3×3: tre ponti per tre lezioni di architettura

Quando attraversare diventa un atto culturale, urbano e simbolico

Il dibattito recente intorno al Ponte sullo Stretto di Messina e la ricostruzione del ponte di Genova mette in luce una riflessione più ampia sul ruolo dei ponti nell’architettura contemporanea italiana e globale. Il ponte, da sempre strumento di connessione fisica, oggi si trasforma in piattaforma multidimensionale: infrastruttura, spazio pubblico, simbolo.

Collegare due punti significa sfidare la gravità, certo, ma anche ripensare la città, il paesaggio e le relazioni sociali. Le strutture che attraversano fiumi, valli o intere porzioni di territorio sono luoghi di passaggio, ma possono diventare anche luoghi di sosta, osservazione, esperienza, identità.

Per approfondire queste dinamiche, abbiamo selezionato tre ponti emblematici, ciascuno portatore di una specifica lezione sull’architettura delle infrastrutture: il Seoullo 7017 Skygarden a Seoul, il ponte progettato da OMA a Lione e lo Sheikh Zayed Bridge firmato da Zaha Hadid ad Abu Dhabi. Tre esempi di come il progetto di un ponte possa spaziare dall’ecologia urbana all’integrazione funzionale, fino a divenire emblema nazionale.

Seoullo 7017 Skygarden, Seoul – MVRDV

La trasformazione di un’infrastruttura dismessa in parco lineare urbano

Originariamente concepito come un’autostrada sopraelevata per il traffico automobilistico, il viadotto Seoullo 7017 è stato convertito da MVRDV in un giardino pubblico sospeso lungo 983 metri, inaugurato nel 2017. Il nome stesso racchiude la storia: “Seoullo” significa “verso Seoul” o “strada di Seoul”, mentre “7017” richiama l’anno della costruzione (1970) e quello della riapertura (2017).

Il progetto ha sostituito il cemento e l’asfalto con un ecosistema verde che ospita circa 24.000 piante, tra alberi, arbusti e fiori, distribuiti in 645 grandi vasi. Questi elementi botanici rappresentano una delle più ampie collezioni di specie vegetali native coreane mai raccolte in un solo luogo urbano.

Dal punto di vista strutturale, la sfida principale è stata trasformare un viadotto risalente a metà Novecento, pensato esclusivamente per il transito veloce di veicoli, in uno spazio pedonale sicuro, accessibile e vivibile. Nuove scale, rampe e ponti collegano il percorso principale a edifici limitrofi, creando continuità con il tessuto urbano e moltiplicando le possibilità di fruizione.

Dal punto di vista urbano, Seoullo 7017 non è semplicemente un percorso sopraelevato, ma un catalizzatore ecologico e sociale, un’infrastruttura che permette di riscoprire la città da un punto di vista inedito. La pedonalizzazione, unita alla densità vegetale, migliora microclima, qualità dell’aria e biodiversità, creando un sistema di connessioni verdi che integra parchi, strade e giardini urbani.

Questa trasformazione mette in discussione il concetto tradizionale di ponte, che da semplice collegamento si fa spazio pubblico orizzontale, con una funzione sociale e ambientale che va oltre la mera infrastruttura. Il progetto dimostra come architettura e ingegneria possano collaborare per riqualificare infrastrutture obsolete, trasformandole in nuovi poli urbani di vitalità.

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Seoullo 7017 Skygarden, Seoul – MVRDV

Ponte sulla Saône, Lione – OMA

Un ponte fluido che unisce mobilità sostenibile e paesaggio

A Lione, la sfida era duplice: collegare due sponde con caratteristiche paesaggistiche e urbane molto diverse e integrare due sistemi di mobilità – il tram e il percorso ciclo-pedonale – in un’unica struttura. Il progetto dello studio OMA, guidato da Reinier de Graaf, risponde a queste esigenze con un design rigoroso e sensibile, in equilibrio tra funzionalità e rispetto del contesto.

