Romanticismo fluido e artigianato hi-tech: la nuova era della Maison alla Milano Fashion Week

La Milano Fashion Week Primavera/Estate 2026 ha visto Fendi protagonista indiscussa della seconda giornata, non solo per la collezione presentata ma per l’energia simbolica che accompagna questo momento storico. Dopo due anni di lavori, il brand ha inaugurato il nuovo flagship store in via Montenapoleone 1: un edificio di quattro piani e 910 metri quadrati, concepito come una galleria d’arte e artigianato prima ancora che come boutique.

All’interno, un atelier operativo che dialoga con tre piani dedicati alla ristorazione firmata Langosteria: un format inedito per il lusso, che unisce moda, arte e lifestyle. In occasione del centenario della Maison, questo spazio diventa manifesto di una filosofia che guarda al futuro partendo dalle radici: il ritorno all’artigianato, inteso non come nostalgia, ma come territorio fertile di sperimentazione contemporanea.

Un lessico di pixel

È da questa cornice che prende vita la collezione SS26 firmata Silvia Venturini Fendi. Il punto di partenza è un pattern cromatico fatto di pixel: un campo visivo costruito da quadrati perfetti, che da immagine digitale si trasforma in grammatica estetica. Un dialogo tra precisione industriale e artigianato, tra tecnologia e tatto, che diventa cifra della collezione.

Marc Newson, designer industriale, contribuisce con la sua visione al set della sfilata e alla costruzione di un immaginario sospeso tra digitale e reale. È in questo spazio pixellato che la direttrice creativa decostruisce e ricompone i codici dell’abbigliamento, tracciando un percorso che fonde quotidiano e straordinario, maschile e femminile, sartorialità e sportswear.

Sartoria che si reinventa

La collezione mette in scena capi solo apparentemente essenziali. In realtà, ogni gesto è una metamorfosi. La camicia maschile si reinventa come blusa con pettorina smoking; gli abiti chemisier guadagnano slancio e verticalità; le pieghe diventano irregolari, dinamiche. La sartorialità si fa morbida, mentre lo sportswear entra in dialogo con la couture grazie a zip, coulisse e dettagli tecnici.

Bomber con colletti in organza, polsini applicati come ornamenti, tute tecniche alleggerite da pannelli soffici: ogni capo è un esercizio di fluidità, un ponte tra categorie che tradizionalmente si oppongono. Il risultato è un “armadio intelligente”, dove le linee maschili e femminili si intrecciano, scambiandosi funzioni e identità.

Un guardaroba materico e trasparente

Il gioco delle contaminazioni si traduce in un vero dialogo di materiali. Polo in crochet, twin-set in seta e maglieria intrecciata incontrano trasparenze di organza, ricami delicati e superfici riflettenti. È una moda che abbraccia il corpo senza imprigionarlo, che invita a indossare gesti semplici che rivelano complessità nascosta.

Silvia Venturini Fendi lo sintetizza così: «Si tratta di un senso di leggerezza e colore che incontra un’eleganza romantica. Gesti semplici che celano complessità. Questa dualità mi ha sempre affascinata».

Fiori impressionisti, colori terapeutici

La collezione introduce un tema floreale che non ha nulla di didascalico. I fiori sbocciano come impressioni, si insinuano nei tessuti in forme inedite: stampati su strati iridescenti, ricamati in margherite rugiadose, scolpiti come ironici “sunny side flowers”. Persino il guipure si trasforma in un giardino cartoon, con bouquet dipinti a mano che ricordano miniature animate.

Il tutto sorretto da una tavolozza cromatica che alterna primari vibranti e pastelli balsamici. Una combinazione che restituisce un effetto terapeutico: shock visivo e carezza emotiva insieme.

Accessori in metamorfosi

Gli accessori, come da tradizione Fendi, diventano capitolo autonomo e imprescindibile della collezione. Il debutto assoluto è la Collier, borsa-scrigno dalle forme morbide e arricciate, sorretta da un manico-gioiello che incastona i dettagli FF come fossero pietre preziose. Un oggetto che è al tempo stesso funzionale e ornamentale, pensato per trasformarsi in talismano quotidiano.

Le icone storiche si offrono invece a un processo di metamorfosi: la Baguette e la Spy, due simboli del lusso urbano degli anni Duemila, ritornano più leggere, rivestite di maglia di seta intrecciata, quasi fossero abiti da sera trasformati in accessori. La Peekaboo diventa un piccolo laboratorio di artigianato contemporaneo: gabbie floreali trasparenti costruite in perline, tasche ornate da paillettes ricamate a mano, intrecci a cestino in pelle che riportano alla memoria il savoir-faire tradizionale ma in chiave futurista.

A completare il racconto ci sono i gioielli di Delfina Delettrez Fendi, più che semplici accessori: veri micro-oggetti scultorei, concepiti come talismani da indossare. Piccoli segni di identità che amplificano il tema centrale della collezione – il dialogo tra materia e leggerezza, tra romanticismo e ingegnerizzazione.

Una colonna sonora stratificata

Non è solo ciò che si vede in passerella a definire la SS26 di Fendi, ma anche ciò che si ascolta. Frédéric Sanchez, maestro delle architetture sonore, ha costruito per la Maison una colonna sonora che è un mosaico di suggestioni, capace di tenere insieme passato e presente con sorprendente coerenza.

Le voci iconiche di Marcello Mastroianni, Anna Magnani, Anouk Aimée e Alain Delon affiorano come frammenti di memoria collettiva, evocazioni di un cinema che ha plasmato l’immaginario culturale europeo. A queste si intrecciano le canzoni di Ornella Vanoni e Patty Pravo, simboli di un’Italia sofisticata e ribelle, che aggiungono sensualità e ironia.

Ma la trama non si ferma alla nostalgia: a rompere e ricomporre il ritmo arrivano le sperimentazioni elettroniche di Scanner e Matthias Schubert, linee sonore che spingono la narrazione verso il futuro, introducendo un elemento straniante e quasi ipnotico.

Il risultato è un paesaggio sonoro stratificato, fatto di sovrapposizioni, contrasti e armonie inattese. Come la collezione, anche la musica della sfilata è un esercizio di fluidità: tiene insieme linguaggi lontani e li trasforma in un racconto unico, sospeso tra memoria e avanguardia. Una scelta che amplifica l’idea centrale della collezione – la leggerezza romantica che si appoggia su basi solide e complesse.

La leggerezza come filosofia

La SS26 di Fendi non è definibile con una sola etichetta. È un’esperienza di fluidità ad alto tasso di ingegnerizzazione: moda costruita con rigore ma pensata per evocare leggerezza. È sporty-chic disincantato, ma anche romantico e gioioso. È sartorialità che si piega allo sportswear, e tecnicismo che diventa poesia.

Con questa collezione, Silvia Venturini Fendi non propone un trend, ma una visione. A cento anni dalla sua nascita, la Maison ribadisce il proprio DNA: unire artigianato e contemporaneità, quotidiano e straordinario, rigore e libertà. Un linguaggio capace di attraversare il tempo, senza mai farsi prevedibile.

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Fendi SS26 – i look

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