Il flop della Biennale Architettura 

Ripensare l’esposizione: verso un futuro di Innovazione e Inclusività

La Biennale Architettura, giunta alla sua 18ª edizione, attualmente in corso, si trova nuovamente al centro delle polemiche sin dall’apertura dell’evento.

In questo contesto, è fondamentale esaminare non solo gli sviluppi degli ultimi anni, ma anche l’attuale stato delle cose. L’architettura, riflessa da questa manifestazione di rilievo internazionale, sembra attraversare un periodo di sfide e incertezze.

Nel corso di questo articolo, esploreremo le ragioni dietro ciò che potremmo definire un “flop” della Biennale Architettura, analizzando nel dettaglio ciò che sta accadendo nell’ambito architettonico odierno. Inoltre, esamineremo le possibili soluzioni o strategie che potrebbero essere adottate per rinvigorire il ruolo e l’importanza di questa manifestazione artistica e intellettuale.

Tutte le edizioni della Biennale Architettura 

Le origini della Biennale Architettura risalgono a soli 40 anni fa. La Biennale di Venezia fu istituita nel 1980 (il settore Architettura è per la prima volta formalizzato come disciplina autonoma durante la Presidenza di Giuseppe Galasso), ma la sua storia ha radici ancor più profonde, risalendo al 1975 quando si tenne la prima edizione della manifestazione. Questo evento segnò l’inizio di un nuovo capitolo nell’ambito dell’architettura e dell’arte contemporanea.

La Biennale Architettura di Venezia venne fondata dopo l’istituzione della storica Biennale d’Arte, nata nel lontano 1895. Questa nuova iniziativa fu ispirata dalla risonanza della Biennale d’Arte e dall’evolversi del ruolo dell’architettura come disciplina artistica e sociale di fondamentale importanza.

La 37ª edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte, tenutasi nel 1976, fu curata da Vittorio Gregotti e si incentrò sul tema “Ambiente arte”. Non a caso, Gregotti fu anche il primo direttore della Biennale Architettura (nel 1975), contribuendo così a definire le prime tappe di questa avventura espositiva.

Da allora, la Biennale Architettura ha rappresentato un’arena di esplorazione, dibattito e innovazione nel campo dell’architettura, offrendo una piattaforma per i creativi di tutto il mondo per condividere le proprie visioni e idee. Nel corso degli anni, l’evento ha attraversato diverse fasi, evolvendosi in parallelo alle mutazioni dell’architettura contemporanea e della società stessa. Ogni edizione ha continuato a spingere i confini della disciplina, esplorando temi rilevanti e promuovendo il dialogo tra architetti, designer e pubblico.

Da queste umili origini nel 1975, la Biennale Architettura è cresciuta fino a diventare uno dei momenti più attesi e influenti nel calendario internazionale dell’architettura.

Il suo percorso di 40 anni è stato caratterizzato da sfide, successi e cambiamenti riflettenti le dinamiche dell’architettura globale. Ogni edizione ha contribuito a plasmare il panorama architettonico contemporaneo.

Nonostante affronti attualmente una crisi identitaria, la Biennale Architettura continua a svolgere il ruolo di catalizzatore per la stimolazione della riflessione e per la promozione dell’innovazione nell’ambito dell’architettura a livello globale.

Le edizioni della Biennale Architettura e i direttori

Sin dalla sua fondazione nel 1975, la Biennale Architettura di Venezia ha costituito un crocevia cruciale per l’espressione creativa e il dibattito intellettuale nell’ambito dell’architettura.

Guidata da illustri direttori e curatori, questa manifestazione ha scandito le tappe evolutive dell’architettura moderna e contemporanea. Ecco tutte le edizioni:

1975: A proposito del Mulino Stucky – Direttore: Vittorio Gregotti

Nel 1975, si tenne la prima edizione della Biennale di Architettura a Venezia con il tema “A proposito del Mulino Stucky“, sotto la direzione di Vittorio Gregotti. Questo evento inaugurale segnò l’inizio di un nuovo capitolo nell’esplorazione architettonica.

