Il mondo della ceramica italiana

Cersaie 2025: nuove rotte tra Asia e Africa, mentre l’America sfida con i dazi

La ceramica italiana è molto più di un materiale da costruzione: è un linguaggio di design, un simbolo di qualità e un’eccellenza industriale che da decenni guida il mercato mondiale. Nel 2024 il settore ha registrato 7,58 miliardi di euro di fatturato, con un export pari all’82% della produzione. Numeri che confermano la centralità di un comparto che unisce artigianato, innovazione tecnologica e ricerca estetica.

Il 2025 segna però una fase cruciale: il mercato interno mostra segnali di debolezza, l’Europa si rivela sempre più matura, mentre le tensioni geopolitiche e i dazi americani introducono nuove incognite. È in questo scenario che il Cersaie 2025, in programma a BolognaFiere dal 22 al 26 settembre, diventa il laboratorio strategico dove industria, progettisti e distributori discutono il futuro della ceramica.

Stati Uniti e Americhe: tra fascino e ostacoli doganali

Gli Stati Uniti continuano a rappresentare un mercato chiave, soprattutto nella fascia alta. Nel primo semestre 2025 le esportazioni italiane hanno superato i 450 milioni di euro, con un incremento dei volumi del 5%. Un dato che conferma come il Made in Italy sia ancora sinonimo di status e affidabilità nei grandi progetti residenziali e commerciali.

Eppure, le politiche protezionistiche di Washington rischiano di alterare gli equilibri: i dazi fissati al 15% pesano sulle imprese italiane e aprono la porta a nuovi competitor low cost. Un’America, dunque, in chiaroscuro: un mercato appetibile, ma sempre più complesso da presidiare.

Africa: la nuova frontiera del Made in Italy

Se gli Stati Uniti restano un’incognita, l’Africa si sta trasformando in una promessa concreta. Nel primo semestre 2025 le vendite hanno toccato i 61 milioni di euro, con crescite a doppia cifra sia in valore (+11,4%) che in quantità (+13,8%).

Il Nord Africa, trainato da investimenti infrastrutturali e boom turistico, è oggi il cuore pulsante di questa espansione. Qui le piastrelle italiane vengono scelte non solo per i progetti di lusso, ma anche per la loro affidabilità tecnica e costanza nelle forniture, requisiti indispensabili nei grandi cantieri. L’Africa si candida così a diventare un mercato strategico, pronto a ridefinire le rotte dell’export.

Asia: opportunità in evoluzione

L’Asia, con 328 milioni di euro di export, è il terzo mercato per la ceramica italiana. Nonostante un calo del 4,8% in valore, rappresenta un continente dalle potenzialità straordinarie. Cina e Medio Oriente mostrano segnali di rallentamento, mentre India e Sud-Est asiatico emergono come aree dinamiche, sostenute dall’espansione urbana e dall’ascesa di una nuova classe media.

La sfida per le imprese italiane è intercettare questa domanda con strategie di prezzo flessibili, senza snaturare il posizionamento premium che rende unica la ceramica italiana. Un equilibrio delicato, che richiede innovazione commerciale e distributiva.

Europa: un mercato da consolidare

Con quasi 1,5 miliardi di euro di esportazioni, l’Europa resta il secondo sbocco per la ceramica italiana. Ma i segnali di maturità sono evidenti: la domanda residenziale in Germania, Francia e Paesi Bassi si mostra debole, e a trainare sono soprattutto i progetti di ristrutturazione e contract.

Qui il Made in Italy deve rafforzare il presidio, puntando su design, sostenibilità e innovazione tecnica, valori sempre più richiesti dai consumatori europei. Tuttavia, l’Europa non basta più a garantire la crescita: il futuro si gioca altrove.

Competizione globale e sostenibilità come arma vincente

Il confronto con i competitor è serrato: la Cina domina con oltre 5 miliardi di m² prodotti, l’India avanza con pratiche di dumping ambientale e sociale, e la Spagna difende la sua posizione di secondo produttore europeo.

In questo contesto, l’Italia punta sulla qualità superiore. Non solo estetica, ma anche durata, innovazione e rispetto delle normative ambientali. Elementi che si traducono in un minor costo complessivo nel lungo periodo (Total Cost of Ownership), un vantaggio competitivo fondamentale rispetto alle produzioni low cost.

Energia, ETS e infrastrutture: i nodi strutturali

Oltre alle dinamiche commerciali e alla concorrenza internazionale, uno dei principali fattori che influenza la competitività della ceramica italiana è il costo dell’energia. Rispetto ad altri paesi europei e a molti produttori extraeuropei, le imprese italiane affrontano tariffe energetiche significativamente più alte, che incidono direttamente sui margini di profitto e sulla sostenibilità degli investimenti industriali. Questo svantaggio competitivo si traduce in un maggiore impegno finanziario solo per mantenere le linee produttive operative, riducendo le risorse disponibili per innovazione, ricerca e sviluppo o espansione commerciale.

A complicare ulteriormente il quadro, il settore deve fare i conti con il sistema europeo di scambio delle quote di emissione di CO₂ (ETS). L’ETS rappresenta un costo aggiuntivo per le aziende energivore come quelle ceramiche, incidendo sul prezzo finale dei prodotti e, di conseguenza, sulla capacità di competere con produttori internazionali che operano in contesti regolatori meno stringenti.

Infine, le infrastrutture nei principali distretti ceramici italiani mostrano alcune criticità logistiche. La viabilità e le reti di trasporto non sempre garantiscono efficienza nei flussi di materie prime e merci finite, aumentando i tempi di consegna e i costi operativi. Questa combinazione di energia costosa, oneri regolatori e criticità infrastrutturali rende il contesto italiano particolarmente complesso, richiedendo strategie di ottimizzazione, investimenti mirati e politiche industriali a supporto della competitività globale del settore.

Cersaie 2025: il baricentro mondiale della ceramica

Nonostante le sfide legate ai mercati internazionali, ai costi energetici e alla concorrenza globale, il settore della ceramica italiana guarda con fiducia a Cersaie 2025. La 42ª edizione si presenta come un evento di portata internazionale, con il tutto esaurito registrato sui 155.000 m² di spazio espositivo, la partecipazione di 620 aziende provenienti da 29 Paesi e il debutto del nuovo Padiglione 19, dedicato interamente alla posa delle piastrelle.

Cersaie va ben oltre la dimensione di una semplice fiera: è un vero e proprio laboratorio dove si delineano le tendenze globali del settore. Dalla presentazione di nuovi formati e lastre ceramiche ad alte prestazioni, fino all’integrazione con soluzioni di arredo bagno e interior design, ogni padiglione diventa un punto di osservazione privilegiato per architetti, designer e buyer internazionali.

L’evento rappresenta anche un momento di sintesi tra tradizione e innovazione, mettendo in luce la capacità delle aziende italiane di coniugare artigianalità, tecnologia e sostenibilità. Grazie a Cersaie, Bologna si conferma capitale mondiale della ceramica, mentre l’Italia si riconferma come un laboratorio creativo in grado di influenzare il gusto e le scelte progettuali a livello globale. La manifestazione, dunque, non è solo una vetrina commerciale, ma un vero e proprio motore di idee, networking e strategie per il futuro del Made in Italy nel mondo.

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