La levità come codice: tra strutture aeree e sartoria fluttuante

Nel pieno della settimana della moda maschile di Milano, segnata da un caldo torrido che ha messo alla prova pubblico e addetti ai lavori, Pronounce ha portato in passerella una collezione che ha fatto della leggerezza un manifesto. La SS26 del brand firmato da Yushan Li e Jun Zhou è stata concepita come un atto di distacco dal peso del mondo, un’esplorazione tecnica ed estetica della leggerezza come linguaggio progettuale.

L’ispirazione dichiarata — gli aquiloni cinesi tradizionali, oggetti a metà tra ingegneria e simbolismo — ha attraversato l’intera collezione. Ma non si è trattato di una semplice suggestione decorativa: l’intero impianto stilistico ha ricalcato la logica di costruzione degli aquiloni, trasformando funzioni tecniche in soluzioni sartoriali innovative.

Leggerezza strutturale: tessuti, tagli e tensioni

I capi sfilati sembravano sospesi, animati da un vento invisibile. Questo effetto non era solo una questione di styling: derivava da una sapiente scelta dei materiali — seta effetto paracadute, voile trasparente, cotone organico e un nylon riciclato recuperato dagli oceani — che contribuivano a creare silhouette fluttuanti, aperte, ma perfettamente calibrate.

I pantaloni a vita bassa lasciavano scoperte porzioni di addome, mentre le giacche cropped interrompevano la verticalità classica del tailoring per suggerire nuove proporzioni. Le camicie erano leggere come veli, scivolavano sul corpo o venivano fermate con nodi e lacci in sostituzione dei bottoni. Ogni dettaglio — dai sistemi di chiusura alle cuciture a vista — faceva riferimento alla tensione strutturale degli aquiloni, traducendola in una grammatica del gesto e della funzione.

Una palette aerea, pensata per costruire il guardaroba

La forza della collezione risiedeva anche nella sua palette cromatica atmosferica. I look si succedevano secondo un gradiente cromatico pensato come un percorso visivo: dai beige polverosi ai toni vegetali, passando per l’avorio, il khaki chiaro, l’azzurro desaturato e le sfumature metalliche appena accennate. I colori non dominavano mai il capo, ma si fondevano con il materiale, suggerendo un’idea di dissolvenza e trasparenza che rafforzava l’immaginario della collezione.

Non era difficile immaginare ogni look nella vita reale. La collezione sembrava progettata come un sistema modulare, dove ogni capo — trench, top, pantalone, blouson — poteva essere combinato con gli altri in infinite variazioni coerenti. Un guardaroba pensato per essere costruito nel tempo, con un’identità forte ma flessibile.

L’artigianalità ridisegnata: dal decoro alla funzione

Un tempo riconoscibile per l’uso di dettagli complessi e decorativi, come frange oversize e ricami scultorei, Pronounce ha scelto per la SS26 una strada più asciutta. Il lavoro artigianale non è scomparso, ma si è fatto più funzionale, quasi invisibile. I dettagli in corda, cifra stilistica del brand, sono rimasti ma integrati nella costruzione del capo.

La collaborazione con l’artista Undetected ha portato in passerella cinture-scultura realizzate con pietre orientali, fissate su fettucce tessili o corde tecniche. Questi accessori non solo completavano il look, ma ne erano parte integrante, rafforzando la metafora dell’aquilone e aggiungendo profondità materica all’insieme.

Il momento giusto per cambiare rotta

Questa nuova direzione non rappresenta una rottura ma un’evoluzione. Se le collezioni precedenti avevano una fisicità intensa, fatta di stratificazioni dense e texture pesanti, la SS26 è un’esplorazione della sottrazione. Ma è una sottrazione pensata, consapevole, frutto di una maturità progettuale evidente. Il brand non rinuncia alla sua identità, ma la rielabora con una sensibilità nuova, in sintonia con un’estate sempre più estrema e con un uomo contemporaneo in cerca di respiro, mobilità, fluidità.

La sfilata è risultata coesa, precisa, senza momenti di cedimento. Ogni uscita rafforzava la narrativa centrale. Nessun effetto teatrale, nessun colpo di scena forzato. Solo una sequenza ordinata, fluida, armonica — proprio come una serie di aquiloni in volo, ognuno con la propria traiettoria, ma legato agli altri da una struttura invisibile.

Una collezione che costruisce, non impone

Alla fine dello show, l’impressione era quella di aver assistito a qualcosa di raro: una collezione tecnica ma poeticavendibile ma raffinatastilisticamente ambiziosa ma coerente con la realtà. Pronounce SS26 non solo funziona, ma rappresenta un modello di come il menswear può evolversi senza perdere rigore o profondità. È una moda che non impone un’identità, ma la costruisce con intelligenza.

In una stagione segnata da eccessi climatici e stilistici, Pronounce ha offerto un’alternativa credibile e sofisticata. La leggerezza, in fondo, è una delle cose più difficili da progettare. E questa collezione ne è la dimostrazione perfetta.

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PRONOUNCE SS26 – I LOOK

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