La cosmologia universale della moda: Matthieu Blazy debutta riscrivendo il firmamento del tweed

Matthieu Blazy debutta al Grand Palais presentando la collezione SS26 di Chanel, chiudendo il lungo mese della moda con una visione siderale e poetica, tra tweed, luce e libertà.

E finalmente, il grande evento.
L’ultimo tramonto di una Parigi febbrile ha accolto il debutto più atteso della stagione: Matthieu Blazy alla guida di Chanel, la maison più emblematica e mitica del Novecento, simbolo di una femminilità libera e disciplinata, romantica e ribelle.

Il Grand Palais, cuore pulsante della moda francese, si è trasformato per l’occasione in una galassia. Giganteschi pianeti di tessuto si muovevano lenti, sospesi nel buio, mentre un sole artificiale di quindici metri irradiava bagliori dorati. Sul pavimento, una passerella laccata e screziata evocava magma e roccia fusa: il paesaggio di un pianeta ancora in formazione. Era un universo Chanel, ma visto da un telescopio nuovo, un mondo familiare che tuttavia sorprendeva per proporzioni e luce.

“Amo tutto ciò che c’è lassù: il cielo, la luna, credo nelle stelle.” – Gabrielle Chanel

Quella frase, storica e quasi predittiva, riecheggiava nello spazio scenografico: un legame tra la visione poetica di Coco e la nuova orbita creativa di Blazy.

“Per questo primo spettacolo,” ha spiegato il designer, “volevo fare qualcosa di universale. Osserviamo tutti lo stesso cielo, e credo che susciti in noi la stessa emozione.”

Una dichiarazione poetica e al tempo stesso tecnica, la promessa di una nuova estetica che guarda al passato senza rinunciare all’innovazione.

Tailleur e rivoluzione: i codici Chanel riscritti

Blazy ha aperto con i tailleur, naturalmente, ma con un guizzo inatteso: pantaloni maschili in flanella grigia, reminiscenza di quelli che Coco amava indossare grazie a Boy Capel, il suo grande amore. Le giacche da ufficiale e i pantaloni ampi anticipavano un racconto coraggioso e sperimentale, dove i codici classici del marchio venivano destrutturati con grazia e precisione.

Decine di tailleur e completi spezzati hanno sfilato, molti con una nuova gonna a portafoglio: tagliata al ginocchio, dotata di tasche, spesso sfrangiata, realizzata in materiali classici ma reinterpretati – bouclé di lana leggero e semitrasparente, tartan ariosi, quadri finestrati e denim rigido. Le celebri giacche a quattro tasche sono arricchite da filigrane dorate o profili a contrasto, un omaggio sofisticato e contemporaneo alla tradizione.

Sorprendente anche la scelta audace di gonne portate talvolta così basse da lasciare intravedere la biancheria: un piccolo colpo di scena che riflette lo spirito ribelle e innovativo della maison, senza mai tradirne la femminilità.

Simboli e segreti: l’eredità di Coco reinterpretata

Blazy ha giocato con i simboli storici di Chanel con intelligenza: spille camelia concettuali e sovradimensionate, collane di perle dense e intricate, top di organza con spighe dorate ricamate. Anche il tubino nero, icona immortale di Coco, è stato reinventato con cordoncini dorati e arricciature laterali radicali.

Ogni dettaglio è un dialogo con il passato: il nuovo Chanel non dimentica la maison di Coco, ma la reinventa secondo i codici di un contemporaneo sofisticato e globale.

Fiori in movimento: l’energia dell’eveningwear

Per l’eveningwear, Blazy ha accelerato il ritmo e la teatralità. Gonne da flamenco, fitte di petali di tessuto, svolazzavano sulle passerelle laccate, creando un contrasto tra eleganza e precarietà che ha messo alla prova alcune modelle.

Il risultato era una tensione palpabile tra audacia e grazia, mentre ospiti illustri come Tilda Swinton, Pedro Almodóvar e Penélope Cruz osservavano in prima fila, immersi in un universo di pianeti luminosi sospesi sopra di loro. Anche Kendall Jenner, silenziosa, sembrava farsi trasportare dal movimento ipnotico dei tessuti, in perfetta armonia con la scenografia cosmica.