Dopo l’edizione inaugurale, la città di Venezia divenne palcoscenico di ulteriori mostre tematiche. Nel 1976, per esempio, ebbero luogo esposizioni come “Il razionalismo e l’architettura in Italia durante il Fascismo” (14 luglio – 10 ottobre), ospitata a San Lorenzo, e “Il Werkbund, 1907. Alle origini del design” (18 luglio – 10 ottobre), che trovò sede a Ca’ Pesaro. Altrettanto rilevante fu “Europa-America. Architettura urbana, alternativa suburbana” (31 luglio – 10 ottobre), ospitata nei Magazzini del Sale. Inoltre, nel 1978, gli sguardi si concentrarono su “Utopia e crisi dell’antinatura. Momenti delle intenzioni architettoniche in Italia” (2 luglio – 15 ottobre), allestita nuovamente nei Magazzini del Sale, consolidando così l’importanza di Venezia come centro di esplorazione e discussione architettonica.

Nel corso degli anni, la Biennale di Architettura ha continuato a crescere e ad evolversi, affrontando temi di rilevanza globale e ospitando mostre che hanno stimolato il dibattito e l’innovazione nell’ambito dell’architettura.

Nel quadriennio di presidenza di Giuseppe Galasso (1979-1982), venne istituita per la prima volta l’autonomia del Settore Architettura. Fu in questo periodo che Paolo Portoghesi fu incaricato della direzione. Il suo ingresso in scena avvenne dopo la realizzazione dell’imponente Teatro del Mondo da parte di Aldo Rossi (1979-1980). Nel 1980, il neo-direttore ebbe l’opportunità di guidare la prima Mostra Internazionale di Architettura conosciuta oggi come Biennale Architettura.

1980: “La presenza del passato” – Direttore: Paolo Portoghesi

La prima Biennale di Architettura, intitolata “La presenza del passato” e diretta da Paolo Portoghesi nel 1980, si focalizza sul movimento Postmoderno. Questo movimento critica il concetto di Moderno e propone una visione sincronica della Storia, permettendo agli architetti di attingere liberamente da forme, stili ed elementi decorativi del passato. La mostra centrale, denominata “Strada Novissima“, presenta venti facciate ideate da rinomati architetti, offrendo un’esperienza tattile dell’architettura. Questo evento segna l’ingresso della Biennale di Architettura nella scena internazionale, contribuendo al dibattito sul Postmoderno. Inoltre, la mostra include un omaggio a maestri del Novecento, una sezione dedicata a giovani architetti e una retrospettiva su Ernesto Basile, arricchendo ulteriormente la portata e l’influenza della manifestazione.

1982: “Architettura nei Paesi islamici”Direttore: Paolo Portoghesi

Nella seconda edizione della Biennale di Architettura, sempre guidata da Paolo Portoghesi, il Padiglione Italia si trasforma in un’ampia esposizione sull’Architettura dei Paesi Islamici dal secondo dopoguerra. Venezia diventa un luogo di dialogo tra Oriente e Occidente, anticipando tematiche future. Portoghesi evidenzia come la cultura islamica abbia influenzato l’architettura “occidentale” dal XIX secolo, contrapponendo la sua enfasi sul contesto ambientale e la funzione sociale all’austerità modernista. La mostra presenta progetti che uniscono tradizioni locali e tecnologie avanzate, con particolare attenzione a Hassan Fathy. Monografie dedicata a figure come Fernand Pouillon, Louis Kahn e Le Corbusier sono affiancate da proposte di restauro e riutilizzo di antichi edifici.

1985: “Progetto Venezia”- Direttore: Aldo Rossi

Nella terza edizione della Biennale di Architettura, guidata da Aldo Rossi, il titolo “Progetto Venezia” riflette l’attenzione al processo progettuale e all’ambientazione veneziana. Architetti affermati e giovani talenti sono chiamati a presentare idee per migliorare parti specifiche di Venezia e dintorni. La sfida di reinventare spazi in una città con radicate tradizioni antimoderne attira oltre 1.500 partecipanti da tutto il mondo. La proposta di ridisegnare il ponte dell’Accademia sul Canal Grande cattura particolarmente l’interesse, con soluzioni che spaziano da reinterpretazioni artistiche a momenti architettonici innovativi. L’energia e la diversità dei punti di vista raccolti in questa edizione dimostrano il livello di eccellenza raggiunto dal Settore Architettura della Biennale.