Il versante ovest, caratterizzato da una topografia collinare e verdeggiante (La Balme), si presenta con un ponte quasi invisibile, che si mimetizza con il paesaggio naturale. Qui la struttura si inserisce nel contesto in modo discreto, recuperando un antico sentiero e preservando la morfologia originaria della collina.

Sul lato est, più urbano e pianeggiante, il ponte diventa più riconoscibile, sospeso sopra i giardini d’acqua della Confluence, trasformandosi in un landmark che valorizza il rapporto con il fiume Saône. In corrispondenza dell’ex edificio del capo pilota, il ponte crea un’area pubblica coperta che dialoga con le attività circostanti, trasformando il luogo in un nodo urbano multifunzionale.

Il progetto supera la semplice funzione infrastrutturale per proporsi come un dispositivo urbano multifunzionale: il ponte è simultaneamente mezzo di trasporto, spazio pubblico e elemento di raccordo paesaggistico. La coesistenza tra tram, ciclisti e pedoni avviene in un’unica struttura fluida, che elimina la separazione netta tra funzioni diverse e promuove un nuovo modello di mobilità sostenibile.

OMA sceglie una strategia progettuale che non punta all’iconicità vistosa, ma alla complementarità paesaggistica e all’efficienza, portando avanti un’idea di infrastruttura integrata che mette al centro il rapporto tra natura e città.

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Ponte sulla Saône, Lione – OMA

Sheikh Zayed Bridge, Abu Dhabi – Zaha Hadid Architects

Un’opera di ingegneria complessa e simbolo di identità nazionale

Lo Sheikh Zayed Bridge, inaugurato nel 2010, rappresenta uno dei progetti più ambiziosi di Zaha Hadid, una sintesi tra architettura scultorea e ingegneria d’avanguardia. Lungo 842 metri, il ponte si distingue per la forma sinuosa che richiama le dune del deserto, un motivo che attraversa l’intera composizione strutturale con tre grandi “onde” che si innalzano fino a 60 metri di altezza.

La complessità costruttiva è stata enorme: la preparazione delle fondazioni ha richiesto di isolare porzioni di mare e realizzare un ponte parallelo temporaneo per i lavori. Le otto corsie veicolari devono sopportare un carico intensissimo, fino a 16.000 veicoli all’ora, garantendo al contempo la resistenza a condizioni climatiche estreme e a eventi sismici.

Più che una mera infrastruttura di trasporto, il ponte è un simbolo strategico per Abu Dhabi. Funziona come porta d’ingresso alla città, riduce i tempi di percorrenza dall’aeroporto e si inserisce all’interno di un ambizioso piano di sviluppo urbano e branding territoriale.

La scelta di affidare il progetto a Zaha Hadid – la prima donna a vincere il Pritzker, nota per le sue forme fluide e le geometrie complesse – sottolinea l’intenzione di coniugare innovazione tecnica e valore iconico. Il ponte si inserisce in un sistema di opere simbolo che comunicano la modernità e l’ambizione degli Emirati Arabi Uniti a livello globale.

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Sheikh Zayed Bridge, Abu Dhabi – Zaha Hadid Architects

Tre ponti, tre lezioni per l’architettura contemporanea

Questi tre esempi raccontano l’evoluzione del ponte. Non più solo un’infrastruttura funzionale, ma uno spazio complesso e polifunzionale.

Seoul ci offre la lezione di un ponte che diventa spazio pubblico vivo: un giardino sospeso capace di trasformare il modo di vivere la città e l’infrastruttura stessa.

Lione presenta un’infrastruttura che unisce mobilità sostenibile e integrazione paesaggistica, superando le tradizionali barriere tra funzioni e contesti urbani.

Abu Dhabi dimostra come un ponte possa assumere il ruolo di status symbol e landmark, veicolando l’identità e l’ambizione di una nazione.

In un’epoca segnata da sfide ambientali, sociali e simboliche, i ponti emergono come protagonisti di un racconto multidisciplinare, un dialogo continuo tra ingegneria, architettura e paesaggio.

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