L’arte visiva, la struttura dello spazio mentale e lo scultore del tempo
Bill Viola: L’arte visiva, la struttura dello spazio mentale e lo scultore del tempo
Bill Viola è uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea e della videoarte. Nato a New York nel 1951, l’artista statunitense ha saputo portare la sua visione in tutto il mondo. Ha studiato alla facoltà di arte dell’Università di Syracuse, un’istituzione fondata nel 1870 con una lunga storia. Durante gli studi, oltre a dedicarsi alla pittura, ha esplorato la musica elettronica, un interesse che ha significativamente influenzato i suoi primi passi verso la visual art. Nel 1973, si laurea in Visual e Performing Arts, dopo aver già esposto nel 1972 a Firenze e Parigi con la mostra “Americans in Florence: Europeans in Florence”.
Subito dopo la laurea, torna in Italia con un’installazione sonora dal titolo “Il vapore nel ciclo per conoscenza”. Il suo successo cresce e lo rende noto anche in Australia; nel 1977, invitato da Kira Perov, espone all’Università di Trobe a Melbourne. Kira Perov, allora direttrice artistica, diventerà sua moglie e collaboratrice.
Grazie a una borsa di studio, Viola compie un viaggio in Giappone, dove studia il buddismo e lavora sull’espressione introspettiva. Nel 1981, si stabilisce a Long Beach, in California, avviando progetti basati sulle tecnologie di imaging medico del corpo umano, sulla coscienza animale e sui rituali del camminare sul fuoco tra le comunità indù nelle Figi. Nel 1987, Viola e Perov viaggiano per cinque mesi nel sud-ovest americano, fotografando siti di arte rupestre dei nativi americani e registrando paesaggi desertici notturni con videocamere specializzate.
La morte di sua madre e la nascita di suo figlio, nel 1991, segnano profondamente la sua vita, ispirandolo a creare “The Passing”, un’opera che affronta i temi della morte e della nascita. Nel 1995, rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale d’Arte di Venezia, dove realizza il ciclo di opere “Buried Secrets”. Questo evento segna una svolta nella sua carriera, portandolo a esporre alla National Gallery di Londra e al Guggenheim Museum.
Nel 2004, la sua passione per la musica lo porta a collaborare con il regista Peter Sellars per l’opera “Tristan und Isolde” di Wagner, portata in scena anche all’Opéra de Paris nel 2005. Nel 2008, Kira Perov organizza la mostra “Visioni Interiori” al Palazzo delle Esposizioni di Roma, esponendo opere realizzate dal 1995 al 2008. Il successo di Viola in Italia continua con la mostra “Bill Viola. Rinascimento elettronico” a Palazzo Strozzi, curata da Arturo Galansino e Kira Perov, che mette in evidenza il suo legame con l’arte buddista e l’arte del passato.
Nel 2014, il Grand Palais di Parigi ospita venti delle opere di Bill Viola nella sua più grande mostra retrospettiva fino ad oggi. In seguito, presenta “Martyrs (Earth, Air, Fire, Water)”, la prima parte della sua commissione per la St. Paul’s Cathedral di Londra. Nel 2017, Viola organizza quattro grandi mostre e due più piccole. Tra queste, espone al Palazzo Strozzi di Firenze, alle Deichtorhallen di Amburgo. Oltre al Busan Museum of Art in Corea e in vari luoghi in Australia per il progetto “Hyper Real”.
La Basilica di San Marco a Venezia, nel 2019, ospita “Reflections of the Past” una mostra personale. Mentre la Royal Academy of Arts di Londra inaugura “Bill Viola / Michelangelo: Life Death Rebirth”.
Bill Viola muore il 12 luglio 2024 a Long Beach, California, per complicazioni dovute alla malattia di Alzheimer. Oggi, Kira Perov è la direttrice del Bill Viola Studio, continuando l’eredità dell’artista.
La visione di Bill Viola
Ogni artista cerca un suo linguaggio per comunicare al mondo la sua visione. Bill Viola non fa eccezione, intrecciando nelle sue opere esperienze personali e influenze quotidiane. Un episodio cruciale nella sua vita avviene all’età di sei anni, quando rischia di annegare in un lago e viene salvato dallo zio. Questa esperienza segna profondamente la sua vita e il suo lavoro, portandolo a fare dell’acqua un elemento centrale nelle sue opere. Per Viola, l’acqua rappresenta la trasparenza e la linea sottile tra visibile o invisibile. L’acqua è un simbolo della vita stessa che plasma il mondo e permette l’esistenza. È dall’acqua che provengono e ritornano tutte le forme viventi.
Al pari dell’acqua, il fuoco è un elemento gemello per Viola, rappresentando sia la creazione che la distruzione. Questi concetti sono stati ulteriormente approfonditi attraverso il suo contatto con la cultura buddista durante il suo soggiorno in Giappone, dove ha sviluppato una ricerca introspettiva che esplora le soluzioni rispetto al mondo esteriore.