1986: “Hendrik Petrus Berlage. Disegni”- Direttore: Aldo Rossi

La quarta Biennale di Architettura, diretta da Aldo Rossi, si svolge un anno dopo l’edizione precedente e dedica la sua attenzione all’architetto Hendrik Petrus Berlage. In questa edizione, viene esposto il corpus di disegni del maestro olandese a Villa Farsetti, vicino a Venezia. La mostra riflette l’imperativo di Berlage di considerare l’edificio e la sua storia. L’evento conferma la volontà di interagire con il territorio e di rompere il ciclo biennale. Berlage, critico del Modernismo, enfatizza il legame tra l’architettura contemporanea e il passato. La mostra evidenzia anche le sue opere utopiche e la sua aspirazione a unire arte, architettura, storia e spazio. Dopo la Biennale, la mostra viaggia in diverse città europee (Amsterdam, Parigi e Berlino) per celebrare l’attualità e l’influenza di Berlage.

1991: “V Mostra Internazionale di Architettura”- Direttore: Francesco Dal Co

Nella quinta edizione della Biennale di Architettura, diretta da Francesco Dal Co nel 1991, si sottolinea l’importanza dell’internazionalità. La mostra si modella sul formato dell’Esposizione d’Arte, coinvolgendo i Padiglioni nazionali. Padiglioni come Austria, Stati Uniti, Svizzera e Norvegia presentano opere significative. In Italia, Dal Co seleziona 40 architetti degli anni ’90 per il Padiglione Italia. Un notevole risultato è il Padiglione del Libro di James Stirling. Inoltre, si evidenzia il legame tra la Biennale e Venezia attraverso concorsi e progetti di riqualificazione nel territorio cittadino.

1996: “Sensori del futuro. L’architetto come sismografo”- Direttore: Hans Hollein

Nella sesta edizione della Biennale di Architettura del 1996, diretta da Hans Hollein, l’evento mantiene l’approccio delle Partecipazioni nazionali, seguendo il modello delle arti visive. La mostra principale esplora il ruolo dell’architetto nell’interpretare il presente e proiettarlo nel futuro. Enfatizzò l’indipendenza degli architetti dagli schemi tradizionali grazie alle nuove tecnologie. Numerosi architetti di fama internazionale presentarono progetti innovativi per il futuro. Il Padiglione Italia ospitò una retrospettiva sull’architettura urbana radicale fino agli anni ’70 e una sezione dedicata ai giovani architetti italiani. Nel 1996, viene istituito il Leone d’Oro alla carriera, assegnato a Ignazio Gardella, Philip Johnson e Oscar Niemeyer.

2000: “Less aesthetics more ethics” – Direttore: Massimiliano Fuksas

Nella settima edizione della Biennale di Architettura, diretta da Massimiliano Fuksas, si rompe con l’approccio tradizionale. La mostra indaga a fondo la città contemporanea, con particolare attenzione alle megalopoli del XXI secolo e un’enfasi sull’etica nell’architettura anziché sull’estetica. Questo approccio risponde alle sfide delle trasformazioni urbane rapide e all’incremento delle disuguaglianze sociali. La mostra presenta tre gruppi tematici: Ambiente, Sociale e Tecnologico. Gli spazi dell’Arsenale e il Padiglione Italia ospitano architetti, artisti e fotografi che esplorano l’evoluzione delle metropoli, sottolineando la necessità di un approccio interdisciplinare per affrontare le sfide del presente.

2002: “Next”- Direttore: Deyan Sudjic

Nell’ottava edizione della Biennale di Architettura, chiamata “Next” e diretta da Deyan Sudjic, l’attenzione è posta sull’architettura del futuro. Si cerca di anticipare il modo in cui le nuove tecnologie e le innovazioni influenzeranno l’architettura in scala globale. La mostra esplora come progettisti e architetti utilizzino schizzi, modellini e nuove tecnologie per prevedere e affrontare le sfide dell’architettura futura. Inoltre, vengono esaminati approcci innovativi ai materiali da costruzione. La mostra è suddivisa in diverse sezioni tematiche che coprono vari aspetti dell’architettura contemporanea.

2004: “Metamorph” – Direttore: Kurt Walter Forster

La nona Biennale di Architettura, diretta da Kurt W. Forster, esplora il tema della metamorfosi nell’architettura contemporanea, spinta dalle nuove tecnologie e materiali. La mostra suddivisa in sette sezioni, tra cui “Trasformazioni” dedicata a quattro influenti architetti degli anni ’80, celebra l’interazione di elementi diversi che trasformano l’architettura. L’uso della tecnologia informatica da parte di Asymptote crea un design sinuoso e modulare alle Corderie dell’Arsenale, incarnando il concetto di metamorfosi. Presso il Padiglione Italia, fotografi e architetti presentano installazioni che permettono ai visitatori di sperimentare la metamorfosi in prima persona. Sono presenti anche mostre monografiche su importanti architetti del passato e del presente.

