Al MAXXI una riflessione sul futuro della rappresentazione architettonica
Il MAXXI di Roma, da sempre laboratorio attivo di sperimentazione e osservatorio sulle trasformazioni dell’arte e dell’architettura contemporanea, inaugura un nuovo importante capitolo con la mostra STOP DRAWING. Architettura oltre il disegno.
Curata da Pippo Ciorra e promossa dal Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo guidato da Lorenza Baroncelli, la mostra – aperta dal 18 aprile 2025 nella Galleria 3 – propone un’indagine profonda e provocatoria sul destino del disegno nell’epoca post-digitale.
Un tempo strumento primario per la concezione dello spazio e la trasmissione del progetto, oggi il disegno è sottoposto a continue ridefinizioni. In un contesto dominato da software generativi, realtà aumentata, intelligenza artificiale e nuovi linguaggi partecipativi, STOP DRAWING si interroga su cosa rimanga di quell’antico gesto che ha fondato l’architettura per secoli.
STOP DRAWING. Architettura oltre il disegno:una mostra come arcipelago narrativo
Più di una semplice esposizione, STOP DRAWING è un viaggio attraverso l’evoluzione del linguaggio architettonico, articolato in un allestimento che si sviluppa come un arcipelago di isole tematiche, progettate dallo studio DEMOGO. Ogni isola rappresenta una diversa traiettoria di pensiero e pratica, mostrando come il concetto stesso di disegno sia stato sfidato, decostruito e riformulato.
Le oltre 60 opere in mostra tracciano un panorama ampio e internazionale. Dai disegni autoriali della collezione del MAXXI – con firme storiche come Carlo Scarpa, Aldo Rossi, Giancarlo De Carlo – si passa ai pionieri della rivoluzione digitale come Cedric Price, John Frazer e Nicholas Negroponte, figure che già dagli anni ’60 e ’70 avevano intuito il potenziale trasformativo delle tecnologie nella progettazione architettonica.
Non mancano le pratiche ibride e sperimentali di autori contemporanei: l’approccio artistico e ambientale di Olafur Eliasson, l’architettura etico-politica di Raumlabor, i progetti site-specific di Orizzontale, le installazioni concettuali di Frida Escobedo e le provocazioni climatiche di Philippe Rahm. Tutti testimoniano un’architettura che ha smesso di rappresentarsi per diventare azione, performance, processo.
Disegnare per resistere: una mano contro il digitale
Se la mostra documenta la disgregazione del disegno come gesto fondativo, non manca tuttavia una riflessione finale dal tono controcorrente: il ritorno consapevole al disegno come forma di resistenza. In un mondo sempre più immerso nel virtuale e dominato da immagini sintetiche, alcuni progettisti riscoprono la mano come strumento insostituibile di riflessione critica e poetica.
È il caso di Atelier Bow-Wow, Jimenez Lai e Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, tra gli altri, che riaffermano il disegno come atto di lentezza, di introspezione e di presa di posizione disciplinare. Non un nostalgico ritorno al passato, ma una pratica attuale, che restituisce dignità al corpo e alla mente dell’architetto nel momento del progetto.
Una collezione che cambia volto: dalla carta al codice
Come sottolinea Lorenza Baroncelli, la mostra è anche lo specchio di un cambiamento in atto all’interno delle istituzioni museali: «Dopo aver acquisito per i primi 15 anni quasi esclusivamente documenti cartacei, oggi il MAXXI si confronta con archivi nativi digitali, affrontando nuove sfide relative alla selezione, conservazione e costruzione di un patrimonio nazionale».
Questo spostamento impone non solo nuove tecnologie di archiviazione, ma anche una revisione del concetto stesso di “documento architettonico”. Le simulazioni digitali, i file parametrici, i modelli interattivi, diventano parte integrante del corpus progettuale da tramandare, curare e interpretare. Un compito che chiama musei, architetti e studiosi a ridefinire i criteri della memoria architettonica.
Un dialogo aperto tra arte, politica e tecnologia
STOP DRAWING è anche una mostra che pone interrogativi urgenti sulla natura stessa dell’architettura contemporanea. Se il disegno non è più il solo mezzo per pensare e comunicare il progetto, cosa prende il suo posto? Le risposte sono molteplici: installazioni ambientali, progetti collettivi, azioni urbane, mapping interattivo, videoarte, realtà aumentata. Tutti strumenti che ampliano il campo d’azione dell’architetto e ridefiniscono il confine tra arte e progetto.
In questa prospettiva, il disegno smette di essere fine a sé stesso per diventare traccia, indizio, sintomo. Ciò che conta è l’intenzione progettuale, il processo creativo, l’impatto sociale. L’architettura si apre alla contaminazione con le arti visive, il design, la scienza dei dati, la sociologia. E in questa apertura trova nuova vitalità, pur nella crisi dei suoi strumenti tradizionali.
Un’occasione per ripensare l’architettura
Con STOP DRAWING, il MAXXI offre al pubblico una mostra coraggiosa, che non si limita a esporre opere ma sollecita un ripensamento profondo della disciplina. Attraverso una narrazione visiva e critica che abbraccia oltre mezzo secolo di trasformazioni, l’esposizione invita architetti, studenti, studiosi e cittadini a interrogarsi sul senso e sul futuro dell’architettura nell’era post-digitale.
Il sito Ufficiale del MAXXI di Roma: https://www.maxxi.art