La vita e la morte sono temi centrali nella sua opera, vissuti contemporaneamente attraverso eventi personali significativi. Viola li definisce estremi spirituali e luoghi in cui la percezione umana e la coscienza si fondono, creando percorsi fatti di memoria, realtà e visione. Per lui, la morte non è una fine, ma una tappa che interrompe la ripetizione, senza chiudere l’opera.
Il passato e l’arte classica sono fonte di ammirazione per Viola, che guarda a Michelangelo per la sua visione della vita e della morte. Questo rispetto per il passato si riflette anche nella realizzazione del videogioco “The Night Journey”, ispirato a Santa Caterina da Siena, dove il giocatore ritarda il tramonto, metafora del viaggio personale verso l’illuminazione.
La lentezza è una delle espressioni chiave nella videoarte di Viola. Rallentare un video significa permettere allo spettatore di percepire e riflettere, avviando un viaggio interiore che offre tempo per contemplare le tematiche affrontate.
Il paesaggio sonoro è un altro aspetto fondamentale delle sue opere. Viola unisce l’arte visiva alla musica, creando esperienze immersive che vanno oltre la semplice osservazione. Le sue opere sono veri e propri viaggi “verso la luce”, dove il vuoto diventa costruttore di bellezza, una bellezza che può emergere anche dopo la morte. Per Viola, la videoarte è un campo dove far progredire il potere estetico dell’arte e delle emozioni.
Per Bill Viola, la videocamera è un sistema filosofico, non solo uno strumento per raccogliere immagini o audio. La videocamera permette di compiere l’atto della percezione e di acquisire una nuova forma di conoscenza. Secondo l’artista, il luogo più importante dove lavorare non è lo spazio fisico, ma quello mentale. La mente dell’osservatore è, per lui, il terreno più significativo.
Il corpo determina lo spazio nelle opere di Viola. Nei suoi video, i corpi compiono movimenti che rendono lo spazio dipendente da chi vi si muove all’interno. A sua volta, chi guarda i video si trova in uno spazio privo di forma, dove l’unica fonte di luce è il video stesso. Questo immerge l’osservatore nell’oscurità, in un luogo dove spazio e tempo si annullano, creando un’esperienza profondamente immersiva e meditativa.
Le opere di Bill Viola
Durante la sua vita, Bill Viola ha realizzato numerose opere di arte visuale e videoarte, creando installazioni, ambienti sonori e video dove lo spettatore poteva immergersi. Le sue opere sono paesaggi sonori, e lui stesso le definisce come doni lasciati per il prossimo viaggiatore.
Il Vapore (1975)
“Il Vapore” è un’installazione del 1975 esposta durante il periodo fiorentino nel ciclo “Per Conoscenza” presso il collettivo di artisti Zona di Firenze. Uno schermo in uno spazio angusto trasmette un video in bianco e nero della performance dell’artista che riempie una pentola con acqua versata dalla sua bocca. Soffi di vapore invadono lo spazio, accompagnati dal suono dell’acqua. Il pubblico, ripreso da una videocamera, diventa parte attiva dell’opera. “Il Vapore” esplora il ruolo dello spettatore, chiamato a immergersi in uno spazio meditativo ispirato dalla lettura di un brano del poeta persiano Jalal al-Din Rumi.
Stations (1994)
“Stations” è un’opera del 1994 composta da cinque schermi di stoffa, ciascuno dei quali mostra corpi maschili e femminili immersi in un liquido fino al collo. Gli schermi, appesi sopra lastre di granito, mostrano i corpi che appaiono e scompaiono ciclicamente, suggerendo la nascita, la vita e la morte. Ispirata da una frase di Jalal al-Din Rumi, “Stations” medita sui cicli continui della vita senza un inizio o una fine.
The Veiling (1995)
“The Veiling” è un’installazione creata per il Padiglione degli Stati Uniti durante la Biennale di Venezia del 1995. Utilizza nove telai trasparenti che catturano la luce da molteplici direzioni. L’opera mostra immagini di un uomo e una donna che camminano lentamente l’uno verso l’altra, si incontrano e si allontanano, ripetendo la scena in rallentatore. Quest’opera è stata presentata come parte della rassegna “I Do Not Know What I Am Like: The Art of Bill Viola” alla Barnes Foundation di Filadelfia nel 2019.
The Crossing (1996)
“The Crossing” del 1996 mostra due schermi con scene simili. Su uno, un uomo avanza lentamente verso lo spettatore, e una fiamma compare ai suoi piedi, inghiottendolo. Sul secondo schermo, una figura avanza e un zampillo d’acqua lo inonda. L’opera rappresenta l’annullamento dell’ego attraverso le forze opposte della natura, necessarie per raggiungere trascendenza e liberazione.
The Greeting (1995)
“The Greeting” mostra l’abbraccio tra due donne alla fine di una conversazione, richiamando la “Visitazione” del Pontormo (1528-1529). La scena di pochi secondi è dilatata attraverso un rallentamento estremo, utilizzando una telecamera capace di ottenere trecento fotogrammi al secondo. La tecnica dello slow motion richiama la fissità della tavola del Pontormo, concentrandosi sul movimento delle figure e delle loro vesti.