2006: “Città, Architettura e società” – Direttore: Richard Burdett

La decima Biennale di Architettura, con il tema “Città. Architettura e società”, esplora le sfide affrontate dalle “città globali” in continua crescita, concentrandosi su tematiche come l’emigrazione, la mobilità, lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale. L’esposizione analizza il ruolo cruciale degli architetti e dell’architettura nel plasmare contesti urbani democratici e sostenibili, esaminando le interazioni tra città, architettura e abitanti. La mostra presenta esperienze urbane di 16 grandi città in tutto il mondo e offre un manifesto per le città del ventunesimo secolo, promuovendo un mondo più sostenibile e equo. Inoltre, presenta due sezioni collaterali focalizzate sul Sud italiano, esplorando le dinamiche urbane e portuali.

2008: “Out there: architecture beyond building” – Direttore: Aaron Betsky

L’undicesima Mostra Internazionale di Architettura, intitolata “Out There: Architecture Beyond Building”, si concentra sull’architettura come un concetto più ampio e liberato dagli edifici fisici. L’obiettivo è esplorare e comprendere meglio il nostro mondo moderno attraverso installazioni site-specific, visioni ed esperimenti anziché attraverso edifici tradizionali. L’architettura è vista come il modo di pensare e di parlare sugli edifici, rappresentarli e realizzarli, piuttosto che semplicemente come l’atto del costruire edifici fisici. L’allestimento presenta una serie di installazioni di grandi dimensioni e site-specific che esplorano come ci si possa sentire “a casa” nel mondo. Inoltre, vengono esposte visioni progettuali su Roma e la sua periferia, insieme a lavori di architetti sperimentali e studi che si sono concentrati sulla sperimentazione nell’architettura.

2010: “People meet in Architecture” – Direttore: Kazuyo Sejima

La dodicesima Biennale Architettura ha coinvolto 44 partecipanti da tutto il mondo, tra studi, architetti, ingegneri e artisti. L’evento si è svolto al Padiglione Centrale ai Giardini e all’Arsenale, formando un percorso espositivo unificato. Ogni partecipante ha interpretato il tema in modo autonomo, esprimendo le proprie visioni sull’architettura e creando scenari di interazione tra ambiente e società. La mostra ha attirato un numero record di visitatori, con un totale di 170.801 persone durante le 12 settimane di apertura. L’obiettivo era aprire l’architettura a nuovi punti di vista sulle relazioni tra le persone, come dichiarato dalla curatrice Kazuyo Sejima.

2012: “Common Ground” – Direttore: David Chipperfield

La tredicesima Biennale Architettura, curata da David Chipperfield, ha attratto oltre 178.000 visitatori, confermando il ruolo centrale della Biennale di Venezia nell’ambito dell’architettura. La mostra si è svolta in un percorso espositivo di 10.000 metri quadri, dall’Arsenale al Padiglione Centrale dei Giardini, presentando 69 progetti di architetti, fotografi, artisti, critici e studiosi. Molti partecipanti hanno creato installazioni originali e opere appositamente per l’evento, collaborando con altri colleghi per esplorare il concetto di “Common Ground” (Terreno Comune). L’obiettivo del curatore era sottolineare l’importanza dell’influenza e della continuità nel panorama architettonico, promuovendo idee condivise come fondamento di una cultura architettonica.

2014: “Fundamentals” – Direttore: Rem Koolhaas

La Mostra, curata da Rem Koolhaas, ha esplorato l’architettura attraverso il tema “Absorbing Modernity 1914-2014,” coinvolgendo 66 padiglioni nazionali. Inoltre, è stata presentata un’analisi degli elementi architettonici fondamentali utilizzati universalmente (Elements of Architecture), e la sezione Monditalia ha affrontato le complessità della realtà italiana. La mostra è stata arricchita da discussioni, incontri e dibattiti, durando 6 mesi e attirando oltre 228.000 visitatori, di cui il 45% erano giovani e studenti. Gli studenti in gruppo rappresentavano il 20% del pubblico complessivo.

