ALPI e Nendo presentano una poetica installazione sul legno come paesaggio sensoriale
Nel cuore di Brera, a Milano, lo showroom ALPI si trasforma in un paesaggio di luce e materia. Dal 6 novembre 2025 al 31 marzo 2026, l’azienda presenta “Layered Nature”, la nuova mostra firmata da nendo, lo studio giapponese guidato da Oki Sato.
Un dialogo silenzioso e poetico tra tecnologia e artigianato, tra natura e artificio, che esplora la capacità del legno di farsi linguaggio, emozione, spazio.
Il legno come esperienza sensoriale
Da oltre quarant’anni, ALPI sperimenta le potenzialità espressive del legno, trasformandolo in superficie progettuale e materiale narrativo. Con Layered Nature, questa ricerca si arricchisce di una nuova dimensione: quella percettiva e immateriale.
Nendo interpreta il legno come una sostanza viva, capace di mutare a seconda della luce, del punto di vista, del movimento.
Lo spazio espositivo diventa così un paesaggio stratificato, in cui piani orizzontali e verticali si sovrappongono come veli, creando un equilibrio di pieni e vuoti, densità e leggerezza.


Kasumi e Futae: due visioni della natura
La mostra nasce dalle due nuove collezioni progettate da nendo per ALPI: Kasumi e Futae.
Due interpretazioni del legno che traducono la complessità della natura in segno, ritmo, texture.
Kasumi, che in giapponese significa nebbia, è una superficie dai toni morbidi e sfumati, ottenuta sovrapponendo due impiallacciature di colore diverso. Il risultato è un effetto di profondità e trasparenza, come se il legno respirasse, dissolvendosi lentamente sotto la luce.
Futae, invece, nasce dall’unione di venature di scale differenti. Il disegno alterna direzioni e spessori, evocando la corteccia degli alberi e le stratificazioni della pietra. È un legno più fisico, materico, che restituisce l’energia e il movimento delle forme naturali.
In mostra, i due materiali dialogano tra loro come elementi di un unico racconto visivo, alternandosi su panchine monolitiche, composizioni a parete e strutture sospese. Oggetti volutamente privi di funzione, pensati per far emergere l’essenza del materiale, non la sua utilità.
Una poetica della leggerezza
Come spiega Oki Sato, “Gli arredi non vogliono essere funzionali nel senso convenzionale. Servono a spostare l’attenzione dalla funzione all’emozione.”
Questa frase racchiude lo spirito della mostra: non un’esposizione di prodotti, ma una riflessione sulla percezione.
Il legno diventa un medium per osservare come la mente costruisce la realtà: un materiale che non imita la natura, ma la reinventa, stratificandola.
“Il momento più bello,” racconta Sato, “è quando una persona si accorge che quello che guarda non è un legno naturale, ma un legno progettato. In quell’attimo di sorpresa, in quel piccolo punto esclamativo, nasce la poesia del design.”
ALPI: innovazione, cultura, materia
Fondata sull’unione tra tecnologia e sensibilità artigianale, ALPI è oggi un punto di riferimento internazionale nella produzione di superfici decorative in legno ricomposto.
La sua innovazione più celebre, il tranciato ALPIlignum, nasce da un processo di scomposizione e ricostruzione del legno naturale: un materiale autentico, progettabile, mai stampato, capace di esprimere infinite variazioni cromatiche e tattili.
Sotto la guida di Vittorio Alpi e con la direzione artistica di Piero Lissoni, l’azienda prosegue un percorso che unisce ricerca e cultura del progetto, collaborando con i protagonisti del design internazionale.
Ogni superficie diventa così una microarchitettura di significato, in equilibrio tra etica e estetica, industria e poesia.
Una mostra come meditazione sul legno
“Layered Nature” non è una semplice installazione, ma una esperienza di contemplazione.
Camminando nello showroom, il visitatore si muove dentro un paesaggio silenzioso, dove la materia racconta il tempo, la luce e la trasformazione.
In questo spazio sospeso, il legno di ALPI e la visione di nendo si fondono in un’unica voce, fatta di equilibrio, semplicità e stupore.
Un invito a riscoprire la bellezza dell’essenziale, quella che nasce quando il design smette di parlare di oggetti e comincia a parlare di emozioni.


