Un’edizione in cerca d’identità: tra glamour spento e riflessi di una contemporaneità disorientata
I look Met Gala 2025 hanno acceso un dibattito più che un applauso.Il Met Gala 2025 si è presentato come uno specchio lucido ma incrinato del nostro tempo. L’evento più atteso della moda mondiale, da sempre vetrina di eccessi, visioni artistiche e audaci dichiarazioni sartoriali, quest’anno ha lasciato molti osservatori con un senso di sospensione. Meno fuochi d’artificio, più esitazioni stilistiche; meno provocazioni iconiche, più insicurezze mascherate da minimalismo.
Con il tema “Sleeping Worlds: Fashion in a Fractured Reality”, ci si aspettava una celebrazione onirica e distopica, una narrazione visiva potente in grado di dialogare con le incertezze del presente. Invece, ciò che ha sfilato sul tappeto rosso del Metropolitan Museum è stato un miscuglio di intenzioni disgiunte, tra richiami al passato, tecnologie dissonanti e tentativi timidi di rottura. Alcuni hanno brillato, pochi hanno osato davvero, molti sono rimasti impigliati in interpretazioni deboli o poco coerenti.
Eppure, anche in mezzo al disordine, alcuni look hanno saputo distinguersi: per bellezza, originalità o, al contrario, per eccesso e stranezza. In questo articolo ripercorriamo gli outfit più emblematici del Met Gala 2025 — non solo per ciò che hanno rappresentato, ma anche per ciò che hanno mancato di dire.
Alessandro Michele conferma il suo genio
Tra i look Met Gala 2025 che hanno davvero lasciato il segno, spiccano quelli firmati da Alessandro Michele per Valentino. Il direttore creativo, celebre per la sua visione barocca e intellettuale, ha accompagnato Lana Del Rey sul red carpet, consolidando un sodalizio estetico che dura da anni. La cantante, musa dichiarata dello stilista, ha indossato un abito lungo della collezione haute couture Vertigineux presentata a gennaio. Velluto nero, raso marrone, pizzo incrostato e piume: l’ensemble evocava un’eleganza malinconica, punteggiata da dettagli gotici, in linea con lo stile lirico e raffinato dell’artista.
L’outfit, sobrio nella silhouette ma ricco nei materiali, traduceva il tema “Superfine: Tailoring Black Style” in un linguaggio colto e simbolico, ispirato — come dichiarato dallo stesso Michele — agli scritti di Umberto Eco. Una scelta che ha diviso, ma che non ha lasciato indifferenti.
Non è stata però solo Lana Del Rey a indossare Valentino firmato Michele: anche Colman Domingo, co-chair dell’edizione 2025, ha reso omaggio al compianto André Leon Talley con un look potente e profondamente simbolico. L’attore ha indossato una cappa blu reale, citazione diretta del leggendario outfit di Talley al Met Gala 2011, disegnata appositamente per lui. Il mantello era decorato con paillettes, piume e ricami metallici; sotto, un completo sartoriale a quadri e una spilla floreale dipinta a mano. Un tributo sofisticato, emotivo, che ha saputo fondere stile e memoria con rara eleganza.
Infine, a completare la “trilogia” Michele-Valentino di questa edizione, Amelia Gray ha portato sul tappeto rosso una rilettura audace della lingerie: body in pizzo rosso, guanti coordinati, smoking cropped e un copricapo con strascico realizzato a mano. Un look sensuale e scenografico, che ha reinterpretato il codice della seduzione attraverso il filtro teatrale tipico di Michele.


Il gessato diventa haute couture: la metamorfosi del classico tra Moncler, Thom Browne e Miu Miu
Il gessato, simbolo intramontabile della sartoria maschile, ha conosciuto una radicale trasformazione sul red carpet del Met Gala 2025. È diventato il fil rouge di tre visioni completamente diverse che lo hanno elevato a protagonista assoluto della serata. A reinterpretarlo, tre donne icone dello stile contemporaneo: Vittoria Ceretti, Nicki Minaj e Rihanna.
Vittoria Ceretti ha incantato con una creazione custom di Moncler x EE72 by Edward Enninful. Era composta da un mini abito gessato con bustier scolpito e lungo strascico da regina moderna. A rendere tutto più disruptive, una cappa duvet con cappuccio. Un elemento che spezza la rigidità del tailoring con un tocco tech e street. Il gessato, qui, è tutto fuorché rigido. Abbraccia la sensualità, gioca con i volumi e si mescola con materiali inaspettati. Una vera e propria rivoluzione sartoriale che omaggia il classico proiettandolo nel futuro.
Nicki Minaj, invece, ha optato per un completo Thom Browne dal taglio deconstructed: top e gonna coordinati a righe verticali. Il look è reso audace da un reggiseno bianco a vista e da una cascata di fiori applicati. In questo caso il gessato diventa provocazione, un codice da hackerare con ironia e glamour. Un’interpretazione perfettamente in linea con il tema “Superfine: Tailoring Black Style”. Un look che riflette l’eccentricità e la potenza visiva della femminilità contemporanea. Ispirato alla figura della quaintrelle.
Infine, Rihanna ha sorpreso tutti rivelando la sua terza gravidanza in un look Miu Miu e poi in uno firmato Marc Jacobs. Ha portato il tailoring sul terreno della celebrazione personale. Il suo abito, benché meno strutturato degli altri due, mantiene l’eredità sartoriale nei tagli e nella costruzione. Dimostra come anche la silhouette premaman possa essere parte del dialogo moda-classico-avanguardia.
Tre visioni, tre linguaggi, un solo codice stilistico rivisitato: il gessato. Da rigido è diventato fluido. Da maschile si è trasformato in iperfemminile. E da uniforme si è evoluto in una dichiarazione personale. Sul red carpet del Met Gala 2025, il gessato si è ufficialmente spogliato della sua formalità. Oggi è simbolo di libertà espressiva e metamorfosi identitaria.


