La purezza oltre il rosso: la rivoluzione bianca di Rocco Iannone
Rocco Iannone ha presentato la collezione Ferrari SS26 durante la Milano Fashion Week trasformando l’Officina Ferrari in un laboratorio candido, uno spazio optical white che riprende i box di un garage e li trasfigura in scenografia concettuale. Un set essenziale che elimina il superfluo e concentra lo sguardo sull’abito, sulla forma e sulla materia.
L’ingresso di John Elkann in tuta Ferrari con cappuccio, accanto a Lavinia Borromeo in boiler suit denim e alla figlia Vita Talita, ha anticipato il tono della collezione: autentico, funzionale, diretto. Sul moodboard, immagini che raccontano un immaginario stratificato e sorprendente, dal papa Giovanni Paolo II a Maranello negli anni ’80 fino a Monica Vitti e Moira Orfei, passando per Françoise Hardy e Frank Ocean. Una costellazione che colloca Ferrari al centro di un ecosistema culturale che supera i confini dell’automotive e della moda.
Palette e materiali
Il cuore della Ferrari SS26 è il bianco. È presente in oltre il 60% delle uscite ed è declinato in una gamma ricca di sfumature: butter, panna, gesso, optical white. Non si tratta di una scelta simbolica, ma del risultato naturale di fibre lasciate nella loro essenza.
Accanto al bianco, il rosso Ferrari diventa un accento misurato. Non è protagonista, ma un gesto preciso, quasi un tratto di lipstick che interrompe il candore e ne accresce la forza. A questa dualità si aggiungono i toni terrosi: sabbia, ruggine e nuance calde che radicano la collezione a una dimensione concreta. L’epilogo porta in scena i bagliori argentei, superfici specchianti che evocano le carrozzerie Ferrari e il loro rapporto con la luce.
Protagonisti sono soprattutto i materiali. La ricerca si concentra su fibre nobili e tattili: la seta tussah con le sue irregolarità naturali, la seta moiré dalle onde sofisticate, la garza di cashmere impalpabile, la nappa piena morbida e corposa. Al loro fianco, materiali più ruvidi e urbani come il canvas sfrangiato e il denim acid-etched. Ogni tessuto viene lasciato parlare senza sovrastrutture, in una celebrazione della sua verità materica.
La palette e i materiali definiscono così un’estetica precisa. Il bianco diventa spazio vuoto e superficie pura. Il rosso, ridotto al minimo, conserva il suo valore identitario. I toni della terra riportano equilibrio e radici. Insieme, costruiscono un vocabolario essenziale e potente che ridefinisce i codici della maison.
Silhouette e costruzione
La Ferrari SS26 costruisce un linguaggio visivo fatto di linee verticali, silhouette allungate e pure, che incarnano un rigore essenziale ma non statico. È un minimalismo che respira, che lascia spazio al movimento del corpo senza irrigidirlo. Il tailoring si alleggerisce: le giacche mantengono la struttura ma si ammorbidiscono, mentre i pantaloni si dilatano in volumi fluidi o prendono la forma di cargo dalle proporzioni rivisitate. Le gonne a colonna, dritte e severe, sono interrotte da drappeggi torchon in vita che spezzano la linearità e introducono un gesto quasi scultoreo. Camicie leggere e abiti allungati scivolano sul corpo con naturalezza, sottolineando la verticalità delle linee senza rinunciare alla sensualità della materia.
La collezione è organizzata come una progressione narrativa. L’apertura è segnata da tele immacolate e da capi costruiti quasi come superfici pure, privi di distrazioni, che traducono l’idea della sottrazione. A seguire, un intermezzo più vigoroso introduce texture e trattamenti: pelli spugnate che aggiungono peso visivo, denim acid-etched che spezza il candore, maglieria aerografata che porta un tocco grafico e tridimensionale. Infine, la chiusura si carica di intensità: le superfici diventano specchianti e argentee, in un epilogo che unisce la purezza del bianco con la brillantezza del metallo, evocando il mondo delle carrozzerie Ferrari e riportando la moda al cuore dell’estetica del marchio.
