Recensione, Voti e il Premio al Miglior Videoclip
Nell’era digitale, i video ufficiali di Sanremo 2025 sono diventati veri e propri capolavori visivi, al pari di una canzone, una sfilata o un’opera cinematografica. Sanremo 2025 non fa eccezione: i cantanti in gara hanno presentato i loro video ufficiali, dimostrando come l’industria dei contenuti sia in grande fermento, persino più del cinema tradizionale.
Forse è merito della velocità con cui i contenuti vengono prodotti e consumati, o dell’investimento creativo in luci, scenografie e storytelling, ma oggi un videoclip ben realizzato ha un impatto enorme, soprattutto nell’era dei social media.
Ecco la nostra recensione dei migliori videoclip di Sanremo 2025, con voti e analisi approfondita.
Inoltre, perché non introdurre un premio ufficiale per il miglior video musicale del Festival?
Achille Lauro – “Incoscienti giovani”
Il progetto creativo di Lauro celebra la bellezza e l’italianità, restituendo nuova luce alla Fontana di Trevi, simbolo di bellezza universale, in un periodo di visibilità negativa. Lauro, come un artista barocco, mette al centro il rapporto tra uomo e natura, simboleggiato dall’acqua, elemento vitale e duale, che rappresenta sia la calma che la distruzione. La sua opera non si limita alla musica, ma include una fotografia e una teatralità cinematografiche, suscitando il dubbio che Lauro potrebbe essere anche un grande regista. Il pubblico attende con impazienza il suo prossimo capolavoro.
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VOTO: 8
Bresh – “La tana del granchio”
Bresh costruisce il suo videoclip su una narrazione fatta di poche e semplici immagini, tutte racchiuse in un unico spazio, forse la sua “vera tana del granchio”. All’interno dello studio, lui ascolta se stesso, si allontana dalla direzione delle persone che lo ascoltano e riflette disteso su dei tappeti. Un ambiente che sembra quasi rappresentare un angolo di solitudine, dove ogni pensiero si intreccia con l’introspezione.
Nel finale, il testo recita: “Ho bisogno solo di riuscire a convincere te / Ma lo sento non mi dai due lire”. È come se Bresh stesse cercando costantemente di convincere gli altri, ma forse, per davvero, dovrebbe concentrarsi su di sé. Riflettendo disteso sui tappeti, forse la domanda che si dovrebbe porre è se sia veramente convinto di ciò che sta cercando di comunicare, prima di cercare di convincere qualcun altro.
VOTO: 6
Brunori Sas – “L’albero delle noci”
La metafora dei figli come sole attorno a cui ruota l’intera famiglia è tra le più riuscite di questo Festival. In un panorama musicale spesso concentrato su temi ricorrenti, questa canzone si distingue per il suo messaggio profondo sul valore della famiglia oggi.
Il videoclip non punta su una fotografia o una scenografia ricercata, ma su qualcosa di più autentico: il rapporto tra un padre e sua figlia, con quest’ultima protagonista assoluta. E davanti a un legame così puro, è impossibile non sciogliersi come neve al sole.
Il finale lascia intravedere uno spiraglio di futuro, ricordandoci che la famiglia non è solo malinconia. Speriamo che nelle prossime canzoni e magari in un nuovo album, l’artista trovi spazio anche per raccontare più sorrisi e gioie, che in questo periodo storico servirebbero più che mai.
VOTO: 7
Clara – “Febbre”
Nel video di Clara, lo sponsor è il succo di frutta Derby Blue. Per promuoverlo, una commissione osserva una bambina, Sofia Ferrari, pattinare al Palasesto. Clara, invece, è in moto con tacchi vertiginosi (come abbiano girato quella scena rimane un mistero!). Poi il video si sposta, mostrando la bambina che pattina sul ghiaccio e Clara da piccola, in un gioco di ricordi. Successivamente, Clara si esibisce in spettacolari acrobazie insieme a un gruppo di pattinatori. Non c’è molto da aggiungere se non la grande bravura della cantante nel pattinare, che emerge chiaramente come il punto di forza del video. A scendere non è la febbre ma il punteggio.