Ascension (2000)
“Ascension” (2000) ha debuttato insieme alla mostra “Burst of Light: Caravaggio and His Legacy”. Nonostante i secoli che li separano, Caravaggio e Viola usano entrambi forti effetti di illuminazione per esprimere temi spirituali. In “Ascension”, visto da sott’acqua, una figura si schianta violentemente in un corpo d’acqua immobile. La figura si libra in posizione cruciforme. Illuminata da fasci di luce blu, la forma senza vita sale lentamente verso la superficie. Infine, scompare dalla vista.
Emergence (2002)
“Emergence” è una videoproiezione commissionata dal Getty Museum di Los Angeles. Mostra due donne che vegliano ai lati di un sarcofago da cui emerge il corpo di un giovane, traboccando acqua. L’opera è ispirata all’affresco del “Cristo in pietà” di Masolino da Panicale (1424) e alla “Pietà Rondanini” di Michelangelo.
The Path (Going Forth By Day) (2002)
“The Path”, parte del ciclo “Going Forth By Day” realizzato per il Deutsche Guggenheim di Berlino, è articolato in cinque parti. Durante il solstizio d’estate, un sentiero costellato di alberi è percorso da un flusso continuo di persone. Il video si ispira al “Libro dei morti” dell’antico Egitto e ai dipinti di Botticelli, rappresentando la vita come un attraversamento tra due mondi.
Ocean Without A Shore (2007)
“Ocean Without A Shore” è una video installazione composta da tre video esposti sugli altari della chiesa di San Gallo a Venezia durante la Biennale del 2007. Ogni video mostra individui che emergono dall’oscurità attraverso un velo d’acqua, diventando colorati e tangibili. Tuttavia, una volta incarnati, devono allontanarsi e tornare al vuoto. L’opera riguarda la presenza dei morti nelle nostre vite e il passaggio tra le immagini allude all’attraversamento della morte.
Bodies of Light (2006)
“Bodies of Light” è un dittico del 2006 composto da due schermi al plasma verticali. Ispirato dalle descrizioni buddiste della dissoluzione del corpo durante il processo di nascita e morte, mostra la forma spettrale di un uomo e una donna nudi, con un bagliore intermittente che illumina i loro lineamenti in maniera sfocata.
Acceptance (2008)
“Acceptance”, parte della serie “Transfigurations”, riflette sullo scorrere del tempo e il processo di trasformazione dell’interiorità umana. L’opera mette in relazione la protagonista con la statua lignea della “Maddalena Penitente” di Donatello. Tuttavia l’acqua che scorre sul corpo della donna richiama i capelli della Maddalena, creando un parallelo visivo.
Man Searching for Immortality / Woman Searching for Eternity (2013)
“Man Searching for Immortality / Woman Searching for Eternity” è una proiezione a doppio canale del 2013. Mostra un uomo e una donna anziani e nudi che esaminano il proprio corpo alla ricerca di tracce di malattia. Le immagini evocano i corpi di Adamo ed Eva di Albrecht Dürer, segnati dal tempo, e avanzano dalla profondità della lastra evocando fragilità e forza.
Martyrs (Earth, Air, Fire, Water) (2014)
“Martyrs (Earth, Air, Fire, Water)” è un’opera del 2014 composta da quattro schermi al plasma verticali. Ogni schermo rappresenta una persona messa alla prova dagli elementi della natura. È la prima installazione permanente di Viola, situata nella cattedrale di St. Paul a Londra. Riflette pertanto sulla capacità di sopportare il dolore per fedeltà a un principio, rappresentando forza d’animo e sacrificio.
The Passions
“The Passions” è una serie di opere in cui l’artista ha lavorato per tre anni, rappresentando le passioni e le sofferenze umane.
Dolorosa (2000)
“Dolorosa” è una video installazione a doppio canale del 2000. Su schermi verticali simili a icone bizantine, un uomo e una donna esprimono un dolore silenzioso, riflettendo sulle rappresentazioni della sofferenza e del martirio.
Quintet of the Silent (2000)
“Quintet of the Silent” del 2000 mostra un gruppo di cinque persone in uno spazio indefinito. Le loro reazioni emotive, dalla sofferenza alla gioia, sono registrate in modo intenso e dilatato, creando una rappresentazione delle emozioni umane.
Il diluvio (2002)
“Il Diluvio” fa parte di un ciclo di immagini proiettate in cinque parti. Mostra un edificio in pietra attorno al quale le persone svolgono la loro routine quotidiana. Tuttavia all’improvviso, un avvertimento di un diluvio semina il panico. Chi non si salva affronta il diluvio.
Love/Death, the Tristan project (2004)
Il progetto “Love/Death, the Tristan project” prevedeva la realizzazione dell’opera di Wagner “Tristano e Isotta” a Los Angeles. Nel 2004, Viola collabora con il regista Peter Sellars e il direttore d’orchestra Esa-Pekka Salonen per un nuovo allestimento dell’opera, presentata a Los Angeles, New York e Parigi.
Fire Woman (2005)
“Fire Woman” è una videoproiezione del 2005. Mostra la sagoma di una figura femminile in piedi di fronte a un muro di fiamme. La donna pertanto avanza, allarga le braccia e cade nel proprio riflesso.