Il video ufficiale di LUCIO CORSI Volevo essere un duro

L’esorcismo italiano con Massimo Ceccherini e Leonardo Pieraccioni

L’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di un esorcismo. Potrebbe sembrare una dichiarazione forte, ma è proprio il messaggio nascosto nel video ufficiale di Lucio Corsi, “Volevo essere un duro“, a suggerirlo. Il cantautore toscano, con la sua nuova proposta, ci invita a riflettere su un contesto sociale e culturale che chiede di essere liberato da certe rigidità e convenzioni.

Il Festival di Sanremo 2025 ha avuto il grande merito di portare Lucio Corsi all’attenzione di un vasto pubblico, con oltre 10 milioni di spettatori che hanno potuto scoprire il suo talento.

Il videoclip, come sempre, è stato diretto da Tommaso Ottomano, il “fratello” di Lucio Corsi. Durante le serate del Festival di Sanremo, Tommaso è salito sul palco dell’Ariston insieme a Lucio. La produzione del video è stata curata da Borotalco, che ha collaborato alla realizzazione di questa suggestiva visione.

Chi è Lucio Corsi?

Lucio Corsi è un cantautore italiano nato nel 1993 a Grosseto, più precisamente a Vetulonia, un piccolo borgo della Maremma toscana. La sua famiglia gestiva un ristorante a Macchiascadona, una località che ha sicuramente influenzato la sua crescita. La madre, Nicoletta, è pittrice, mentre il padre, Marco Corsi, ha lavorato come operatore per la Rai. Un ambiente familiare ricco di arte e creatività che ha contribuito a plasmare la sua carriera musicale.

Fin da bambino, Lucio ha mostrato una forte passione per la musica, componendo brani e facendosi notare per il suo talento. Non si è mai definito un semplice “artista di strada”, ma piuttosto un “cantautore street”, un’espressione che cattura la sua voglia di essere libero e di comunicare con la gente. La sua attitudine rock e sovversiva lo ha reso una figura centrale nel panorama musicale italiano, sempre al centro di discussioni e riflessioni. Pur suscitando opinioni contrastanti, tutti riconoscono in lui un’innegabile dote artistica.

Dopo il diploma a Grosseto, Lucio si trasferisce a Milano in cerca di nuove opportunità. Si stabilisce nel quartiere di Niguarda, dove inizia a farsi strada nel mondo musicale. Nel 2014, esce il suo primo EP, che segna l’inizio di una carriera in continua ascesa. Successivamente, nel 2017, pubblica il suo primo album, Bestiario musicale, un’opera a tema favolistico che racconta la Maremma attraverso otto tracce, ognuna dedicata a un animale della regione. Un lavoro che fonde la sua passione per la natura e la musica in un progetto unico.

La sfilata di Gucci nel 2018 con Alessandro Michele

Lucio non si limita alla musica: nel 2018 sfila per Gucci durante la Cruise Collection di Palazzo Pitti a Firenze, un’opportunità che arriva quando Alessandro Michele è alla guida della maison. Nel 2019 firma un contratto con Sugai, e nel 2023 pubblica il suo terzo album,La gente sogna, che conferma il suo talento e la sua visione artistica.

Il vero salto di popolarità arriva con il brano Tu sei il mattino, uscito nel 2024, che diventa la colonna sonora della serie TV Vita da Carlo di Carlo Verdone, dove Lucio appare anche come guest star. Un successo che lo porta alla ribalta nazionale.

Nel 2025, Lucio Corsi è protagonista al Festival di Sanremo, un’occasione che sancisce il suo definitivo ingresso nel panorama musicale mainstream. Il suo nuovo album, previsto per il 21 marzo 2025, promette di essere un altro capitolo importante della sua carriera.

Tra i suoi album pubblicati finora, ricordiamo:

La gente che sogna (2023)

Bestiario musicale (2017)

Cosa faremo da grandi? (2020)

“Volevo essere un duro”: il significato della canzone di Lucio Corsi

Lucio Corsi, al suo debutto al Festival di Sanremo 2025, si presenta con il brano Volevo essere un duro, una canzone che esplora temi di frustrazione e consapevolezza.