2016: “Reporting from the Front” – Direttore: Alejandro Aravena

La 15ª Mostra Internazionale di Architettura, intitolata “REPORTING FROM THE FRONT”, è stata una rassegna che ha esplorato il ruolo dell’architettura di fronte alle sfide della società contemporanea. La mostra ha messo in luce l’importanza dell’architettura nel plasmare i luoghi in cui viviamo, sottolineando che va oltre la semplice estetica ed è influenzata da molteplici fattori, tra cui regolamentazioni, interessi economici e politiche. È emersa la necessità di affrontare queste sfide in molteplici ambiti, dalla dimensione pratica a quella emotiva, per migliorare la qualità della vita umana. Inoltre, è stata enfatizzata l’importanza di integrare diverse dimensioni dell’architettura anziché focalizzarsi solo su una. La mostra ha condiviso esempi concreti di professionisti che affrontano queste sfide in modo creativo, dimostrando come l’architettura possa fare una differenza significativa in vari aspetti della vita umana.

2018: “Freespace” – Direttori: Yvonne Farrell e Shelley McNamara

La sedicesima Biennale Architettura ha affrontato il tema dello spazio ispirandosi al Manifesto FREESPACE del 2017. Questo evento, svoltosi tra il Padiglione Centrale, l’Arsenale e due sezioni speciali, ha presentato il lavoro di 71 partecipanti. Il manifesto ha guidato l’intera mostra, stimolando architetti provenienti da tutto il mondo a esplorare il concetto di “FREESPACE” nei loro progetti. La mostra ha evidenziato il legame unico tra la Biennale e la città di Venezia, cercando di integrare l’atmosfera veneziana nell’esperienza dell’architettura. È stata un’occasione per riflettere sulla continuità e sull’importanza dell’insegnamento nell’architettura.

La diversità e l’impegno degli architetti da tutto il mondo sono stati elogiati, con un’attenzione particolare al concetto di “Terra come cliente”. La parola “FREESPACE” è stata oggetto di un’ampia riflessione globale, cercando di esplorare il potenziale contributo dell’architettura alla società attraverso il linguaggio dello spazio.

2021: “How we will live together?” – Direttori: Hashim Sarkis

La diciassettesima Biennale Architettura di Venezia, curata da Hashim Sarkis, si è tenuta dal 22 maggio al 21 novembre 2021. Con il tema “How will we live together?”, la mostra ha esplorato il futuro dell’umanità attraverso un approccio curatoriale che ha cercato di coinvolgere i visitatori in una riflessione sulla convivialità, le sfide globali e il ruolo dell’architettura nel plasmare il nostro vivere collettivo. Sarkis ha enfatizzato l’importanza del concetto di “insieme” e la necessità di ripensare gli spazi abitativi per rispondere alle nuove esigenze delle comunità. Ha rappresentato un momento di profonda riflessione sull’architettura e la sua responsabilità nell’indirizzare il futuro in modo collaborativo.

2023: “The Laboratory of the Future”; Curatrice della mostra: Lesley Lokko

La diciottesima Biennale Architettura, chiamata “The Laboratory of the Future,” affronta il tema dell’essere “agenti di cambiamento” nell’ambito dell’architettura. La mostra si suddivide in sei parti, coinvolgendo 89 partecipanti, di cui più della metà proviene dall’Africa o dalla diaspora africana. Si pone l’accento sull’equilibrio di genere, sull’età dei partecipanti e sul cambiamento nel panorama della produzione architettonica. La mostra esplora il concetto di “cambiamento” e affronta questioni come la decolonizzazione, la decarbonizzazione, e la diversità nella pratica architettonica.

La struttura della mostra comprende diverse sezioni, tra cui il Padiglione Centrale ai Giardini, l’Arsenale, e Forte Marghera, con opere rappresentative di practitioner africani e della diaspora africana. Oltre a ciò, la mostra presenta i “Progetti Speciali della Curatrice” e i “Partecipanti Speciali,” che esaminano il rapporto tra architettura e memoria, cambiamento climatico, pratiche territoriali e produzione alimentare, nonché il ruolo di genere nell’architettura.

Inoltre, “Guests from the Future” presenta giovani practitioner di colore emergenti, offrendo uno sguardo sul futuro dell’architettura e sulle sfide e ambizioni che essi affronteranno. La mostra si impegna a espandere la definizione tradizionale di architettura, abbracciando forme ibride di pratica e collaborazione.