Gli accessori (sur)reali che rubano la scena: l’arte di distinguersi al maschile
Al Met Gala 2025, l’accessorio non è più un dettaglio, ma una dichiarazione d’intenti. Lo dimostra André 3000, che ha conquistato il red carpet con un pianoforte in spalla: un gesto eclatante quanto perfettamente in linea con l’uscita a sorpresa del suo nuovo album, 7 Piano Sketches, una raccolta strumentale di sette tracce intime e sperimentali.
Stravaganza e storytelling personale si fondono anche nel look di Olivier Rousteing, che ha completato il suo outfit Balmain con una borsa a forma di macchina da cucire — un omaggio ironico e affettuoso al mestiere sartoriale.
Infine, Gustav Magnar Witzoe, imprenditore norvegese e miliardario under 30, ha scelto un completo total white con valigetta trasparente colma di petali di rosa: una visione poetica e performativa, accentuata da blazer-cappa, stivali texani e gioielli dorati. Sul red carpet di quest’anno, l’accessorio maschile non serve a completare il look — lo domina.


La sfilata dei loghi: Louis Vuitton e la strategia (molto visibile) della presenza
Al Met Gala 2025, i brand si sono sfidati a colpi di visibilità, ma uno in particolare ha catalizzato il dibattito: Louis Vuitton. Sponsor ufficiale della mostra e protagonista strategico di una narrazione coerente con il tema dell’anno — la sartoria Black e le sue espressioni identitarie — la maison ha dominato il red carpet con look capaci di unire forma e statement.
Doechii, al suo debutto, ha indossato un completo tuxedo personalizzato firmato LV, con shorts a scacchi e cravatta mogano, ma a colpire è stato il dettaglio del trucco: il logo della maison inciso sul volto come un marchio epidermico, quasi rituale.
Lisa, superstar globale e nuovo volto della moda contemporanea, ha optato per un ensemble scintillante e audace: blazer trasparente, culotte in vista e collant logati.
Non ha lasciato spazio a dubbi: la griffe francese non ha solo sponsorizzato, ha dominato la scena. Dopo anni di logo-mania più o meno velata, Louis Vuitton rispolvera con precisione chirurgica l’estetica del logo, trasformandola da decorazione a messaggio incarnato.


Il bianco rassicurante nella sua (apparente) banalità
Il bianco, eterno secondo dopo il nero, continua a dominare le passerelle con il suo linguaggio silenzioso ma potente. È il colore dell’eleganza rassicurante, dell’assenza di rumore, della scelta sicura che non osa, ma si impone con calma autorità. Al Met Gala 2025 ha sfilato in diverse declinazioni, dalla provocazione mascherata da minimalismo fino al tailoring più espressivo.
Madonna ha segnato il suo ritorno al Gala con un look firmato Tom Ford, curato dal nuovo direttore creativo Haider Ackermann. Smoking bianco sporco, guanti di raso, sigaro tra le dita: una diva d’altri tempi in versione dandy, fedele al tema “Tailored for You” ma senza concessioni al superfluo. Una presenza teatrale, sobria solo in apparenza.
Accanto a lei, Laura Harrier ha interpretato il bianco in chiave couture contemporanea. Indossava una creazione speciale Gap Studio disegnata da Zac Posen, che ha raccontato un pezzo della storia sartoriale nera ispirandosi alla tradizione del dandyismo e alla potenza dell’identità espressa attraverso il vestire. Pantaloni in duchesse di seta, gilet scultoreo in denim grezzo, maniche in organdis trasparente: ogni dettaglio raccontava di orgoglio, radici e ribellione elegante.
Anche il bianco maschile ha avuto il suo momento. Lewis Hamilton, impeccabile co-chair dell’evento, ha dimostrato come il frac possa essere rivisitato con spirito contemporaneo. Il suo completo firmato Wales Bonner era un omaggio alla cultura afro-atlantica, reso sontuoso da ricami, spille gioiello e calzature Manolo Blahnik. Un look studiato in ogni dettaglio, espressione di un’identità costruita con consapevolezza, stile e responsabilità storica.

