Desiderio e teatralità: la nuova era della seduzione

Tra le collaborazioni più interessanti di questa stagione, spicca il dialogo creativo tra Haider Ackermann e Tom Ford. Dopo un debutto che aveva già segnato un punto di svolta, la collezione SS26 presentata alla Paris Fashion Week sancisce un incontro maturo, un matrimonio estetico che riesce a unire l’eredità sensuale di Tom Ford con la visione sofisticata e visionaria di Ackermann.

L’atmosfera dello show è stata dichiaratamente notturna, con un allestimento che evocava più il teatro che una passerella, in un gioco di luci e riflessi specchiati che amplificavano ogni gesto dei modelli. Il pubblico — tra cui icone come Kate Moss e Rita Ora — ha assistito a un’entrata non convenzionale: gruppi disordinati di modelli e modelle che si muovevano come attori su un palco, più che come manichini in passerella. Un richiamo esplicito all’epoca dell’edonismo e degli show spettacolari, dove la moda era un rituale di seduzione e potere.

In passerella è apparsa anche Susie Cave, designer, imprenditrice ed ex modella, fondatrice del brand The Vampire’s Wife, chiuso nel 2024. Ha indossato un look total white, uno dei colori di tendenza della collezione SS26, che ha illuminato la passerella con eleganza e modernità.

La seduzione come essenza vitale

Se Tom Ford ha sempre fatto del desiderio e della sensualità il cuore del suo linguaggio, Haider Ackermann raccoglie quell’eredità e la rilegge con un codice nuovo. Nella sua visione la seduzione non è un gioco effimero, ma una forza vitale: un dialogo costante tra chi guarda e chi viene guardato. In passerella i modelli non erano figure distanti, ma presenze carnali, che cercavano il contatto visivo con il pubblico e occupavano lo spazio con movimenti fluidi, quasi felini, caricando ogni gesto di tensione e mistero.

Questa energia erotica prende forma nei capi. I tailleur avvitati in vinile lucido catturano la luce come armature sensuali, gli abiti lunghi scivolano sul corpo con la morbidezza di onde notturne, i cut-out svelano la pelle in punti inattesi con precisione chirurgica. Ai piedi, sandali con anelli metallici e tacchi sottilissimi aggiungono un tocco di provocazione dal sapore sadomaso, subito bilanciato da una tavolozza cromatica che addolcisce e stratifica il desiderio: bianchi abbacinanti, verdi acidi, blu profondi, fino a tocchi di rosa cipria e arancio brillante.

Il culmine arriva con l’uscita di Vittoria Ceretti. Il suo abito, un lungo drappeggio blu intenso al limite del nero, si muove come acqua sotto la luna. La seta lucida aderisce ai fianchi per poi aprirsi in un fluire leggero, riflettendo la luce come una superficie liquida. È il look che sintetizza l’intera collezione: sensuale ma controllato, teatrale e allo stesso tempo intimo, un epilogo che incarna la visione di Ackermann — la seduzione come condizione esistenziale, come poesia del corpo.

tom-ford-ss26-review-paris-fashion-week-look-vittoria-ceretti-blu
Tom Ford SS26 – il look blu di Vittoria Ceretti

Il dialogo dei corpi

Ackermann ha scelto di presentare una sfilata co-ed, mettendo uomini e donne sullo stesso piano estetico. Non ci sono abiti “da uomo” o “da donna” nel senso tradizionale: le camicie maschili diventano leggere e trasparenti come abiti femminili, i completi sartoriali si ammorbidiscono fino a dialogare con gonne fluide, mentre i tessuti leggeri e rivelatori fanno emergere la pelle di entrambi i corpi. È una grammatica comune, costruita sulla fluidità e sull’ambiguità: la seduzione non ha genere, non ha ruoli fissi, è semplicemente un linguaggio condiviso.

A rendere più chiaro questo messaggio interviene la tavolozza dei colori. I bianchi, declinati in molte sfumature, diventano il terreno neutro da cui partire. Poi compaiono i lampi squillanti: un blu Klein lucido come metallo, un verde brillante che cattura l’occhio, arancioni e rosa cipria che alleggeriscono l’atmosfera, fino al ritorno del nero, che aggiunge profondità e tensione. Ogni colore diventa un’emozione, un modo diverso di raccontare il desiderio e dare corpo alla seduzione.

Echi cinematografici

La collezione si muove come un film, più che come una tradizionale sfilata. Ackermann non mette in scena modelli, ma attori: i loro sguardi cercano il pubblico, i movimenti sono lenti, calcolati, carichi di intenzione. Ogni passo sembra parte di una coreografia invisibile, sospesa tra desiderio e mistero.

La colonna sonora contribuisce a rafforzare questa atmosfera: l’acapella intensa di Heroes di David Bowie trasforma la passerella in un set teatrale, dove ogni look diventa una scena madre. È moda che si carica di drammaticità, di pathos cinematografico.

Non mancano i riferimenti alla storia della moda più radicale: abiti sorretti da costruzioni invisibili che sfidano la gravità, cut-out audaci che rimandano alle provocazioni di Rudi Gernreich, trasparenze spinte fino al limite. Ma il tratto distintivo di Ackermann è la sua capacità di non oltrepassare mai la linea sottile che separa la provocazione dalla volgarità. Il risultato è un equilibrio calibrato, un filo teso tra eleganza e seduzione estrema.

Oltre il personalismo: la moda come unione

Il messaggio della collezione è limpido: sotto la direzione di Haider Ackermann, Tom Ford riafferma che la seduzione non è un ornamento, ma una condizione vitale. È energia, è presenza, è l’arte di muoversi come se ogni gesto fosse un invito. Con la SS26 il marchio continua a ridefinire i confini della sensualità nella moda contemporanea.

Ciò che rende questo capitolo particolarmente interessante è la capacità di Ackermann di inserirsi nella storia della maison senza piegarla al proprio ego creativo. In un panorama dove spesso i designer sovrastano i brand che guidano, trasformando le collezioni in proiezioni personali, qui accade l’opposto: la visione del direttore creativo si fonde con l’identità della casa di moda. È un incontro vero, un matrimonio riuscito.

Questa sintonia crea uno scenario raro nel panorama attuale: un brand che non subisce la presenza di un nome forte, ma che si lascia guidare da chi lo dirige con rispetto e consapevolezza. Ackermann non annulla Tom Ford, né lo imita; piuttosto, ne raccoglie l’eredità e la traduce in un linguaggio nuovo. Così dimostra che la moda, quando supera i personalismi, sa ancora interpretare al meglio la sua missione: raccontare il desiderio, riflettere lo spirito del tempo, sedurre senza perdere autenticità.

tom-ford-ss26-review-paris-fashion-week-look
Tom Ford SS26 – i look

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
Torna in alto