GIUSEPPE DI MORABITO SS26

Icaro: tra mito, volo e tecnologia

Alla Milano Fashion Week, Giuseppe Di Morabito porta in scena la sua primavera-estate 2026 trasformando la passerella in un palcoscenico teatrale. Non è una semplice sfilata ma una vera esperienza immersiva, in cui moda, arte e tecnologia si fondono in un racconto mitologico attualizzato. Il mito di Icaro, da sempre simbolo del desiderio umano di superare i limiti, diventa qui allegoria di resilienza. La caduta non segna la fine, ma un ritorno rinnovato, un volo che si rialza più potente.

Acrobati sospesi sfidano la gravità volteggiando attorno a un sole luminoso che domina lo spazio scenico, incarnazione visiva del rischio e del sogno. In questo contesto, i capi non sono semplici vestiti ma frammenti di un’epopea personale e collettiva, sculture tessili che narrano la tensione eterna tra fragilità e forza.

Reliquie scolpite tra luce e materia

La collezione si apre con creazioni che sembrano riemerse da un tempo remoto, come reliquie mitiche ritrovate e restituite alla contemporaneità. Corsetti di porcellana evocano la statuaria classica, scolpiti come corazze candide ma impreziositi da rose vive che sbocciano tra le fessure. Bustier ricamati a mano con perle e cristalli scintillano come talismani, mentre armature in metallo si fondono con la delicatezza dei materiali organici, in un incontro di contrasti.

Il crochet e il macramè, tempestati di pietre e arricchiti da dettagli lucenti, raccontano la pazienza dell’artigianato manuale, mentre piume leggere e nastri sfrangiati portano in passerella un senso di fragilità poetica. Ogni pezzo è un dialogo tra pesantezza e leggerezza, tra la solidità della forma e la caducità della materia.

Gli abiti coltivati come sculture viventi

Tra le invenzioni più sorprendenti, emergono gli abiti “coltivati”: tessuti immersi per giorni in soluzioni saline che si cristallizzano trasformandosi in superfici iridescenti e minerali. Il risultato sono capi che sembrano generati dalla natura stessa, con cristalli che crescono sulla stoffa come concrezioni marine. Sono abiti che rimangono morbidi e fluidi ma che conservano la potenza di sculture organiche, evocando la metamorfosi continua della materia.

Questi esperimenti materici conferiscono alla collezione una dimensione quasi archeologica, come se i vestiti fossero reperti di un futuro immaginato, al tempo stesso fragili e indistruttibili.

Le perle come autobiografia e simbolo

Elemento centrale della collezione è l’uso delle perle, trattate non solo come ornamento ma come memoria e simbolo. Esse diventano evocazione dell’infanzia mediterranea e insieme metafora di lacrime, fragilità e resilienza. Ogni capo che le ospita trasmette un’emozione stratificata, capace di oscillare tra intimità e monumentalità.

La palette cromatica accompagna il racconto con una sequenza narrativa precisa: il bianco e il nero iniziali rappresentano l’origine e il limite, i toni della terra richiamano le radici e il ritorno all’essenziale, mentre il rosso finale esplode come presagio di rinascita, chiudendo lo spettacolo con la forza di una fiamma rigeneratrice.

La musica delle macchine

La colonna sonora dello show non è tradizionale, ma creata interamente dall’intelligenza artificiale. Suoni elettronici, stratificazioni digitali e ritmi sintetici accompagnano i movimenti degli acrobati e le silhouette in passerella, sospendendo lo spettatore tra mito e futuro.

L’uso dell’AI non è un vezzo tecnologico, ma un elemento narrativo: sottolinea il dialogo costante della collezione tra artigianato e innovazione, tra memoria storica e sperimentazione, tra il lavoro manuale e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

Couture veloce, ma con profondità

La collezione SS26 non si limita a una riflessione concettuale. Dietro ogni capo c’è un laboratorio che guarda al presente e al futuro. Il nuovo atelier dello stilista unisce la lentezza del savoir-faire couture alla velocità richiesta dal mercato contemporaneo. Da questo spazio nascono pezzi unici pensati per artisti e celebrità internazionali, tra cui Dua Lipa e Lady Gaga, testimonianza di una moda capace di dialogare con lo star system senza perdere la sua integrità artigianale.

Questo equilibrio tra lentezza e rapidità, tra unicità e accessibilità, segna la crescita di un linguaggio sempre più personale e maturo, dove la couture non è museo, ma strumento vivo di comunicazione.

La forza di una caduta che diventa volo

Il mito di Icaro diventa una metafora universale: la caduta non è più punizione, ma occasione di rinascita e crescita. In questa prospettiva, la moda di Giuseppe Di Morabito si fa manifesto di resilienza e speranza.

La SS26 celebra il potere delle storie capaci di attraversare il tempo, riflettendo sulla bellezza che nasce dalla fragilità e invitando a non temere il rischio del volo. La caduta non spegne le ali: le forgia, più forti e resistenti di prima.

Con questo show, Di Morabito conferma la sua capacità di interpretare la realtà contemporanea con uno sguardo proiettato al futuro, trasformando la passerella in un’esperienza che unisce estetica, emozione e significato profondo, capace di educare e ispirare senza mai cadere nel banale.

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GIUSEPPE DI MORABITO SS26 – i look

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