VOTO: 4
Coma_Cose – “Cuoricini”
Il tormentone che ci accompagnerà nel prossimo anno è pronto a entrare nel nostro immaginario collettivo. Lo studio del visual si fonde perfettamente con le figure proposte, creando un’atmosfera unica che colpisce. La moda, con Valentino, si allinea perfettamente, portando abiti che sembrano essere fatti su misura per il mood del brano. Il cuoricino gigante, ormai simbolo iconico, non è solo un elemento visivo, ma si preannuncia come un prodotto commerciale che presto conquisterà i brand, spingendoli a creare cuori per ogni tipo di prodotto.
Senza conoscere il messaggio reale della canzone, giudicare il video potrebbe sembrare semplice, ma in realtà invoglia a una riflessione più profonda e fa venire voglia di cambiare prospettiva. I Coma_Cose, in questo Sanremo, rappresentano una ventata di novità in un contesto che spesso sembra restare intrappolato nel politicamente corretto. La loro proposta, fresca e audace, fa emergere il bisogno di qualcosa di diverso, che vada oltre le tendenze mainstream. E a noi non bastano solo i cuoricini: vogliamo altre hit, altre canzoni che sfidino le convenzioni e ci facciano riflettere.
VOTO: 8
Elodie – “Dimenticarsi alle 7”
Elodie porta nel suo videoclip ufficiale di Sanremo 2025 un tema che sta trovando spazio anche sulle passerelle di moda: la vita notturna al di fuori dei salotti radical chic e borghesi. C’è chi la chiamerebbe il circolino, ma lei sceglie di raccontare un mondo autentico, fatto di anime che popolano la notte, in un chiaro rimando al suo passato.
La sua voce si rivolge a un pubblico variegato, e il video ne è la prova: tra i protagonisti troviamo il mondo delle drag queen, i sobborghi e i club dove si intrecciano storie e personalità diverse. Il finale, però, lascia un senso di mistero: un’immagine forse simbolica della sensazione di sentirsi cannibalizzata dal pubblico, travolta da un’onda che non le lascia respiro.
Speriamo che questo non significhi che si sente sovrastata dall’insaziabilità di chi la ascolta, ma che trovi sempre il modo di esprimersi con la stessa forza e autenticità.
VOTO: 6
Fedez – “Battito”
Fedez ha creato un videoclip che racconta la sua vita personale come se fosse un film, un storytelling che gli conferisce il titolo di “miglior regista della propria vita”. Ma, purtroppo, questo non aggiunge molto al messaggio già chiaro che ha cercato di trasmettere. Non si può fare la vittima quando si è stati parte attiva in una situazione di tradimento: se ha tradito sua moglie, non può essere considerato solo il “danno collaterale” della storia.
Va bene parlare d’amore, ma proprio nella settimana di San Valentino, sarebbe stato bello se il messaggio fosse stato più universale. L’amore non è solo un gioco di tradimenti e sofferenze reciproche. Forse Fedez ha davvero bisogno di riflettere su cosa sia l’amore vero, e anche di prendersi una pausa per ascoltarsi. Le immagini finali, così cariche di emozioni e vorticosità, sembrano essere un riflesso di un mondo che lo travolge ogni giorno. Un po’ di respiro potrebbe giovargli, e a chi lo ascolta.
VOTO: 4
Francesca Michielin – “Fango in Paradiso”
Tutti noi dovremmo imparare a guardare la vita a “doppio schermo”, confrontando i momenti positivi con quelli negativi. Nel suo video, Francesca Michielin ne accosta due: una relazione che sembra andare a gonfie vele e una che sta collassando. Forse è un messaggio che potrebbe arrivare anche a Fedez, ricordandoci che nella vita viviamo entrambi questi scenari e, nonostante tutto, riusciamo a sopravvivere. Il video di “Fango in Paradiso” si conclude con un semplice “Ciao!”, una parola che potrebbe sembrare banale, ma che in realtà nasconde un significato profondo. Oggi, fuori dai social, quanti sono davvero disposti a dirla con sincerità?
