Il blu che accende la notte
Vers le Monde è il titolo scelto da Peter Copping per la sua seconda collezione alla guida di Lanvin, presentata durante la Paris Fashion Week. Un titolo evocativo, che porta con sé l’idea di un attraversamento, di un viaggio non solo estetico ma anche temporale, perché la sfilata per la SS26 si muove come un percorso tra memoria e futuro, tra eredità e invenzione.
È una notte parigina che diventa racconto, immersa in atmosfere da jazz club, con la luce calda della golden hour che scolpisce tessuti e silhouette, mentre il blu Lanvin — colore storico e mitico della maison — ritorna al centro come chiave di lettura, come un filo narrativo che attraversa l’intera collezione.
L’incipit cinematografico: un jazz club al tramonto
L’apertura sembra rubata a una pellicola d’autore. L’ambiente è quello di un jazz club rarefatto, inondato da una luce che vibra tra oro e blu notte. Le prime modelle compaiono incedendo lente, quasi sospese, con la grazia di un tableau vivant. Le loro silhouette evocano la Belle Époque: linee morbide e allungate, vita bassa, copricapi che si piegano sulla nuca e scivolano lungo le spalle, come un ricordo antico che riemerge.
Poi, improvvisamente, il ritmo cambia, il passo si fa più serrato, la musica incalza. In passerella irrompono miniabiti che lasciano scoperta la schiena, micro pull aderenti, drappeggi che si muovono come onde liquide. La collezione si rivela così fin dal principio come un racconto musicale, capace di passare dalla malinconia lenta al crescendo improvviso, come se ogni look fosse una nota che compone una sinfonia notturna.
Il mistero del blu Lanvin: memoria e contemporaneità
Al centro della collezione c’è un colore, che non è un dettaglio, ma un protagonista assoluto: il blu Lanvin. Non è il minimalismo concettuale del Bleu Klein, ma una tonalità inimitabile, inventata da Jeanne Lanvin nel 1923 nel suo laboratorio di tinture. Un blu profondo, sfuggente, cangiante, capace di catturare la luce e trasformarla.
Peter Copping lo rievoca con precisione, trasformandolo in un linguaggio più che in una tinta: bluse di mousseline trasparenti dalle maniche fluide, colli alti e drappeggiati, abiti lunghi che sembrano respirare un bagliore interiore, profili metallici che scintillano come stelle.
Il blu ritorna come eco storica, un omaggio alla fondatrice e alla sua devozione per l’arte — Fra Angelico in particolare — ma al tempo stesso acquista un significato nuovo, come simbolo di continuità per la maison e come segno di riconoscibilità nella moda contemporanea.
Una danza di coppia: il femminile e il maschile in dialogo
La sfilata di Lanvin non racconta solo la donna, ma mette in scena un dialogo continuo tra femminile e maschile, come se la passerella fosse un palcoscenico dove due linguaggi diversi si rispondono.
La donna è romantica e al tempo stesso sicura: i suoi abiti sono tempestati di frange lunghissime che danzano a ogni passo, i decori geometrici e i motivi Art déco diventano ornamento prezioso, le gonne e i miniabiti scolpiscono la sensualità con decisione. È un romanticismo gatsbyano, elegante e magnetico, che non teme la seduzione diretta.
L’uomo, in controcanto, indossa trench lunghi gettati sopra completi con bermuda sartoriali, camicie con stampe pop, foulard annodati al collo, jeans dalle tonalità acidule. È un maschile che gioca con la tradizione ma la ribalta, che osa la leggerezza senza perdere raffinatezza.
Quando la notte cala definitivamente, anche lui si trasforma: arrivano lunghi soprabiti in seta e lamé dorato, indossati con naturalezza sopra pantaloni slim che lasciano scoperte le caviglie. È un guardaroba notturno, sensuale, fluido, che mescola rigore sartoriale e teatralità con disinvoltura.
L’archivio come movimento, non come reliquia
Il lavoro di Peter Copping è un esercizio di equilibrio sottile. Non c’è mai la tentazione di limitarsi alla citazione nostalgica, eppure l’archivio è ovunque presente.
Le losanghe, le silhouette verticali, i dettagli geometrici, le proporzioni che ricordano la severità di altre epoche: tutto viene recuperato e riscritto per un presente che vuole essere elegante ma anche dinamico.
L’effetto è di un archivio vivo, messo in movimento, non un museo statico. È l’heritage inteso come materia fluida, come punto di partenza per una conversazione continua con il tempo presente.
Una nuova notte parigina per Lanvin
Alla sua seconda prova per la maison, Peter Copping conferma di aver trovato una voce personale per Lanvin, un’identità che si muove tra romanticismo e pragmatismo urbano, tra eredità e innovazione.
Se la sua prima collezione era stata un’immersione diretta negli archivi della maison, questa seconda appare più sicura, più autonoma, più capace di costruire un racconto. Il blu, più che un colore, diventa un simbolo: un segno che attraversa il tempo, dal 1923 di Jeanne Lanvin fino a oggi, rimanendo riconoscibile e unico.
Il risultato è una collezione che brilla come una notte parigina: raffinata, elegante, intrisa di memoria ma proiettata nel futuro. Una notte che non si spegne con la passerella, ma resta negli occhi come un racconto senza tempo.




