Il ritorno al futuro: tra memoria storica e sartoria d’effetto
Schiaparelli apre la settimana dell’Haute Couture a Parigi con una collezione che guarda indietro per proiettarsi verso un futuro immaginifico. La stagione FW26 prende il via con un debutto dirompente, che conferma la maison guidata da Daniel Roseberry come una delle voci più audaci del panorama dell’alta moda contemporanea.
Fino al 10 luglio, le più importanti Maison internazionali si alterneranno sulle passerelle parigine per presentare le loro interpretazioni dell’eccellenza sartoriale. Ma è Schiaparelli a inaugurare il calendario con una sfilata che è già leggenda.
“Ritorno al Futuro” non è solo un titolo, ma un manifesto creativo. Con questa collezione, Daniel Roseberry esplora il passato non come rifugio nostalgico, ma come strumento per costruire il presente. Proprio come insegnava Elsa Schiaparelli, il passato ha valore solo se riesce a trasformarsi, a lasciare tracce nel nostro oggi.
Non si tratta di revival, ma di reinvenzione: gli archivi diventano carburante per immaginare nuovi linguaggi, dove la memoria si fonde con l’avanguardia e la couture si fa atto visionario.
Un ingresso esplosivo tra celebrity e attese social
Il pubblico si è radunato numeroso all’esterno della location scelta dalla maison: un palazzo parigino trasformato per l’occasione in un portale tra le epoche. A pochi minuti dall’inizio dello show, la tensione è tangibile. I fan si accalcano dietro le transenne, smartphone in mano, pronti a immortalare le star del front row. E le celebrity non si fanno attendere.
Dua Lipa fa il suo ingresso in un abito scultura bianco, con scollatura “a serratura” — emblema grafico ricorrente del brand — e uno spacco vertiginoso. Il look, soprannominato “creatura”, presenta spalle esasperate e una cascata di petali in argilla polimerica bianca e micropaillettes ton sur ton, a metà tra il floreale e il biomorfico.
A rubarle la scena, solo per un attimo, è Cardi B, che si presenta con un tubino nero dallo scollo audace, avvolta da una monumentale collana-scultura realizzata con frange di perline dorate che sembrano onde sonore cristallizzate. Ai suoi lati, guanti al gomito in stile diva anni ’40 e maxi orecchini di perle: pura teatralità in stile Schiaparelli.
La sfilata: eleganza aliena tra archivi e costellazioni
Quando le luci si abbassano e la prima modella appare sulla passerella, è chiaro che ci troviamo in un’altra dimensione temporale. O forse in molteplici epoche fuse insieme. La collezione Future Archive di Daniel Roseberry è un viaggio onirico attraverso il tempo: affonda le radici nei fasti della Parigi prebellica degli anni ’30 e li proietta in un futuro iperestetico, carico di visioni cosmiche.
Il risultato è un mosaico visivo che unisce memoria e avanguardia. Dominano il bianco e il nero, evocativi come fotografie in bianco e nero d’altri tempi, ma trasfigurati in chiave siderale. Gli abiti si accendono di gioielli ispirati agli anelli planetari, costellazioni di cristalli cucite a mano e ricami dorati che scolpiscono le silhouette come mappe celesti. Ogni look è un frammento di un universo narrativo che unisce la nostalgia al delirio visionario.
Icone del passato, silhouette del domani
Pezzi iconici come la giacca Elsa — con la sua struttura decisa e surreale — o il mantello Apollo sono stati reinventati per il corpo della donna futura. Nulla è nostalgico, tutto è trasfigurato.
Tra i look più sorprendenti, un abito rosso sangue con al centro un cuore meccanico pulsante, ricoperto di pietre preziose. Una vera installazione da indossare. Roseberry lo ha battezzato “Il cuore della couture“, un’opera che pulsa letteralmente di vita e concetto.
Tra i materiali, il tulle nero si fonde con pelle lucida e dettagli argentati che evocano un’iconografia fetish, ma filtrata attraverso un’eleganza neoclassica. Il risultato è un ibrido affascinante, tra passato e iperfuturo.
Una Schiaparelli (troppo?) visionaria
C’è chi applaude la visione di Daniel Roseberry come un genio del contemporaneo. La sua capacità di attualizzare il surrealismo della fondatrice, Elsa Schiaparelli, senza copiarlo, ma reinterpretandolo con i codici culturali e digitali del presente, è indiscutibile. Eppure, tra le fila dei puristi, si alza una domanda: questa couture così teatrale, così immaginifica, è ancora in dialogo con l’essenza profonda della Schiaparelli storica? Oppure è una nuova entità, che si serve del nome per parlare un linguaggio del tutto nuovo?
È un interrogativo legittimo. Ma forse, proprio nel suo essere irrisolvibile, risiede la forza del brand. Schiaparelli è sempre stata provocazione, rottura, paradosso. Elsa amava l’inatteso, lo choc estetico, la narrazione visiva. E Roseberry sembra aver raccolto questo testimone con una determinazione quasi religiosa.
Un viaggio temporale che riscrive la couture
Con Back to the Future, Schiaparelli ha aperto la Couture Week parigina non solo con uno show, ma con un atto di immaginazione radicale. È un ritorno a una Parigi del 1940 — quella che Elsa lasciò per rifugiarsi a New York — ma anche un salto in avanti, verso un orizzonte in cui moda, arte e sogno si fondono.
Tra nostalgia prebellica, silhouette impossibili e visioni oniriche, la collezione FW26 è un grido sofisticato contro la linearità del tempo. E forse, è proprio questo il messaggio: l’haute couture non è solo artigianato d’élite, ma anche viaggio mentale. E nessuno lo sa fare meglio di Schiaparelli.




