Moda sotto processo: quando le passerelle diventano tribunali

Dai sandali di Prada ad Adidas, la lezione (amara) delle polemiche

Gli scandali moda sandali Prada Adidas hanno segnato le passerelle di giugno, che invece di celebrare leggerezza e creatività hanno accompagnato un’estate di polemiche.

Il fashion system, già scosso dai continui cambi di direttori creativi e dall’instabilità del mercato, oggi si trova al centro di una tempesta ancora più complessa: quella che mette in discussione la qualità dei prodotti, la trasparenza della filiera e, soprattutto, l’originalità del design.

La moda è sempre stata specchio dei tempi, ma ora è sotto la lente di ingrandimento di un pubblico che non perdona. Clienti sempre più consapevoli, spesso guidati dalle community online, trasformano i social in veri e propri tribunali globali: ogni collezione, ogni accessorio, ogni dettaglio è giudicato, promosso o bocciato con un verdetto immediato e senza appello.

E se un tempo le accuse di “copiare” riguardavano soprattutto il fast fashion, oggi anche il lusso non sembra immune da inciampi.

Due episodi, diversi ma connessi da un filo rosso, lo dimostrano.

Prada: il caso Kolhapuri

Nella cornice raffinata della Milano Fashion Week, Prada ha presentato dei sandali intrecciati in pelle, eleganti e minimali, subito riconosciuti dal pubblico indiano come una reinterpretazione delle Kolhapuri, pantofole tradizionali fatte a mano con una storia che affonda nel XII secolo.

Il problema non è stato l’ispirazione in sé – la moda vive di contaminazioni – ma il mancato riconoscimento iniziale di quelle radici. Artigiani e politici indiani hanno parlato di appropriazione culturale, chiedendo a gran voce che venisse resa giustizia a una tradizione artigianale secolare.

La risposta è arrivata direttamente da Lorenzo Bertelli, responsabile CSR del gruppo Prada, che in una lettera ufficiale ha riconosciuto le origini indiane del modello e promesso un dialogo con la comunità di Kolhapur. “Celebriamo da sempre l’artigianato e il patrimonio culturale” – ha dichiarato il marchio – sottolineando la volontà di costruire un percorso di collaborazione futura.

Eppure, il contrasto resta evidente: da un lato i sandali Prada a 844 dollari, dall’altro le Kolhapuri vendute nei mercati indiani a 12 dollari. Una distanza non solo economica, ma anche simbolica.

Adidas: le scuse al Messico

Quasi in parallelo, un altro gigante globale ha affrontato un’accusa simile. Adidas ha lanciato le “Oaxaca Slip-On”, sneakers ispirate agli huaraches, sandali tradizionali messicani intrecciati a mano dalle comunità indigene.

La somiglianza era troppo evidente per passare inosservata. Dopo le polemiche, e perfino l’intervento del governo messicano, Adidas ha ritirato il modello dal mercato e chiesto scusa pubblicamente.

La dirigente di Adidas Messico ha riconosciuto l’errore e promesso che, in futuro, l’azienda lavorerà insieme agli artigiani locali per valorizzarne l’eredità culturale. Ma il danno di immagine era ormai fatto, con la sneaker trasformata in un caso politico oltre che creativo.

La lezione delle polemiche

Due marchi, due continenti, una stessa accusa: appropriazione senza riconoscimento. Prada e Adidas, colossi agli antipodi per linguaggio estetico e posizionamento di mercato, hanno scoperto che oggi la creatività non può più prescindere dall’etica.

Se un tempo la moda si muoveva tra citazioni e ispirazioni senza troppe giustificazioni, oggi ogni dettaglio è tracciato, commentato e giudicato. Il pubblico globale, soprattutto quello più giovane, pretende trasparenza, rispetto e coerenza. Non basta più il fascino del brand o la patina del lusso: serve consapevolezza.

La gestione delle crisi, fatta di lettere ufficiali e scuse pubbliche, mostra la difficoltà delle maison nell’affrontare un terreno minato. Da un lato c’è la necessità di preservare l’immagine, dall’altro la possibilità di trasformare la polemica in opportunità: aprirsi a collaborazioni autentiche, sostenere davvero le comunità artigiane, dare credito e visibilità a chi detiene un patrimonio culturale spesso ignorato.

Scandali moda sandali Prada Adidas: Il lusso alla prova del futuro

La moda vive un momento di disorientamento. L’ossessione per le collezioni rapide e i prodotti sempre nuovi ha indebolito la ricerca di qualità e innovazione autentica.
Ma la rotta va invertita: qualità, trasparenza e rispetto delle origini devono tornare a essere la bussola di un’industria che rischia di smarrirsi.

Il prossimo Fashion Month di settembre non sarà solo l’occasione per osservare i debutti dei nuovi direttori creativi, ma anche il banco di prova di un intero sistema: la domanda non sarà più solo “cosa si indossa?”, ma anche “da dove arriva e chi lo ha fatto?”.

Perché oggi, più che mai, la moda non è soltanto estetica: è responsabilità.

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