Vela di Calatrava – Tor Vergata

Da simbolo dello spreco a nuovo cuore pulsante della Capitale: la rinascita della Vela per il Giubileo 2025

Nel cuore della periferia est di Roma, tra svincoli e grandi vuoti urbani, la Vela di Calatrava torna finalmente a vivere. Incastonata nell’area di Tor Vergata, per anni ha rappresentato uno dei simboli più evidenti dell’incompiutezza architettonica italiana. Oggi, grazie a un ambizioso progetto di rigenerazione urbana e paesaggistica, l’opera torna a essere un luogo attivo, accessibile, e carico di nuove funzioni.

Il completamento della Vela si inserisce tra le grandi trasformazioni previste in vista del Giubileo dei Giovani 2025, restituendo alla città un’infrastruttura pubblica di scala metropolitana. Un passaggio emblematico da rudere urbano a catalizzatore di identità, cultura e sostenibilità.

La genesi di un’icona incompiuta

Il progetto della Vela nasce nel 2005 dalla visione dell’architetto e ingegnere spagnolo Santiago Calatrava, noto per il suo linguaggio espressivo, dinamico, quasi scultoreo. L’opera doveva rappresentare il cuore della Città dello Sport di Tor Vergata, un polo multifunzionale destinato ad accogliere eventi sportivi e attività accademiche in sinergia con l’Università.

Il masterplan prevedeva due palazzetti, piscine olimpioniche, una torre rettorale e nuove connessioni urbane. Tuttavia, la crisi economica e i rallentamenti amministrativi bloccarono il cantiere nel 2011. I costi lievitarono in modo esponenziale, passando da 60 a oltre 600 milioni di euro. Il risultato fu un grande scheletro bianco in acciaio, abbandonato e visibile da chilometri, percepito come una ferita nel paesaggio suburbano romano.

L’intervento di rigenerazione urbana

Nel 2021, l’Agenzia del Demanio acquisisce ufficialmente l’area e avvia un processo di valorizzazione. L’obiettivo è chiaro: trasformare la Vela in un’infrastruttura pubblica polifunzionale, accessibile e inserita nel territorio. I lavori, coordinati dalla Struttura Commissariale per il Giubileo, sono finanziati in parte dal PNRR e da fondi ministeriali, per un totale di oltre 80 milioni di euro.

L’intervento si sviluppa su più livelli. Dal consolidamento strutturale alla riqualificazione del contesto urbano, fino all’introduzione di nuovi impianti tecnologici e alla definizione di un sistema di mobilità e verde pubblico coerente con l’assetto territoriale.

Oggi, la Vela è diventata una nuova arena urbana da 8.000 posti a sedere. È uno spazio aperto, flessibile, pensato per accogliere eventi culturali, sportivi, musicali, istituzionali. Un’architettura che dialoga con il territorio e ne ridefinisce l’identità.

Un gesto architettonico reinterpretato

Dal punto di vista architettonico, il progetto ha mantenuto la visione originale di Calatrava, pur reinterpretandola in chiave funzionale e sostenibile. Il grande arco paraboloide in acciaio, alto 75 metri, è stato messo in sicurezza e completato con materiali ad alte prestazioni. Il sistema di rivestimento e le superfici sono stati trattati per garantire durabilità e una bassa manutenzione nel tempo.

L’opera, inizialmente concepita come palazzetto sportivo chiuso, è ora un’architettura semi-aperta. Questa scelta ha permesso di ridurre tempi e costi, ma anche di rileggere tipologicamente lo spazio: da edificio a piazza coperta, da contenitore sportivo a infrastruttura culturale urbana.

Luce, energia e paesaggio

Uno degli elementi più significativi del progetto è il nuovo sistema di illuminazione architettonica, curato dalla lighting designer Barbora Nacarova. La luce diventa narrazione: modula le sue intensità seguendo il ciclo naturale del giorno e della notte, trasformando la struttura in una scultura luminosa urbana.

Il sistema è alimentato da fonti rinnovabili e integra una rete di oltre 4.000 corpi illuminanti intelligenti, gestibili da remoto. Questo approccio ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Darc Awards 2025, premiando l’unione tra estetica, tecnologia e sostenibilità.

Il progetto si estende anche al paesaggio. Su una superficie di quasi 49 ettari sono stati realizzati nuovi parcheggi, viabilità locali, sottoservizi, pavimentazioni drenanti e spazi pedonali. Particolare attenzione è stata dedicata al verde urbano: sono stati piantati alberi ad alto fusto, siepi e arbusti, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’impatto ambientale.

L’inserimento di materiali permeabili, sistemi di raccolta dell’acqua piovana e zone a basso impatto rende il complesso un esempio concreto di architettura sostenibile integrata al territorio.

Una nuova centralità urbana per Roma sud-est

La Vela non è più solo un oggetto architettonico. È diventata un luogo, uno spazio aperto alla cittadinanza, capace di innescare nuove dinamiche sociali, culturali e territoriali. In sinergia con l’Università di Tor Vergata e con il tessuto produttivo locale, il progetto mira a costruire un polo per la ricerca, la formazione, la cultura e l’innovazione.

L’arena potrà ospitare concerti, festival, eventi istituzionali e sportivi, diventando una nuova agorà per Roma Est. Il grande evento musicale previsto per il luglio 2026, con il concerto di Ultimo, sarà una delle prime occasioni per testare la vocazione popolare e mediatica del nuovo spazio.

L’architettura pubblica italiana

Il completamento della Vela di Calatrava rappresenta molto più di una semplice riapertura. È il risultato di una strategia urbana integrata, che combina architettura, ingegneria, paesaggio e partecipazione istituzionale. È la dimostrazione che anche in Italia è possibile recuperare opere incompiute e trasformarle in asset urbani di valore.

Questa esperienza lascia un’eredità importante: la consapevolezza che la rigenerazione non è solo tecnica, ma anche civile. Quando l’architettura si riappropria del suo ruolo pubblico, diventa strumento di coesione, di bellezza condivisa e di visione per il futuro.

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Vela di Calatrava – Roma

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