La Moda e il Mercato del Lusso in Italia

Sfide, Opportunità e il Futuro del Made in Italy

Il mercato della moda in Italia, secondo l’ISTAT del 2024, conta ben 60.000 imprese.

Questo settore rappresenta un’importante parte del manifatturiero italiano, con circa 500.000 addetti, che costituiscono il 12% della forza lavoro totale.

Tuttavia, nonostante la solidità strutturale, il fatturato complessivo del mercato italiano, che lo scorso anno ammontava a 120 miliardi di euro, è previsto scendere sotto i 100 miliardi quest’anno.

L’Export del Made in Italy

L’export continua a svolgere un ruolo cruciale nel panorama economico italiano. Nel 2023, il settore ha generato circa 100 miliardi di euro attraverso vendite all’estero, con il 60% destinato a paesi extra-UE.

Questo dato sottolinea l’attrattività del Made in Italy, che continua a essere un simbolo di qualità e prestigio nel mondo.

La Forza del Made in Italy

La forza del Made in Italy si fonda su un tessuto imprenditoriale solido e su filiere complete. Queste filiere coprono ogni fase della produzione, dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla realizzazione finale dei prodotti. Le piccole e medie imprese (PMI) sono un elemento fondamentale di questo panorama, rappresentando oltre l’80% delle aziende nel settore.

Tuttavia, i grandi brand in Italia, che ammontano a 26, generano solo il 20% del fatturato totale, equivalenti a 500 milioni di euro. La maggior parte di questi brand è sotto il controllo di gruppi francesi, evidenziando una certa perdita di autonomia del settore.

Il resto del mercato è composto da una miriade di brand di dimensioni più piccole. Solo l’1% delle imprese supera i 100 milioni di euro di fatturato, mentre il 40% genera meno di un milione di euro.

Nel dettaglio, ci sono 40.000 imprese attive nel tessile e abbigliamento, e altre 13.000 nella filiera della pelle e accessori. In particolare, 6.600 si occupano di calzature, 4.900 di pelletteria e 1.700 di conceria.

Sfide e Opportunità nel Settore Moda

Attualmente, il settore moda sta attraversando una fase di forte cambiamento.

Questo è dovuto alla crescente richiesta del mercato del lusso e alle crisi geopolitiche che possono compromettere la stabilità economica delle aziende.

La pandemia ha causato una flessione dei fatturati compresa tra il 25% e il 30%, aggravando i problemi di liquidità e indebitamento.

Necessità di Cambiamento Generazionale

È urgente un cambio generazionale sia nei leader aziendali che nelle figure professionali qualificate. Le aziende devono investire per adeguarsi a normative di sostenibilità e innovazione digitale. I grandi gruppi stanno aumentando la verticalizzazione e l’insourcing, puntando su investimenti nelle eccellenze produttive italiane. Emergono anche progetti di aggregazione tra PMI per aumentare la competitività e sfruttare sinergie.

Il settore della moda, pur essendo uno dei più inquinanti al mondo, sta iniziando a muoversi verso pratiche di produzione più responsabili. Tuttavia, esiste una grave mancanza di figure professionali necessarie per sostenere la crescita del settore. Le aziende devono quindi investire in tecnologia e innovazione per attrarre e formare nuovi talenti.

Le PMI devono irrobustirsi e affrontare le sfide del mercato, migliorando la loro integrazione e capacità di innovazione. È fondamentale avere una rappresentanza forte e qualificata a livello europeo per difendere le specificità del sistema moda italiano.

Futuro delle Filiere Moda Italiane

Il futuro delle filiere moda italiane richiede un’evoluzione significativa. Le aziende devono:

  • Integrare verticalmente i processi produttivi.
  • Attrarre e formare giovani professionisti.
  • Investire in tecnologia e sostenibilità.
  • Collaborare per affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo.

Sostenibilità Economica della Filiera

Attualmente, esiste un divario significativo tra i brand di alta gamma e le aziende della filiera produttiva. La maggior parte delle imprese presenta un EBIT (Earnings Before Interest and Taxes) inferiore al 10%. Questo indicatore misura la redditività operativa di un’azienda, escludendo l’impatto delle decisioni finanziarie e delle variabili fiscali.

Dal 2019, la filiera italiana ha visto una diminuzione della sua utilità, scendendo sotto la soglia minima necessaria per investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. Questo gap valoriale indebolisce l’intero settore, inducendo pratiche irregolari come subappalti e produzioni non conformi.

Il tessile e il confezionamento hanno un EBIT che arriva quasi all’8%, mentre la calzatura è in peggioramento, con un EBIT che si attesta all’1%. Le aziende che lavorano con marchi come Louis Vuitton, Chanel ed Hermès vedono aumentare il proprio EBIT, ma questa opportunità non è alla portata di tutti.

L’Italia: Paese della Pluralità e degli “Sleeping Brands”

L’Italia è caratterizzata da un gran numero di piccole e medie aziende, che rappresentano la vera forza del settore. Oltre alle startup, esistono brand definiti “sleeping”. Questi brand, pur essendo presenti nel mercato italiano, non riescono a realizzare il loro pieno potenziale e non sono sufficientemente attivi o visibili.

L’heritage delle aziende italiane è un valore fondamentale. Per continuare a rappresentare esclusività, creatività ed eccellenza, i piccoli brand devono acquisire rapidamente nuove competenze, che vanno oltre l’ambito digitale, per stare al passo con le trasformazioni in corso nella moda.

Tuttavia, la filiera non viene considerata strategica dai governanti, a causa della sua frammentazione e della scarsa rappresentanza. Si tende a puntare su filiere strategiche più visibili, legate alla tecnologia, alla sostenibilità e all’innovazione.

Sono nate alcune realtà virtuose di aggregazione per i produttori, come il Gruppo Florence, Pattern Group e Minerva Hub. Tuttavia, sul lato dei brand, non si sono sviluppate aggregazioni simili, indebolendo ulteriormente il settore.

Il Progetto Canova

Il Progetto Canova nasce da una suggestione e viene sostenuto da Flavio Sciuccati, senior partner di The European House-Ambrosetti, una società di consulenza e advisory strategica. L’idea è di riportare in Italia l’heritage del Made in Italy, proprio come avvenne nel XIX secolo quando Papa Pio VI incaricò Antonio Canova di riportare le opere d’arte trafugate dai francesi e da Napoleone. Grazie a questo sforzo, ben 250 sculture tornarono in Italia.

Alla luce della situazione attuale, è necessario riportare il patrimonio del Made in Italy, specialmente per i brand di fascia alta. Questa operazione mira a rilanciare l’occupazione, il fatturato e quindi l’EBIT. Inoltre, si tratta di riconsiderare in termini di creatività e competitività il tessuto imprenditoriale italiano.

L’operazione di re-shoring dei brand è vista come una strategia chiave per tutelare l’intera filiera. Oggi, tutti i distretti della moda rendono l’Italia il primo polo industriale mondiale nel mercato del lusso. Brand come Gianfranco Ferré e Gherardini sono tra quelli che aspettano questa riscoperta. Un altro punto di interesse è l’imminente vendita di Versace, con Tapestry che intende acquisire Capri Holdings, che comprende oltre a Versace anche Michael Kors e Jimmy Choo.

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