VOTO:6
Francesco Gabbani – “Viva la vita”
La trovata del video di Gabbani è sorprendente. Invitato in un cinema, si trova costretto a guardare un video delle fotografie e dei momenti più significativi della sua vita, tra le poltrone rosse. Si commuove, e con lui anche lo spettatore. Un vero e proprio déjà-vu di quei momenti che tutti abbiamo vissuto durante eventi familiari o con gli amici, quando parte il video emozionale che scatena il pianto collettivo. Un rito che vale la pena citare, e una canzone che, a sua volta, genererà altri milioni di video strappalacrime. Che dire, forse è un settore che qualcuno dovrebbe cominciare a esplorare. Francesco, magari, potrebbe anche rilasciare un template per facilitare il lavoro, così che chiunque abbia almeno una minima esperienza con i programmi di editing non si trovi più costretto dai parenti a incasellare foto per far piangere all’unisono i partecipanti. In definitiva, la sorpresa riesce, tanto a lui quanto a noi.
VOTO: 7
Gaia – “Chiamo io chiami tu”
Gaia, l’amazzone del marketing, ha già tutto pronto: visual, video per TikTok e ogni altro strumento per conquistare il pubblico. Ma, purtroppo, il marketing finisce per prevalere sul vero storytelling della canzone e sul messaggio che si vuole lanciare. Il risultato è un videoclip completamente sbilanciato, che a lungo andare rischia di annoiare.
La scelta del verde come dominante visiva è una sfida difficile da digerire, non aiuta a entrare nell’atmosfera giusta, anzi, rischia di distrarre. Alla fine, quello che sembra davvero mancare è un legame autentico con il pubblico. E alla fine, qualcuno deve pur chiamare, e a chiamare questa volta è stato Carlo Conti.
VOTO: 5
Giorgia – “La cura per me”
Il videoclip ufficiale di La cura per me di Giorgia ci trasporta in un’atmosfera sospesa nel tempo, ambientata in una villa dal fascino decadente, tra polvere, vecchie fotografie e tagli di memoria. Mentre cerca di riavvolgere il nastro dei ricordi, emerge il senso di una fuga, forse da qualcosa che non esiste più.
Il testo, scritto per lei da Blanco e Michelangelo, racconta il tormento tra il bisogno di una persona che rappresenta la sua “cura” e la paura di rimanere sola. La potenza della voce di Giorgia non solo incrina i lampadari di cristallo, ma scuote l’anima di chi ascolta, trasformando il brano in un’esplosione emotiva impossibile da ignorare.
VOTO: 7
Irama – “Lentamente”
Nelle campagne di Villastellone, Irama sembra girare l’intro di un film epico. Ma tranquilli, è solo il suo nuovo videoclip musicale. Come sempre, non si risparmia, non bada a spese e non teme gli eccessi. Il risultato è un lavoro magistrale, con un esercito in battaglia e lui, il guerriero protagonista. Nel video e nella canzone, il tema centrale è la separazione, ormai inevitabile. Il protagonista sente che, se in una relazione non si soffre, non si sogna e non si corre, allora non può esserci veramente amore. Il messaggio finale, però, è positivo: i due si abbracciano, ma non è chiaro se sia per l’ultima volta. Un abbraccio che lascia spazio a dubbi, ma anche a speranza, come spesso accade nelle storie d’amore.
Joan Thiele – “Eco”
Un moderno studio contemporaneo che, da solo, basta a suscitare il “finalmente”. Una location che emana l’essenza del presente. Lei, con il suo abito Chanel, è impossibile da distogliere dallo sguardo, e la sua chitarra personalizzata diventa co-protagonista insieme al cane. I colori metallici argentati creano un’atmosfera che si fonde perfettamente, impossibile non notarli. Sebbene non ci siano grandi innovazioni nel concept, l’esecuzione e il montaggio sono impeccabili, e alla fine del video, dove apparentemente non succede nulla, si può comunque percepire una certa soddisfazione visiva. Anzi, nei titoli di coda, forse ci viene rivelato che è anche esperta nel montaggio, completando così l’opera con un tocco di autoironia.