Il testo parla della difficoltà di realizzare le proprie aspirazioni e del disincanto che arriva quando si riconosce che ciò che si desiderava non è sempre la soluzione migliore. La canzone riflette sulla lotta interiore di voler diventare una figura forte, indifferente al futuro, ma alla fine, Lucio accetta la propria fragilità e si riconosce come ciò che è realmente: una persona vulnerabile, ma autentica.

Corsi ci racconta di un sogno di durezza, di cercare di essere invulnerabili e di vivere al di fuori delle proprie paure, ma alla fine si rende conto che la vera forza sta nell’accettare le proprie imperfezioni. Il testo è ricco di immagini evocative e personaggi simbolici, che invitano l’ascoltatore a fare pace con le proprie debolezze e ad abbracciare la propria natura senza vergogna.

Il duetto con Topo Gigio

Durante la serata dei duetti, Lucio Corsi interpreterà il celebre Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, accompagnato da un ospite speciale: Topo Gigio, il celebre personaggio simbolo di indipendenza e libertà. Un omaggio alla sua visione autentica e libera della musica.

Il suo approccio a Sanremo è lontano dai riflettori della moda e della perfezione. Lucio Corsi si presenta per quello che è, senza alcun timore di mostrarsi imperfetto, ma con il desiderio di trasmettere il suo messaggio di sincerità e vulnerabilità. Una proposta che non teme di essere diversa e che, forse, è proprio ciò di cui l’Italia ha bisogno in un momento di eccessiva omologazione.

Il video ufficiale di Volevo essere un duro di Lucio Corsi

Il video di Volevo essere un duro ci catapulta negli anni Novanta, in un contesto familiare tipico della classe media dell’epoca, con la lira ancora in circolazione. La storia ruota attorno a Carlo, o Carletto, un ragazzino biondo e angelico interpretato da Alvise Cimarosti, che vive con la sua famiglia: un padre ingegnere e architetto (Massimo Ceccherini), una madre (Laura Locatelli), e una sorella maggiore (Mariia Zhizhkun).

La scena si apre in una tipica cena familiare notturna, con l’ambientazione anni Novanta, ma non passano inosservati i dettagli di design, come la famosa sedia Cesca di Marcel Breuer. Il padre di Carletto, leggendo la pagella scolastica, si infuria per i voti bassi del figlio: “Matematica 3, Italiano 4, Geografia 3, Comportamento 4…”. Arrabbiato ma composto, lo manda a letto senza cena.

Carletto e la cameretta anni Novanta: Sogni di un’Italia addormentata

La camera di Carletto è un vero e proprio spaccato nostalgico degli anni Novanta: un microcosmo che riflette l’epoca, con uno stereo a cassette, un grande PC con uno schermo gigantesco e i poster appesi alle pareti. Tra questi, uno in particolare spicca: il bambino è un grande fan di Lucio Corsi.

Arrabbiato per la punizione, Carletto comincia a fare casino, alzando la musica e chiudendo la porta a chiave. I genitori, non riuscendo a entrare, si trovano di fronte alla classica scritta “Vietato entrare”. Chi non ha mai fatto una cosa del genere da bambino? A questo punto, entra in scena il padre Mario, interpretato da Leonardo Pieraccioni, pronto ad affrontare la situazione.

Nel frattempo, il piccolo Carletto prega il suo idolo e, in un colpo di scena surreale, il poster di Lucio Corsi sulla parete si apre, dando vita al cantante che, con la sua chitarra, entra nella stanza e inizia a divertirsi con il bambino. Quando i genitori cercano di risolvere la situazione con un esorcismo, il prete tenta di placare il caos, ma la porta non si apre. La madre ha allora un’idea: usare qualcosa di duro, come la statua di Biancaneve in giardino. Dopo diversi tentativi, la testa di Biancaneve viene mozzata e finalmente i genitori riescono ad entrare.

L’esorcismo dell’Italia

Quando arrivano nella stanza, però, trovano Carletto che dorme beatamente. Non c’è bisogno di esorcismo, dopo tutto. Lucio Corsi, infatti, si trova sotto il letto con la sua chitarra. Il padre, confuso e sollevato, commenta: “Davvero non capisco, è tranquillo, allora dormi!”