Il Biennale College Architettura, un programma didattico che coinvolge docenti internazionali e studenti provenienti da tutto il mondo, è una novità assoluta in questa edizione. L’obiettivo della mostra è promuovere il cambiamento attraverso la riflessione critica e l’immaginazione creativa nell’ambito dell’architettura. La mostra è stata realizzata con il contributo di assistenti della Curatrice, esperti grafici e critici internazionali.

Le criticità della Biennale Architettura

La Biennale di Architettura, un evento di rilevanza mondiale nel campo dell’architettura, è stata oggetto di dibattito e critica per diverse ragioni. Nonostante rappresenti un’occasione unica per esplorare le ultime tendenze e innovazioni nel mondo dell’architettura, questa manifestazione ha dovuto affrontare una serie di sfide.

Tante le domande fondamentali sulla sua accessibilità, la sua rilevanza nella società contemporanea e la sua capacità di influenzare il dialogo pubblico e il cambiamento.

In questo contesto, esamineremo attentamente alcune delle principali critiche rivolte alla Biennale di Venezia nell’ambito dell’architettura e delle mostre ad essa collegate.

Target e Terminologia Esclusiva (“archetittese”)

Uno dei principali problemi della Biennale è la sua eccessiva “targhetizzazione”. Il pubblico sembra essere principalmente composto da architetti e giovani studenti. La terminologia utilizzata non è inclusiva, rendendo difficile l’accesso e la comprensione per chi non fa parte di questa cerchia.

Il pubblico non esperto che visita la Biennale Architettura, a differenza della Biennale Arte, spesso non dispone delle conoscenze specializzate necessarie per comprenderla appieno.

Modalità di Esposizione ed Eccessiva Autopromozione

La modalità di esposizione dei progetti è autoreferenziale. Sebbene ci sia un tema centrale, spesso viene affrontato attraverso una serie di progetti autocelebrativi che sembrano forzare il tema pur di partecipare e ottenere visibilità. Questo porta a una mancanza di coesione e di profondità nel trattamento del tema. Molte esposizioni sembrano più interessate a mostrare il proprio lavoro piuttosto che a esplorare davvero il tema in questione. Questo approccio tende a monopolizzare l’attenzione, trascurando il dialogo e l’apertura al tema della mostra stessa.

Differenze tra Design, Arte, Moda e Architettura

Le differenze tra Design, Arte, Moda e Architettura sono cruciali per capire perché l’architettura a volte sembra distante dal pubblico rispetto alle altre discipline creative.

L’arte si basa sull’emozione e l’interpretazione personale, rendendola accessibile a tutti. Moda e design producono oggetti tangibili con linguaggi visivi chiari, facilitando la comunicazione e utilizzando efficacemente i social media e il marketing.

Al contrario, l’architettura crea spazi complessi che richiedono una comprensione più profonda. La mancanza di chiarezza e comunicazione ha creato una divisione tra l’architettura e il pubblico, limitandone la risonanza internazionale. Mentre eventi come le mostre d’arte, le fashion week e le design week hanno guadagnato visibilità globale, il formato della Biennale Architettura sembra non essere stato in grado di superare i confini italiani. Questo ha portato alla mancanza di una pluralità di figure riconosciute a livello internazionale nella scena architettonica, contribuendo a una percezione di staticità e mancanza di innovazione nel settore.

Mancanza di Coinvolgimento Pubblico

La Biennale sembra incapace di coinvolgere il pubblico al di fuori del settore dell’architettura. Anche se l’architettura ha il potenziale per affrontare le sfide attuali e contribuire alla società. Manca un dialogo pubblico significativo e l’architettura rimane un argomento di nicchia.La Biennale Architettura ha avuto un impatto limitato sulle discussioni pubbliche. Prendiamo ad esempio la figura di Greta Thunberg, che ha focalizzato l’attenzione globale sulla sostenibilità mentre le soluzioni degli architetti sono inascoltate.

Staticità – “una scatola chiusa

La Biennale sembra stagnante e poco influente nel contesto attuale. Le discussioni e i dettagli presentati raramente portano a miglioramenti concreti nei temi affrontati. La mancanza di impatto nella società e nel mondo è evidente. L’architettura sembra essere superata dall’arte (il successo della Biennale Arte o Cinema è senza dubbio maggiore) in termini di capacità di generare conversazioni e riflessioni. A differenza del Salone del Mobile e del Fuorisalone, il luogo della Biennale Architettura contribuisce in minima parte a integrarla con il resto della città, rendendola percepita come un evento chiuso o una scatola chiusa.