VOTO: 7
Lucio Corsi – “Volevo essere un duro”
Il video di Lucio Corsi è un’opera ricca di significati, con riferimenti a gruppi rock come Twisted Sister e Aerosmith, simboli di ribellione giovanile e libertà. Nonostante le differenze temporali e stilistiche, entrambe le band rappresentano l’energia del rock degli anni ’80, un tema che Corsi ripropone nel suo invito alla ribellione. Il video presenta anche una riflessione sulla società italiana, rappresentata dal bambino che dorme come metafora di un’Italia “anestetizzata”. Il “padre Mario” e il suo esorcismo laico suggeriscono la necessità di un risveglio culturale, riportando la cultura e l’arte al centro del dibattito pubblico. Lucio Corsi, con ironia e autenticità, ci spinge a riscoprire il valore della riflessione e della libertà.
VOTO: 8
Marcella Bella – “Pelle diamante”
Marcella Bella indossa uno degli outfit sfoggiati durante le serate di Sanremo, immersa nelle luci rosse di un club. Il rossetto rosso, i diamanti, i riflessi e il velluto creano un’atmosfera lussuosa. Nel club ci sono solo donne, un vero e proprio elogio al potere femminile. Parte anche lo stacchetto, studiato appositamente per diventare un trend su TikTok, come già successo con i Ricchi e Poveri, puntando su una buona dose di marketing. Alla fine, tutte ballano appassionatamente, mentre il video si conclude con un diamante, probabilmente usato in ogni visual. Nulla di eclatante, ma la domanda che rimane è: perché tanto odio verso il genere maschile, tanto da non farlo mai comparire?
VOTO: 3
Massimo Ranieri – “Tra le mani un cuore”
non ha realizzato il video
Modà – “Non ti dimentico”
Giulia Spalletta è la protagonista del video dei Modà, ambientato in una camera da letto, con finestre da cui soffia il vento e vecchi libri mai letti. C’è tutta la band, e le luci sono bilanciate tra il violetto e il blu, creando un’atmosfera delicata e intima. Poi, all’improvviso, arriva la pioggia in casa, portando con sé quel sentimento di amore struggente che caratterizza la band, i romantici numero uno in Italia. Lei è immobile, pronta a farsi la doccia, dato che sembra che l’acqua sia stata usata in abbondanza… tanto che gli ambientalisti potrebbero essere sul piede di guerra, accusando i Modà di essere responsabili della siccità perché, se non piove, è colpa loro che non cantano! Un tocco un po’ esagerato e ironico è dato dalla limonata con la protagonista, che però risulta quasi superflua, ma i Modà la inseriscono lo stesso. E alla fine… piove!
Noemi – “Se t’innamori muori”
Alfa Romeo come sponsor per una Noemi sempre convincente. Questa volta, però, a non funzionare è la scelta della casa abbandonata, purtroppo, perché sebbene sia un gioiello di architettura, per questa canzone sarebbe stato preferibile uno scenario più urbano, magari un attico con vista sulla città. Quella vena grunge non sembra adattarsi perfettamente alla sua immagine. L’outfit e il look, invece, sono riusciti, come dimostrano anche gli scatti che sono stati pubblicati in questi giorni. Tuttavia, per Noemi sarebbe forse più adatto un visual più contemporaneo, lontano dalla nostalgia e dal tragico, che ben si rifletteva in altri momenti della sua carriera. La sua voce, graffiante come sempre, è il vero punto di forza, ed è su di essa che bisogna concentrarsi, lasciando il passato alle spalle.
VOTO:7
Olly – “Balorda Nostalgia”
Olly, 24 anni, rappresenta una generazione che affronta le sfide del nuovo millennio, tra difficoltà sociali e personali. Nel video di Balorda Nostalgia, Olly interpreta se stesso e fa riferimento al film Toro Scatenato, simboleggiando la lotta contro le proprie paure e insicurezze. La sua musica e il video trasmettono un messaggio di resilienza e della necessità di chiedere aiuto, senza farne un tabù. La vita ci colpisce, ma il vero significato sta nel rialzarsi, con il supporto di famiglia e amici, per affrontare le difficoltà insieme. Il messaggio del video è universale e riguarda tutti, invitando alla riflessione sulla forza interiore e sull’importanza del supporto reciproco.