Il video, carico di ironia e nostalgia, gioca con il contrasto tra la ribellione infantile e l’approccio surreale alla punizione, mescolando umorismo e una sottile riflessione sulla fragilità e le aspettative dei più giovani. Lucio Corsi, con la sua musica, diventa simbolo di fuga e di conforto, un “eroe” capace di spezzare la rigidità del mondo adulto.

Making of del video di Volevo essere un duro

Il video ufficiale di Volevo essere un duro nasce da una produzione impeccabile firmata Borotalco.tv, con la regia di Tommaso Ottomano, che ha dato vita a un progetto capace di unire arte, nostalgia e riflessione sociale. La creazione di questo video è frutto del lavoro di un ampio team di professionisti, ognuno dei quali ha messo a disposizione il proprio talento per realizzare una visione unica.

Tra i protagonisti del video troviamo attori del calibro di Massimo Ceccherini, Leonardo Pieraccioni, Laura Locatelli, Alvise Cimarosti e Mariia Zhizhkun, che hanno portato in scena un mix di ironia e intensità emotiva, dando vita ai personaggi chiave in un contesto che richiama gli anni Novanta. In particolare, le performance di Ceccherini e Pieraccioni, noti per il loro umorismo e la loro versatilità, sono state centrali per creare l’atmosfera giusta, tra il comico e il riflessivo.

La produzione

La produzione è stata supervisionata dall’esecutivo Matteo Stefani, con Lorenzo Bramati come Line Producer, la cui esperienza è stata determinante per la gestione logistica e organizzativa dell’intero progetto. Marco De Pasquale, Direttore della Fotografia, ha curato l’aspetto visivo, creando un’atmosfera che richiama in modo autentico il periodo degli anni Novanta, con luci e inquadrature che si integrano perfettamente con il tema del video.

La scenografia

La scenografia e il design visivo sono stati curati da Michela Croci, Production Designer, che ha lavorato per ricreare ambientazioni realistiche e piene di dettagli, come la camera di Carletto, ricca di elementi che evocano il contesto degli anni Novanta. Virginia Barone, Costume Designer, ha collaborato con precisione per riprodurre il look dell’epoca, conferendo autenticità ai costumi dei personaggi.

I look

Il team del trucco e delle acconciature, guidato da Emanuela Caricato, ha lavorato per garantire che ogni aspetto dei personaggi fosse curato nei minimi dettagli, mentre la parte audio è stata affidata a Giacomo Colussi, che ha saputo combinare il sound con le emozioni trasmesse dalle immagini.

La regia ha beneficiato del lavoro del team di assistenti, con Miguel Lombardi e Giovanna Maggi che hanno gestito il set con attenzione ai dettagli e al rispetto dei tempi. La sceneggiatura e la gestione delle scene sono state curate da Fabiola Miccoli e Giorgia Crescenzi, con il supporto di assistenti come Riccardo Nova e Simone Montalbano.

L’aspetto tecnico delle riprese è stato gestito con grande professionalità, con Beppe Torsello come 1st AC e Francesco Eccli come 2nd AC, che hanno curato le inquadrature e i dettagli tecnici delle riprese, supportati da Mattia Caffè come Camera Trainee. Francesco Gentili, Gaffer, e Giovanni Sacchi, Sparks, hanno creato l’illuminazione perfetta per ogni scena, lavorando a stretto contatto con il team per ottenere il giusto effetto visivo.

La costruzione dei set è stata curata da Giacomo Broggini, Propmaker, e Pietro Rodolfo Masera, Set Dresser, che hanno creato ambienti ricchi di dettagli che richiamano l’epoca degli anni Novanta, con Sara Saponaro che si è occupata della decorazione finale.

Infine, la post-produzione ha visto Tommaso Ottomano al lavoro come editor, con il supporto del colorist Luca Scarpellini, che ha dato al video l’aspetto finale, ottimizzando i colori per enfatizzare le atmosfere nostalgiche e riflessive.

Review del video di Lucio Corsi Volevo essere un duro

Il video di Lucio Corsi è un’opera ricca di spunti e interpretazioni, frutto del suo grande genio artistico. Al di là della presenza dei protagonisti noti, che senza dubbio contribuiscono a generare hype e a promuovere il brano, è evidente come il trio toscano sappia valorizzare perfettamente il proprio talento. Lucio stesso li ringrazia, definendoli “il gatto e la volpe”, un tributo affettuoso alla loro capacità di intrecciare il divertimento con la riflessione.