La cosmologia musicale

La passerella si è trasformata in un viaggio nello spazio-tempo grazie al mash-up musicale di Michel Gaubert e Le Motel, dove ogni brano dialogava con la scenografia cosmica e i movimenti dei modelli. 

“Venus, the Bringer of Peace” di Isao Tomita amplificava il senso di infinito e mistero dei pianeti luminosi sospesi sopra la passerella, evocando calma e armonia cosmica. 

“Runaway” dei The Corrs trasmetteva il desiderio di fuggire insieme a qualcuno, abbandonando regole e convenzioni, in perfetta sintonia con la libertà sartoriale e la corsa finale della sfilata. 

“I Don’t Want to Wait” di Paula Cole, resa celebre da Dawson’s Creek, introduceva intimità e urgenza emotiva: vivere il presente, esprimere sentimenti senza paura, temi che rispecchiavano la femminilità indipendente dei look Chanel. 

“Rhythm Is a Dancer” evocava energia, movimento e il ritmo travolgente della modernità, mentre “I Was Such a Flop” di Connie Francis aggiungeva un tocco di malinconia e ironia, un richiamo al passato che convive con il nuovo universo della maison.

In questo modo, la musica non era un semplice accompagnamento, ma uno strumento narrativo. Blazy ha unito emozione, tensione e meraviglia, trasformando la sfilata in un’esperienza immersiva e poetica, degna di un fashion show Parigino.

Gli accessori: rosso, audacia e funzionalità

Blazy ha rivoluzionato anche gli accessori, trasformandoli in elementi protagonisti della collezione. Le maxi bag in pelle liscia o rigata, nei toni bianco e rosso, non sono solo eleganti ma anche funzionali, abbastanza capienti da contenere un laptop o tutti gli oggetti personali di una donna contemporanea. Alcune borsette richiamano le shopping bag storiche di Chanel, reinterpretate in chiave moderna, mentre la celebre 2.55 appare rimodellata: leggermente sgualcita, ma con la tradizionale fodera bordeaux in evidenza, un dettaglio che unisce storia e modernità.

Le scarpe bicolor, con punte squadrate e silhouette affusolate, aggiungono un tocco di audacia al look. Le spille, tra camelie e grandi fiori, insieme alle collane di perle barocche e catene smaltate, completano ogni outfit come piccoli pianeti in orbita attorno all’universo Chanel: accessori pensati non solo per decorare, ma per raccontare un mondo di stile e libertà.

L’alba di un nuovo universo

Il gran finale ha trasformato il Grand Palais in un teatro cosmico di emozioni. Awar Odhiang, con una gonna ampia tempestata di fiori astratti e una T-shirt con spacco posteriore, ha danzato tra gli ospiti, incarnando la femminilità libera e audace della nuova Chanel. Il suo movimento ha segnato l’apice dello show, aprendo la strada a una standing ovation universale per Matthieu Blazy.

Tra gli spettatori, Nicole Kidman e Ayo Edebiri, nuove ambasciatrici della maison, hanno rappresentato perfettamente la donna Chanel contemporanea: forte, curiosa e libera di esprimersi senza vincoli.

Blazy ha dimostrato come la libertà sartoriale e la modernità possano nascere dal rispetto della tradizione. I codici storici di Chanel vengono reinterpretati senza perdere la loro essenza, creando un nuovo paradigma estetico destinato a segnare un’intera generazione di moda.

Nel finale, l’abbraccio tra Awar Odhiang e Blazy ha suggellato simbolicamente il passaggio della maison a una nuova era. Lo stilista ha mostrato come, anche nella “grandeur” parigina, non bisogna temere il giudizio: occorre osare, pensare in grande e costruire nuovi mondi. Proprio questo spirito, di coraggio e visione, è ciò che da sempre ha reso Parigi il centro della moda mondiale: un luogo dove le paure si superano e i sogni diventano galassie da esplorare.

chanel-ss26-debutto-matthieu-blazy-review-paris-fashion-week-look
Chanel SS26 – i look

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
Torna in alto