Questo percorso traduce in abbigliamento la filosofia di Ferrari: purezza formale e forza del design che convivono nello stesso gesto creativo. Ogni blocco della sfilata è un tassello di un discorso coerente, in cui la semplicità non è rinuncia, ma concentrazione; e in cui l’eleganza non è mai statica, ma frutto di un dialogo continuo tra materia, corpo e movimento.
Accessori e dettagli
Gli accessori nella Ferrari SS26 non sono semplici completamenti del look, ma veri e propri tasselli di un discorso estetico coerente con l’intera collezione. Le pump in canvas avvolte da sottili corde di pelle rileggono la femminilità in chiave tecnica, quasi come fossero strumenti da officina elevati a dettaglio couture. I driving shoes squadrati, chiaro omaggio al mondo delle corse, reinterpretano la tradizione Ferrari con un approccio moderno e minimale.
Le borse, invece, oscillano tra morbidezza e rigore: da un lato la Dino bag, dalle linee arrotondate e fluide, che richiama la sensualità delle curve automobilistiche; dall’altro la tool case, angolare e compatta, che si ispira alla funzionalità di una cassetta degli attrezzi trasformandola in oggetto di lusso. A completare, una proposta di gioielli che porta l’immaginario industriale direttamente sul corpo: bulloni, lucchetti e utensili da lavoro diventano ornamenti, ribaltando il concetto di decorazione tradizionale.
Si tratta di accessori che fondono funzione e estetica, capaci di evocare la manualità dell’officina Ferrari e traslarla in chiave sofisticata. Un linguaggio che conferma la volontà di Iannone di rendere la riduzione un sistema, in cui ogni dettaglio, anche il più tecnico, viene sublimato in segno stilistico.
La sottrazione come linguaggio
La Ferrari SS26 non è una collezione costruita per stupire con eccessi o spettacolarità. È piuttosto un progetto di riduzione. Un esercizio di sottrazione che parte dall’idea di togliere tutto ciò che è ridondante per riportare al centro ciò che conta davvero: la materia, la forma e il colore. Il bianco, scelto come colore dominante, diventa il vero linguaggio della stagione. Non è un bianco sterile o neutro. È un bianco vivo, che varia dal burro al gesso ottico. Attraverso le sue sfumature racconta le diverse fibre e tessuti senza sovrastrutture.
Il rosso Ferrari, da sempre simbolo della maison, non scompare ma cambia ruolo. Non è più protagonista assoluto. Diventa un segno rapido e deciso, un accento assertivo che interviene come un tratto di pennello o come un rossetto acceso su un volto al naturale. È un modo per valorizzare la pulizia del bianco, spezzandone la continuità con un gesto minimo ma potentissimo.
Anche gli accessori partecipano a questo discorso. Le pump in canvas sono avvolte da corde di pelle. I driving shoes sono squadrati. Le borse, come la morbida Dino bag o la tool case rigida, trasformano la manualità e il mondo tecnico dell’officina Ferrari in oggetti di lusso. I gioielli a forma di bulloni e lucchetti completano il quadro. La collezione riesce così a trasformare elementi industriali in ornamenti sofisticati.
Quello che emerge è un guardaroba pragmatico e dichiarativo, pensato per uomini e donne che cercano abiti funzionali, ma anche capaci di trasmettere identità. Non ci sono narrazioni accessorie né storytelling artificiosi. Tutto è ridotto all’essenziale per lasciare parlare le superfici, i volumi e i colori. Con questa collezione, Ferrari compie una svolta precisa. Sceglie un’estetica essenziale, nitida e potente, che ridefinisce i propri codici e proietta la maison verso una nuova dimensione della moda contemporanea. Una dimensione fatta di chiarezza e rigore, ma anche di emozione e intensità.