La storia del rock

Il messaggio del video è di grande profondità. Una delle chiavi di lettura più evidenti riguarda i riferimenti ai gruppi musicali che hanno segnato la storia del rock. I richiami a Twisted Sister con “I Wanna Rock”, un inno del metal e glam rock noto per il suo stile provocatorio, e agli Aerosmith con “Walk This Way”, band leggendaria di hard rock che ha avuto un impatto enorme negli anni ’70 e ’80, sono chiari e volutamente evocativi. Sebbene questi gruppi appartengano a contesti musicali e periodi differenti, entrambi condividono temi di ribellione giovanile e libertà. I brani citati sono diventati emblemi di quella vitalità e energia che ha caratterizzato la scena rock degli anni ’80, e Lucio Corsi sembra volerci invitare a riscoprire questa forza rivoluzionaria.

La ribellione pacifica

Il messaggio del video, quindi, si fa più profondo: un invito alla ribellione, un richiamo a non arrendersi alla mediocrità. Nel bambino che dorme, intravediamo l’Italia anestetizzata, forse troppo distante dai temi della cultura e dell’arte che realmente potrebbero farla risvegliare. Lucio Corsi, con l’ironica presenza di “padre Mario” e il suo esorcismo laico, sembra suggerire la necessità di un risveglio culturale per riportare la riflessione artistica al centro del dibattito pubblico italiano.

Questo video non è solo un omaggio alla musica rock, ma un appello alla cultura, alla ribellione gentile e alla ricerca della verità in un’epoca che sembra spesso dimenticare questi valori. Lucio Corsi, con il suo approccio autentico e ironico, ci invita a riconsiderare le nostre radici e a risvegliare la parte di noi che non ha paura di sognare e di lottare.

Il video di Lucio Corsi è un’opera ricca di spunti e interpretazioni, frutto del suo grande genio artistico. Al di là della presenza dei protagonisti noti, che senza dubbio contribuiscono a generare hype e a promuovere il brano, è evidente come il trio toscano sappia valorizzare perfettamente il proprio talento. Lucio stesso li ringrazia, definendoli “il gatto e la volpe”, un tributo affettuoso alla loro capacità di intrecciare il divertimento con la riflessione.

La scena rock ribelle

Il messaggio del video è di grande profondità. Una delle chiavi di lettura più evidenti riguarda i riferimenti ai gruppi musicali che hanno segnato la storia del rock. I richiami a Twisted Sister con “I Wanna Rock”, un inno del metal e glam rock noto per il suo stile provocatorio, e agli Aerosmith con “Walk This Way”, band leggendaria di hard rock che ha avuto un impatto enorme negli anni ’70 e ’80, sono chiari e volutamente evocativi. Sebbene questi gruppi appartengano a contesti musicali e periodi differenti, entrambi condividono temi di ribellione giovanile e libertà. I brani citati sono diventati emblemi di quella vitalità e energia che ha caratterizzato la scena rock degli anni ’80, e Lucio Corsi sembra volerci invitare a riscoprire questa forza rivoluzionaria.

Un esorcismo necessario?

Il messaggio del video, quindi, si fa più profondo: un invito alla ribellione, un richiamo a non arrendersi alla mediocrità. Nel bambino che dorme, intravediamo l’Italia anestetizzata, forse troppo distante dai temi della cultura e dell’arte che realmente potrebbero farla risvegliare. Lucio Corsi, con l’ironica presenza di “padre Mario” e il suo esorcismo laico, sembra suggerire la necessità di un risveglio culturale per riportare la riflessione artistica al centro del dibattito pubblico italiano.

Questo video non è solo un omaggio alla musica rock, ma un appello alla cultura, alla ribellione gentile e alla ricerca della verità in un’epoca che sembra spesso dimenticare questi valori. Lucio Corsi, con il suo approccio autentico e ironico, ci invita a riconsiderare le nostre radici e a risvegliare la parte di noi che non ha paura di sognare e di lottare.

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