Tra numeri stabili e sfide di mercato, una fiera sempre più internazionale
Cersaie 2025 ha chiuso i battenti confermandosi come piattaforma di riferimento globale per il settore della ceramica e dell’arredobagno, ma l’edizione appena conclusa ha messo in evidenza le difficoltà di un mercato complesso e le sfide legate al rapporto con il contesto locale. La prossima edizione si terrà a Bologna dal 21 al 25 settembre 2026, anticipando di una settimana il consueto calendario, a causa della concomitanza con le finali della Coppa Davis, che occuperanno il quartiere fieristico per tre anni consecutivi.
La 42ª edizione del Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno ha registrato 94.577 presenze, con una leggera flessione dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Il dato riflette un aumento degli operatori italiani (+3%) e un calo del 4,6% degli internazionali, ora al 47,5% del totale. In totale, sedici padiglioni hanno accolto 627 aziende espositrici, di cui 343 nel comparto piastrelle, 98 nell’arredobagno e 186 nei settori complementari come posa, materie prime, nuove superfici e servizi. La componente estera ha rappresentato il 39% delle aziende, con 29 Paesi presenti, confermando il carattere internazionale della manifestazione.
Un contesto cittadino in tensione
L’avvio della fiera non è stato senza ostacoli: il primo giorno, Bologna è stata paralizzata da cortei pro Gaza, scioperi dei trasporti, cantieri del tram e traffico congestionato, con lunghe code dai viali centrali fino alla Fiera. Questo contesto ha reso evidente come, per il pubblico locale, l’evento possa risultare poco attrattivo.
Di fatto, Cersaie funziona come enclave rivolta al mercato internazionale: i dati confermano il focus sugli operatori stranieri, ma il mancato legame con la città e il territorio rischia di ridurre l’impatto economico e culturale a livello locale, a differenza di esperienze come il Fuorisalone di Milano.
L’evoluzione del settore e le sfide future
Il settore ceramico italiano si conferma innovativo e di riferimento a livello mondiale, ma affronta quotidianamente nuove sfide: dazi, dumping, normative stringenti e perdita di competitività, che condizionano gli investimenti delle imprese. La fiera rimane quindi uno strumento strategico per promuovere design, innovazione e sostenibilità, ma i numeri suggeriscono la necessità di una riflessione più ampia sulla struttura dell’evento e sul suo ruolo culturale.
Oggi il mercato richiede una fiera che superi la logica della singola categoria di prodotto e abbracci la complessità del cantiere moderno: posa, materiali, nuove superfici, tecnologie, innovazione e ricerca. Solo così Cersaie potrà diventare un centro di cultura e business capace di attrarre non solo visitatori stranieri, ma anche investimenti e attenzione sul territorio italiano.
Eventi, formazione e relazioni
La manifestazione ha proposto un programma ricco e variegato, con lectio magistralis, workshop, percorsi formativi per studenti e professionisti, oltre a spazi dedicati alla posa e alla progettazione.
L’ampia partecipazione ha confermato il ruolo della fiera come punto di incontro strategico per architetti, distributori, posatori, operatori del real estate e giornalisti, consolidando BolognaFiere come hub internazionale del settore ceramico.
Numeri chiave dell’edizione 2025
- 94.577 presenze totali (-0,8% vs 2024)
- 49.671 operatori italiani (+3%)
- 44.906 operatori internazionali (-4,6%)
- 627 espositori (343 piastrelle, 98 arredobagno, 186 altri settori)
- 16 padiglioni, 155.000 mq di superficie espositiva
- 243 espositori esteri, 29 Paesi rappresentati
- Ampia partecipazione di giovani e studenti, con oltre 1.500 tra lezioni e career day
Tra enclave internazionale e opportunità locali: la sfida di Cersaie
Cersaie 2025 conferma la sua forza a livello internazionale, ma evidenzia limiti importanti sul piano locale. La fiera appare sempre più come un’enclave rivolta al mercato straniero, come dimostrano i dati di presenze internazionali, mentre il legame con la città e il territorio resta debole.
A differenza del Fuorisalone di Milano, Bologna fatica a trasformare l’evento in un’occasione di investimento diffuso sul territorio, rischiando di perdere il ruolo di centro strategico e spostando il baricentro del settore altrove.
La mancanza di una regia culturale forte, che vada oltre il racconto delle singole imprese, limita il potenziale della fiera. In un mercato complesso, non basta concentrare la crescita su una singola categoria di prodotto: oggi il cantiere e l’industria della ceramica richiedono una visione più ampia, che integri posa, materiali, nuove superfici, ricerca, innovazione e cultura.
Solo così Cersaie può rafforzare la propria identità, attrarre investimenti locali e internazionali e confermare il primato italiano nel mondo della ceramica e dell’arredobagno.