VOTO: 8
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Rkomi – “Il ritmo delle cose”
A nord di Milano, in viale Brianza, si trova una lavanderia che diventa il set del video. Una location che non è solo un semplice sfondo, ma un richiamo a un’origine periferica di Rkomi, e un invito a guardare i luoghi – o i “non-luoghi” – con occhi nuovi. Il ritmo delle azioni quotidiane è simile a un nastro che trasporta vestiti da stirare, mentre la scena si anima. La padrona di casa incontra uno sconosciuto, e da quel momento il ritmo si trasforma in energia, facendo della lavanderia un luogo di danza. Perché la verità è che bisogna saper guardare i luoghi con uno sguardo fresco, capace di cogliere la bellezza nascosta nel quotidiano. La vita, infatti, può essere sorprendente, come quell’amore che sboccia in un angolo inaspettato, proprio in mezzo alla noia e all’attesa di una nuova giornata di routine.
VOTO: 6
Rose Villain – “Fuorilegge”
Un mix di stili e modalità di narrazione che lascia aperta la domanda: perché? Rose Villain sembra voler apparire come una “bad girl”, ma alla fine si rivela una ragazza abile nel gioco del marketing. Balla, fa tacchettò per TikTok, costruendo la sua immagine a colpi di trend. L’uomo, nel video, diventa quasi un accessorio, un elemento che lei sovrasta, usa e “tritura”. Per una volta, sono gli uomini a finire in secondo piano. Il video è una sorta di collage di elementi, dove non è necessario trovare una logica coerente, ma si percepisce chiaramente la sua personalità forte e intrigante. Un mix che non ha bisogno di spiegazioni, ma solo di essere vissuto.
VOTO: 6
Rocco Hunt – “Mille volte ancora”
Rocco Hunt omaggia la sua terra e il suo passato, ma anche lui, come Serena Brancale, non può fare a meno dello sponsor del caffè (in questo caso Lavazza). Crea un’immagine che rischia di restare ancorata a uno stereotipo, invitandoci a riflettere sulla sua infanzia e sul luogo dove si sta bene. Ma non capiamo perché continuare a riproporre la stessa narrazione su Napoli e sui ragazzi che crescono lì. Esistono sicuramente altre storie da scoprire, sfumature diverse della sua terra che potrebbero arricchire il racconto.
Anche Brunori Sas ha esplorato il valore della famiglia, ma lo ha fatto con una chiave originale e personale, raccontando una famiglia che ruota attorno alla figlia. La sua invece ruota attorno alla mamma?
La mancanza della mamma, la distanza percorsa per raggiungerla, sono emozioni universali che accomunano tutti. Ma nel caso di Rocco Hunt, purtroppo, non c’è nulla di nuovo. La riproposizione di temi già esplorati non riesce a portare innovazione e, alla fine, manca una novità davvero significativa.
VOTO: 5
Sarah Toscano – “Amarcord”
Il video ufficiale di Sarah è stato girato al Teatro Oscar e all’Europark di Milano, con adidas tra i brand sponsor. Un gruppo di ragazzi entra in un lunapark, rompendo un catenaccio, e inizia a divertirsi come è giusto che sia alla loro età. Il video è pensato non solo per il target giovane, ma anche per tutti i nostalgici che ricordano gli sguardi, l’amore e il divertimento nei luna park e nelle feste di paese. Ma ci si chiede: vogliamo creare la nuova hit dell’estate o puntare su qualcos’altro? Purtroppo, il video manca di un elemento di spessore che faccia dire “vale la pena guardarlo fino alla fine”. Non succede nulla di significativo, e alla fine, lei scappa via… o forse siamo noi a scappare. Tre minuti di tempo risparmiato.
VOTO: 3
Simone Cristicchi – “Quando sarai piccola”
Le altalene, un luogo ricreato con tendaggi, sono il cuore pulsante del video. Una madre giovane, una bambina e lui: Cristicchi rimane fedele alla sua narrazione, mantenendo uno stile classico e corretto, senza mai scomporsi. Il messaggio, potente, arriva chiaramente anche attraverso le immagini. L’altalena diventa il simbolo dell’infanzia universale, e non poteva essere altrimenti, dato che è un vero e proprio giocattolo della memoria. L’idea di base è buona, ma l’esecuzione appare immatura rispetto a un tema così forte. A tratti, la realizzazione sembra quasi priva di originalità, come se il tutto fosse stato risolto in modo un po’ scontato e prevedibile.
