slancio internazionale. Un caso di scuola nel panorama del design italiano. Sotto la sua guida, Poltrona Frau divenne sinonimo di eleganza senza tempo, di savoir-faire, di discrezione formale.
Un catalogo di collaborazioni che è un atlante del design
La sensibilità estetica e imprenditoriale di Moschini lo portò a intuire che il futuro dell’azienda passava per l’alleanza con i grandi architetti e progettisti. Così nacquero, fin dagli anni ’60, le collaborazioni con nomi destinati a fare la storia: Gio Ponti, Luigi Massoni, Gae Aulenti, Pierluigi Cerri, Marco Zanuso, Richard Meier, Renzo Piano, Ferdinand Porsche.
Poltrona Frau divenne una piattaforma culturale, un laboratorio continuo di innovazione. Ma sempre nel rispetto delle tecniche tradizionali. Non è un caso che uno degli oggetti più iconici dell’azienda, la poltrona Vanity Fair, sia ancora oggi prodotta a mano, con lo stesso rituale del 1930.
Nel 2013, in occasione del centenario, Moschini volle la nascita del Poltrona Frau Museum, affidandone il progetto a Michele De Lucchi. Un gesto simbolico e potente: la memoria produttiva diventa patrimonio culturale, la manifattura si fa racconto.
L’imprenditore che ha saputo evolvere
Nel 1990, con la scissione del gruppo Nazareno Gabrielli, Moschini rimane al timone di Poltrona Frau come unico presidente. Guiderà l’azienda fino al 2014, quando cederà la quota di maggioranza al gruppo americano Haworth, con un’operazione da 200 milioni di euro. Ma il suo ruolo simbolico resterà attivo fino al 2016.
Nel frattempo, con la fondazione della Moschini S.p.A., amplia il suo raggio d’azione ben oltre l’arredo: biotech, aerospace, ingegneria, start-up. Eppure, il design rimane il suo baricentro emotivo e strategico. Nel 2013 rileva il marchio Gebrüder Thonet Vienna, erede della tradizione viennese del legno curvato, e lo rilancia in chiave contemporanea e internazionale.
Accanto a questi investimenti, si moltiplicano le partecipazioni in realtà come Venini, Zanotta, Tecno. Una costellazione d’impresa che si muove nel segno della qualità, della ricerca, del tempo lungo.
Il legame con le Marche: cultura e territorio
Al di là delle aziende, Franco Moschini ha sempre pensato in termini di paesaggio umano. Le sue Marche non sono mai state semplicemente un luogo di produzione, ma una dimensione culturale.
Nel 2014 crea la Fondazione Franco Moschini, con l’obiettivo di restituire centralità alla cultura locale. Nasce così il progetto per il recupero del Teatro Politeama di Tolentino, simbolo della rinascita post-sisma: non solo un restauro architettonico, ma la creazione di un centro culturale per le arti performative. Anche in questo caso, il progetto è affidato a Michele De Lucchi. È la testimonianza di una visione coerente, fatta di luoghi da abitare, di bellezza da condividere.
Nel 2011 dà vita all’Associazione Casale delle Noci, poi trasformata nella Fondazione Design Terrae, per valorizzare il saper fare artigiano dell’entroterra marchigiano. Una missione che intreccia etica, educazione e innovazione sociale.
Riconoscimenti e memoria
Nel 2001 è insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. Seguono, fra gli altri, il Premio Leonardo Qualità Italia (2005) e il Compasso d’Oro alla Carriera (2016). Ma la sua eredità non è fatta solo di premi o operazioni industriali: è fatta di un’idea di bellezza che non rincorre la moda, ma la supera, con la forza della coerenza.
L’eredità di un Presidente
L’azienda Poltrona Frau, oggi parte del gruppo Haworth Lifestyle, lo ha salutato con una nota carica di rispetto e riconoscenza.
“Con profondo dolore ed estrema gratitudine, comunichiamo la scomparsa del nostro Presidente Franco Moschini. Lascia un vuoto in tutto il mondo del design ma anche la sua straordinaria eredità di stile.”
Uno stile che ha fatto dell’equilibrio tra innovazione e tradizione la sua cifra. Che ha creduto nei territori, nei materiali, nel lavoro lento delle mani. Che ha lasciato parlare gli oggetti, capaci — come le sue poltrone — di contenere e trasmettere emozioni.
Oggi, più che mai, l’Italia del design ha perso un architetto invisibile. Non firmava progetti, ma li rendeva possibili. Creava le condizioni perché le idee fiorissero. Costruiva ponti tra industria e cultura. E, con discrezione, ha disegnato il suo tempo.