Decadenza degli Archistar, verso la de-globalizzazione

La Biennale ha contribuito a creare il culto delle “archistar”, ma oggi sembra che queste figure stiano perdendo rilevanza sulla scena internazionale. La de-globalizzazione nell’architettura si riflette anche nella scelta dei curatori delle mostre (spesso impopolari), che spesso optano per nomi meno noti, contribuendo così a creare un divario ancora più ampio tra il pubblico e l’evento. Questo fenomeno è parte di un cambiamento più ampio in corso nella disciplina architettonica. L’attenzione si sta gradualmente spostando da una visione globale a una più regionale e locale. Le influenze culturali e sociali specifiche giocano un ruolo centrale nella progettazione e nell’interpretazione dell’architettura.

Mancanza di Architettura

Nonostante le molte idee presenti, la Biennale sembra soffrire di una mancanza di vera architettura. Molti progetti sembrano concentrarsi più sui concept che sulla pratica architettonica concreta.

Le discussioni e dettagli presentati per migliorare i temi affrontati nella Biennale Architettura spesso cadono nell’oblio, senza lasciare un impatto significativo nel mondo dell’architettura o nella società in generale. Questo si traduce in una mancanza di dibattito pubblico e interesse a livello internazionale. A differenza di altri settori come l’arte o la moda, l’architettura ha difficoltà a generare conversazioni al di fuori dei circoli accademici e professionali. Gli sforzi per promuovere il dibattito sono principalmente portati avanti da architetti, professori, studenti e esperti del settore. I temi hanno un impatto limitato poiché faticano a coinvolgere chi non è direttamente coinvolto nell’architettura.

Risvegliare l’Architettura dalla stasi: proposte di rinnovamento

L’architettura, con la sua maestosità e il suo impatto sulla vita quotidiana, dovrebbe essere un argomento di discussione accessibile a tutti. Tuttavia, troppo spesso, questo non avviene.

L’architettura sembra avvolta in un linguaggio chiuso e criptico, che la rende comprensibile solo per una cerchia ristretta di iniziati. Al contrario, l’arte, il design e la moda riescono a comunicare in modo più diretto ed efficace con un pubblico ampio.

Abbiamo cercato di esplorare le sfide che l’architettura dovrà affrontare nel coinvolgere il pubblico, da cui sono emerse alcune proposte che propongono un nuovo approccio per rendere l’architettura più accessibile e coinvolgente per tutti.

Sfida dell’Accessibilità: Rompere le barriere dell’architettura come linguaggio chiuso

L’architettura appare come un linguaggio chiuso, difficile da comprendere per il pubblico in generale. La vera sfida oggi è quella di rendere l’architettura più accessibile e alla portata di tutti.

I suoi messaggi devono essere trasmessi in modo più efficace, aprendo quella che oggi sembra essere una scatola chiusa: la Biennale di Architettura a Venezia.

Ognuno di noi contribuisce in qualche modo all’architettura e quindi fondamentale allargare il campo, portando l’architettura in luoghi diversi, senza però dimenticare Venezia come sede centrale.

Le esposizioni dovrebbero essere organizzate in tutto il mondo, con installazioni e progetti diffusi nelle città, in modo che ovunque si vada, ci si imbatta in messaggi architettonici, anziché relegarli a una sola “scatola” a Venezia.

Un modello da seguire potrebbe essere il successo delle settimane della moda e del design, che si sono diffusi in molte città globali. La Biennale potrebbe diventare il vero “teatro del mondo” seguendo l’ispirazione di Aldo Rossi, o prendere spunto dall’esempio del 1986 quando la mostra su Berlage, curata da Portoghesi, fu itinerante, spostandosi ad Amsterdam, Parigi e Berlino.

Comunicare l’Architettura: Sfruttare gli strumenti moderni 

Molti progetti architettonici di valore rimangono sconosciuti al pubblico perché spesso manca una comunicazione efficace.

Una possibilità sarebbe quella di istituire targhe o segnaletiche che identificano i progetti architettonici della Biennale di Venezia. Questo tipo di segnalazioni potrebbe aiutare le persone a comprendere l’importanza di questi progetti, creando una sorta di museo all’aperto.