VOTO: 5
Serena Brancale – “Anema e core”
Serena Brancale rappresenta la rinascita della Puglia, ma il video di “Anema e Core” rischia di cadere nei cliché turistici della regione, focalizzandosi su paesaggi iconici e tradizioni come le serate estive e le masserie. Sebbene questi aspetti siano parte della bellezza della Puglia, la vera domanda è se la regione debba essere raccontata solo in questi termini. Serena, con il suo sound innovativo, ha il potenziale per raccontare una Puglia più profonda, quella che non si limita agli aperitivi o ai panorami, ma che include anche passione, amore e la sua cultura vibrante. Ci si aspetta che nei prossimi anni possa mescolare nuove sonorità e dare vita a una narrazione musicale più completa della sua terra.
VOTO: 6
Shablo feat Guè, Joshua, Tormento – “La mia parola”
Shablo è sicuramente una delle belle rivelazioni di questo Festival, e il suo videoclip ne è un perfetto riflesso. La fotografia in bianco e nero, infatti, non solo esalta la sua energia ma rende anche omaggio alla cultura black in modo potente e visivamente accattivante. Il video è fresco, una ventata di novità che porta una carica di positività e libertà.
Shablo balla con disinvoltura, si diverte e trasmette un’energia contagiosa. Il suo stile è impeccabile, e l’outfit scelto è davvero da urlo. Alla fine, viene davvero voglia di essere lì con lui, salire sul palco e fare qualche passo insieme, sentendo il ritmo che scorre nelle vene. Un momento di pura gioia e spensieratezza che colpisce per la sua autenticità.
VOTO: 8
Tony Effe – “Damme’na mano”
Anche Tony Effe sceglie Roma come sfondo del suo videoclip ufficiale di Sanremo 2025, seguendo le orme di Achille Lauro e proponendo un’estetica anni Settanta con un omaggio a Franco Califano. Tuttavia, al di là dell’ambientazione nostalgica, il video si limita a riproporre gli ingredienti tipici del mondo di Tony: donne, fumo e auto di lusso.
Manca una vera trama, un filo conduttore emotivo che dia spessore al racconto visivo. Se davvero avesse qualcosa nel cuore, dovrebbe esprimerlo senza filtri, trasformando le sue emozioni in immagini che lascino un segno. Per ora, il risultato è stilisticamente curato, ma privo di vera profondità.
VOTO: 5
The Kolors – “Tu con chi fai l’amore”
“Mi aspetti a Mykonos?” Questa estate, il tormentone sarà inevitabile. Il video gioca con uno spazio rosa e una grande K, creando un’atmosfera quasi onirica. Poi, ci sono gli anni Ottanta, con il suo stile inconfondibile, e la Ferrari, che sembra rubata (o presa in prestito) da Tony Effe. Eppure, nel video, non succede praticamente nulla. Un susseguirsi di immagini e situazioni che non portano a un grande climax, ma che suscitano comunque una curiosità: chissà, forse è proprio questo il punto. La leggerezza dell’estate e il non-detto che lascia spazio all’immaginazione.
VOTO: 4
Willie Peyote – “Grazie ma no grazie”
Un autobus americano, quello dei film, è guidato da Willie Peyote. A salire a bordo sono tutte personalità insolite: tra i protagonisti ci sono Luca Ravenna, Robe di Kappa e, non meno importante, i Jalisse. Sul finale, il cantante, che in questo caso ricopre il ruolo di autista, se ne va senza tirare il freno a mano, lasciando il mezzo in balia di tutti. Una chiara metafora su come oggi l’artista risponde agli ipocriti, ai nostalgici del passato, ai vittimisti e anche a chi esprime opinioni non richieste. La lezione sembra essere chiara: meglio lasciarli al loro destino. Un invito a non fermarsi, a non “tirare il freno a mano”, ma a dire ciò che si pensa, senza paura delle conseguenze.
VOTO: 8