Il viaggio letterario in Sardegna tra memoria, radici e immaginazione
Nella seconda giornata della Milano Fashion Week, Antonio Marras presenta la collezione SS26 in una location già familiare al pubblico delle passerelle, la stessa che aveva accolto il debutto di The Attico. Lo spazio, carico di stratificazioni, cresce di significato insieme al brand, diventando palcoscenico di una narrazione sempre più matura e articolata.
Lo stilista non si risparmia: porta in scena un numero consistente di look, offrendo al pubblico una collezione che non è solo moda, ma racconto e memoria. L’energia dello show rispecchia un percorso di espansione che nell’ultimo anno ha visto il marchio consolidarsi con nuove aperture a Bari, a New York e nella prestigiosa via Montenapoleone a Milano.
Parallelamente, Marras ha rafforzato il suo immaginario con la campagna FW25, ambientata ad Alghero, la città che più di tutte custodisce la sua identità creativa. Qui la stratificazione di culture mediterranee diventa paesaggio e simbolo di una visione senza confini. A interpretare questa dimensione è Sharon Stone, scelta come protagonista e ambasciatrice di un progetto che coniuga memoria, radici e natura con uno sguardo internazionale. La sua presenza incarna lo spirito stesso del marchio: una femminilità colta, intensa e cosmopolita che mantiene saldo il legame con le origini.
Alghero come culla creativa
Per comprendere la collezione SS26 bisogna partire da Alghero, città natale dello stilista, che ritorna costantemente come fonte d’ispirazione e scenario ideale di un immaginario intriso di mediterraneità. È qui che Marras intreccia il ricordo della sua terra con le suggestioni letterarie che da sempre alimentano la sua ricerca.
La passerella immagina un incontro inedito: le figure del circolo di Bloomsbury, con Virginia Woolf e Katherine Mansfield, arrivano in Sardegna e scoprono l’isola come luogo di fascinazione e di racconto. Questo dialogo ideale tra intellettuali inglesi e tradizione sarda diventa la chiave per comprendere una collezione che si sviluppa come la trama di un romanzo, in cui ogni abito è una pagina e ogni dettaglio un frammento di memoria.
La scenografia della sfilata ha amplificato questa sensazione: cumuli di calce bianca incastonati di libri, tele bianche da dipingere e oggetti che richiamano l’idea del racconto hanno trasformato lo spazio in un laboratorio di immaginazione, quasi un atelier all’aperto sospeso tra realtà e sogno.
Tradizione e contemporaneità
Uno degli elementi più distintivi della collezione è il dialogo tra i costumi tradizionali sardi e la sartorialità contemporanea. Antonio Marras inserisce pezzi autentici o dettagli originali all’interno di abiti moderni, senza mai tradirne l’essenza. In alcuni casi i costumi sono stati presentati nella loro forma originaria, riconosciuti come patrimonio culturale troppo prezioso per essere modificato.
Questa scelta rende la collezione non solo un esercizio stilistico ma anche un atto di preservazione culturale. Il risultato è un insieme di capi che non si limitano a evocare il folklore, ma lo trasformano in materia viva, parte integrante della moda di oggi. L’apparizione di un vero pastore sardo in passerella ha rafforzato questo legame tra autenticità e racconto, riportando la narrazione a una dimensione concreta e radicata.
Colori, tessuti e volumi
La palette cromatica si apre con sfumature tenui e luminose, dal lilla all’écru, che creano un’atmosfera soffusa e quasi pittorica. A queste si intrecciano progressivamente contrasti più decisi: quadri e righe jacquard, damaschi e pizzi, patchwork di tessuti diversi e persino inserti di pelliccia ecologica. Ogni look sembra costruito come un mosaico, dove elementi eterogenei si compongono con naturalezza in un equilibrio armonico e sorprendente.
Le silhouette seguono lo stesso principio di dialogo tra opposti. Da un lato ci sono forme leggere e fluide, con volant, drappeggi e pieghe che creano movimento e morbidezza; dall’altro compaiono linee più definite e architettoniche, pensate per dare struttura e forza al corpo. Grandi vestaglie dal sapore hollywoodiano si alternano a tailleur maschili dal taglio rigoroso, mentre caban e giacche sagomate si ammorbidiscono grazie a veli trasparenti, quasi acquarellati.
Non esiste un confine netto tra guardaroba maschile e femminile: gli stessi tessuti si prestano a interpretazioni differenti, adattandosi ai due mondi senza gerarchie. È una moda che cancella le barriere di genere e celebra la libertà di espressione come principio fondante della collezione.
Il romanzo visivo di Marras
La collezione SS26 si apre come un romanzo visivo, un intreccio complesso e affascinante in cui la Sardegna diventa il palcoscenico di una narrazione senza confini. Antonio Marras trasforma la passerella in un luogo dove radici, letteratura e memoria si fondono per dare vita a una moda che non si limita a vestire, ma invita a vivere un’esperienza culturale.
Ogni abito è una pagina di questo racconto, intrisa del sapore autentico della tradizione e illuminata dalla freschezza della sperimentazione contemporanea. Il passato e il presente dialogano senza contrasti, costruendo un equilibrio che rende lo show uno dei momenti più intensi della Milano Fashion Week. Non un semplice esercizio di stile, ma un atto poetico capace di trasformare il gesto quotidiano del vestire in una narrazione da indossare.