Oggi, grazie alla tecnologia, si potrebbe anche pensare a una mappatura online dei migliori progetti architettonici degli anni precedenti. Questa mappa digitale potrebbe fungere da risorsa culturale accessibile a tutti, permettendo alle persone di esplorare l’architettura in spazi pubblici o privati.

Inoltre, non bisogna concentrarsi solo sull’esposizione finale, ma raccontare l’intero processo, dalla fase di organizzazione all’esposizione. Questo tipo di storytelling può generare interesse, fedeltà e coinvolgere un pubblico più vasto.

Infine, coinvolgere i produttori e le imprese che contribuiscono all’architettura potrebbe essere un passo importante. Non solo gli architetti, ma anche i team di professionisti che lavorano ai progetti dovrebbero ricevere riconoscimento. Oggi a un progetto partecipano tante figure che determinano la buona riuscita.

Un esempio di questa apertura fu rappresentata dalle città delle Torri è la sezione della biennale di Deyan Sudjic dove si intraprense la collaborazione con Alessi per chiedere agli architetti più prestigiosi di realizzare un modello del grattacielo di 100 metri in scala 1:100.

Una Pluralità di Voci: Superare il culto delle “archistar” e dare spazio a tutti

L’architettura deve rompere con il culto delle “archistar” e abbracciare una pluralità di voci e prospettive. Mentre settori come la moda hanno stilisti e designer, l’architettura spesso si affida a un singolo curatore, il cui tema diventa il fulcro dell’evento. Questo approccio limitato può limitare la diversità e l’innovazione nell’architettura.

Invece, dovrebbe essere adottato un approccio più aperto, coinvolgendo una varietà di curatori e influenze. L’architettura dovrebbe essere diretta come un’orchestra, con molteplici voci contribuenti alla composizione complessiva. Ciò consentirebbe di esplorare una gamma più ampia di temi e approcci, evitando di concentrarsi su una sola visione.

Inoltre, il processo di selezione del tema potrebbe coinvolgere una vasta gamma di attori, tra cui università, aziende, scrittori, artisti, designer e altre figure creative. Questa collaborazione porterebbe a temi più diversificati e a una discussione più ampia sull’architettura.

Mentre nella moda le tendenze emergono dopo le sfilate, nell’architettura questo non avviene. Non dovrebbe essere evidenziati i temi prima di ricevere le proposte dei professionisti. Un approccio dall’alto, impostando un tema predefinito, spesso limita la creatività e non promuove il dialogo significativo.

Pensate alle operazioni come le “Emerging Voices“, volute da Hans Hollein nel 1996. Tra i partecipanti a queste operazioni c’era Kazuyo Sejima, che successivamente diventerà curatrice. Oppure quando Hollein creò anche la sezione “Radicals” per documentare le esperienze radicali dell’architettura urbana dagli anni Cinquanta agli anni Settanta.

L’Architettura come linguaggio senza tempo e limiti

L’architettura è un linguaggio unico che va oltre la costruzione di edifici fisici. Si basa su leggi, regole e il trascorrere del tempo. Questa caratteristica intrinseca rende l’architettura intrinsecamente “senza tempo” capace di durare attraverso le epoche.

Tuttavia, l’architettura oggi è confinata agli edifici fisici. L’architettura è spesso intrappolata in regolamenti e restrizioni accumulate nel corso degli anni. Invece di incoraggiare, queste restrizioni spingono molte persone verso l’abusivismo spontaneo, limitando la creatività architettonica. L’architettura oggi vive in una gabbia.

L’invito di Aaron Betsky nel 2008 con “Out There” cercava di spostare l’attenzione dall’edificio fisico all’architettura come concetto più ampio. Questo approccio va intrapreso per contribuire a trasformare la Biennale in un luogo in cui gli architetti posso esprimersi in molteplici forme, visioni e esperimenti. Pensate al digitale e alla mancata opportunità. Oggi la prima Biennale di Architettura del Metaverso è a Dubai.

Solo attraverso l’innovazione, la Biennale di Architettura potrà trasformarsi in un luogo in cui “la gente incontra l’architettura” (“people meet architecture” – Sejima), diventando così un crocevia di idee e fonte di ispirazione.

3 commenti su “Il flop della Biennale Architettura ”

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